Death Magnetic
E' stata tua la colpa...
 ... se ti sei accampato nel mezzo del nulla...
... se hai dato fiducia a due pastori rumeni...
... se hai deciso di usare la tenda e di non spendere migliaia di euro in un albergo...
... Alla fine, lo vedi? Ci hai rimesso comunque!
E potremmo andare ancora avanti tirando fuori implicazioni sempre più significative nella sconcertante dichiarazione del sindaco di Roma:
"La verità ?" dice Gianni Alemanno, "I turisti aggrediti sono stati imprudenti". Non si sente responsabile il primo cittadino della capitale per le botte, le ossa rotte, lo stupro, il furto e tutte le umiliazioni e le violenze patiti da una coppia di olandesi. In fondo non sono più di primo pelo, è gente intorno ai [... leggi ancora ]
Different shade of beauty
Varrebbe la pena acquistarlo solo per la spendida e meravigliosa cover di Under the milky way, e la scelta dà l'idea di un manifesto programmatico. Discone di sicuro, anche se probabilmente non particolarmente innovativo, anzi: la testa è voltata ben indietro, verso gli anni '90 e la wave di quel tempo, con una strizzata d'occhio al sound 4AD. Niente che non ci piaccia, beninteso, ma in giorni come questi, in cui si fa tanto parlare di post-rock, colpisce un'operazione eterea - in senso buono - come questa e come sia possibile dare alle stampe un album che pare pescato pari pari dagli anni buoni della nostra gioventù.
Detto ciò va aggiunto che Tearwave è in realtà un progetto abbastanza [... leggi ancora ]
LeggiGuerilla Tactics
Sono qui a saltare e a fare il pogo da solo, nonostante il caldo e l'abbiocco da ritorno ferie: festeggio il comeback, dopo anni, di una delle rock 'n' roll band più grandi e ispirate di sempre, i gallesi The Alarm, scoperta di Bono & co. all'alba degli anni '80 e rimasti incredibilmente fedeli a se stessi. Fedeli a se stessi non vuole però dire fermi come muli o paracarri: Guerilla Tactics è un lavoro insieme di freschezza e citazione di storia, un po' come se si soffiasse con forza sopra un mobile impolverato e, miracolosamente, affiorasse lo splendore. Mike Peters ci fa un regalo enorme: anzitutto la sua lotta strenua contro la malattia, dodici anni fa un linfoma, due anni fa la leucemia; quindi la [... leggi ancora ]
LeggiQuant'altro
Disco del 2007 passato sotto il silenzio dei più, ma autentica miniera per coloro che pensano sia ancora possibile vivificare un genere come il progressive. Tanto più che qui siamo in presenza di un ensemble italiana. Arriva dalle Marche il progetto di Garamond, e sono subito zaffate dolcemente solforose: echi di Stormy Six, Henry Cow e Area, in un'atmosfera che non è solo di evocazione, ma di elaborazione lucida ed essenziale. Su tutti la voce di Laura Agostinelli - che è anche autrice dei testi - accostabile a quella della "strega" tedesca di Henry Cow Dagmar Krause. Una gioia e una leccornia, insomma, per chi negli anni '70 e '80 ha amato un certo tipo di musica di frontiera tra sperimentazione e [... leggi ancora ]
LeggiMusic Hole
Attenzione, perché qui siamo di fronte a una grande della firma del pop più moderno. Camille viene dalla Francia a mettere insieme un'intera serie di stili. Non è però semplice crossover quello che questa curiosa ragazza ci propone, ma una sorta di melting pot, in cui confluiscono rap, musica a cappella, vocalismo ritmico. Il tutto sottolineato da un piano che punteggia ogni passaggio e che ci porta quasi sempre verso un climax. L'effetto finale è che durante un brano di Camille non riesci proprio a stare fermo, e le melodie, apparentemente semplici e schematiche, ti si ficcano in testa per non uscirci più. Un insieme affascinante, che qualcuno già paragona al genere di Björk. Non mancano infatti iterazioni che a [... leggi ancora ]
LeggiMomofuku
C'è poco da dire: quando torna Elvis Costello è sempre un evento, e la regola non s'infrange nemmeno per questo Momofuku, curioso titolo - ispirato all'equivalente giapponese di Giovanni Rana!!! - per una raccolta che ci restituisce uno straordinario interprete del rock di tutti i tempi. Sorbitevelo con i Clash, gustatevelo col post-rock, oppure coi Roxy Music, insomma, con quello che volete: Elvis è come il prezzemolo, va bene su tutto, e le tracce che qui ci propone fumano di rock essenziale fino all'osso. Un album che si può dire punk nel senso più nobile del termine, che piacerà a Michelino Luches, a djShadow e, scommetto, a più d'uno di tutti gli altri podcasters. Immediato e travolgente, caldo e [... leggi ancora ]
LeggiNouns
La buona notizia è che gli amanti dele edizioni ricche possono sentirsi serviti: al cd è accluso un booklet di 68 pagine di sicuro interesse. La notizia ancora più succosa è lo stile di questa band al debutto per SubPop: rigorosamente low-fi, noise, un pizzico di My Bloody Valentine, testi e giri di chitarra essenziali, brani corti corti, dai due minuti e mezzo ai tre, che si fanno apprezzare per la loro efficacia. No Age si formano nel 2005 dalle ceneri del gruppo hard core Wives e pubblicano la loro opera prima lo scorso anno. Si tratta di un duo losangelino: Dean Spunt, voce e batteria, e il chitarrista Randy Randall. Minimalisti e onirici quanto basta per evocare anche quel pizzico di psichedelia che a noi boa [... leggi ancora ]
LeggiRest
Curiosa band questo collettivo della Virginia, attivo dal 2000, che prende il nome dal mitico protagonista della Metamorfosi di Franz Kafka, ma sì, quell'impiegato che una bella mattina si risveglia nei panni, pardon, nelle zampe di un enorme scarafaggio. Nikki King, Billy e Champ Bennett, questi i main characters del gruppo, che solo per comodità etichetteremo come post-rock, ma che rientra di sicuro in una zona molto più sfumata e molto meno definibile. Dilatazioni delle frasi musicali, rallentamenti, pischedelia. Uso di strumenti più familiari alla tradizione classica, come pianoforte, vibrafono, celesta, clarino e archi... Insomma, ci troviamo di fronte a un'opera atipica, da ascoltare con pazienza e senza smanie di [... leggi ancora ]
LeggiMasse Mensch Material
Folk apocalittico, new wave, post industriale, dark, pop malinconico: c'è un po' di tutto in questo Masse Mensch Material, opera senz'altro encomiabile per un artista, Rome, al secolo Jerome Reuter, prolifico e nello stesso tempo profondo. Al primo ascolto ci si riconoscono senz'altro le influenze di Einstürzende Neubauten e di Death in June -a cui riconduce anche l'uso della lingua italiana in alcune parti recitate ma - ma qua e là echeggiano anche le atmosfere ben più remote dei Bauhaus dei tempi belli: il tutto rivisto, corretto e reinterpretato secondo i canoni ancora più drammatici dell'oggi, dove l'uomo-massa ha ancora meno prospettive di ieri. Fra le tracce più impressionanti, la [... leggi ancora ]
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