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NYMR: è possibile che esista? (Piccola postilla)

Di: Franz Andreani | 13/07/2012
Una stradina secondaria nel North Yorkshire in Inghilterra, la carreggiata si incunea sotto un ponticello e poi risale tra i pascoli verdissimi. Piove. C’è un gruppo di sei o sette macchine parcheggiate, la gente è scesa e guarda verso la ferrovia sopra il ponticello. Ci fermiamo anche noi, forse stanno aspettando un treno. Scendiamo sotto la pioggia. Dopo cinque minuti nemmeno, un rumore di stantuffo, un rumore che non ho mai sentito, qualche scoppio, il mormorio della gente, un paio di bambini che indicano: avvolta in una nuvoletta di vapore appare lei, la mia prima locomotiva a vapore. Mi rendo conto in quel momento che non ne avevo mai vista una prima, capisco cosa significhi per un appassionato di treni, subire il fascino di quelle pesanti scatolone che girano su rotaia sbuffando e singhiozzando.
La ferrovia di cui parlo è quella gestita da NYMR North Yorkshire Moors Railway una ferrovia turistica lunga 18 miglia tra le stazioni di Pickering e Grosmont, ma alcuni treni della società ferroviaria hanno il permesso di viaggiare su un ulteriore tratto di 6 miglia fino a raggiungere la cittadina di Whitby sulla costa, cani e biciclette non solo sono i benvenuti ma incoraggiati ed è garantita completa accessibilità per i disabili.
Il fatto davvero straordinario non è nella bellezza del paesaggio, o nella spettacolarità delle locomotive a vapore e dei vagoni che le seguono, nella quantità di gente che fa su e giù scattando fotografie o semplicemente chiacchierando e sorridendo, bevendo caffè lunghi e caldi sotto la pioggia, queste sono tutte cose straordinarie in sé: il fatto che la linea sia gestita in gran parte da volontari, che sia nata dalla gran voglia della popolazione locale di riavere un treno dopo che nel 1965 la British Railway aveva considerato questa, come molte altre linee ferroviarie, un ramo secco, che l’esercizio ferroviario sia quotidiano con punte di un treno all’ora nei mesi estivi, che la società continui a reclutare volontari, a qualificare persone che diventano macchinisti, fuochisti, che tengano in perfetto ordine un parco locomotive invidiabile – ne ho contate 25 tra quelle in esercizio e non – che riutilizzino materiali provenienti da questa e da altre linee in disuso, che ricostruiscano con passione i luoghi salvaguardando la natura e l’ambiente, che sia piena di opportunità per chiunque, dal turista al capostazione dai passeggiatori ai ciclisti, questi sono i fatti che considero davvero straordinari.
È opinione comune di ogni italiano che si rechi all’estero che in molti paesi le poche cose che ci sono vengono valorizzate tantissimo, forse anche esageratamente. Sarà capitato anche a voi di visitare un castello ridotto ad un ammasso di pietre con accanto un formidabile e organizzatissimo “Visitor Center”. Nel caso di NYMR il lavoro di ricostruzione e di gestione è enorme e giustamente valorizzato, ma se pensate alla configurazione del nostro territorio, così montuoso e difficile da percorrere, pensate anche agli stupendi ponti in pietra, agli attraversamenti degli Appennini, ai treni che si incuneano negli orridi. Noi abbiamo spettacolari linee di montagna che – dopo essere state completamente rinnovate nell’armamento e nelle strutture – sono state dismesse ed ora giacciono in attesa che un politico locale si interessi e conceda fondi per far circolare qualche locomotiva a vapore da far girare un paio di volte l’anno. E il riferimento alla Sulmona Castel di Sangro, chiusa con l’ultima sforbiciata lo scorso dicembre, non è affatto casuale. I nostri treni turistici lacustri girano sei, sette domeniche all’anno, e fanno da traino a zone ricche di vini e di cucina.
Quelli della NYMR non hanno perso tempo, sistematicamente dal 1967, dopo soli due anni dalla chiusura, hanno acquistato, valorizzato, ricostruito pezzo per pezzo quel gioiello magnifico per efficienza, amore e vitalità che è la ferrovia del North Yorkshire.
Tornato in Italia il mio entusiasmo era esploso, avevo una gran voglia di raccontare a tutti la mia esperienza, e quindi ho scritto su Facebook sperando di interessare qualche amico in rete che per passione o per mestiere si occupa di treni. Ho ricevuto solamente una risposta stizzita. Io avrei voluto spronare gli appassionati e dir loro, andiamo, studiamo, guardiamo l’esperienza altrui, facciamone tesoro, trasformiamo un pezzo di ferro in un’opportunità economico-turistica, anche noi abbiamo la volontà e la tecnologia per fare di queste cose. Ma sicuramente da noi la burocrazia è più ingombrante e clientelare, non che in Inghilterra la British Railway non vigili strettamente sull’andamento della linea, anche loro su quei binari – che per un tratto corrono sopra una vera e propria palude – trasportano migliaia di viaggiatori al giorno, ma da noi il business armato da una squadra di appassionati, attirerebbe il malaffare e la malapolitica, ed è per questo allora che si cerca assistenza dagli enti locali e non dai locali senza enti.
E pensare che io ero solo andato a fare un giro all’interno di una locomotiva a vapore, come regalo di compleanno. Sono stato seduto a vedere macchinista, fuochista e allievo. È per questo che dedico queste poche righe a coloro che mi hanno regalato una magnifica esperienza bella anche al di là dell’andata e ritorno in una vaporiera.
Aggiungo un P. S. notando con piacere e curiosità come proprio nel nostro paese si stia muovendo qualche cosa, oddio in uno stato all'interno del nostro paese. L'esempio è dato dal Treno Bianco Azzurro, la cui associazione festeggia in questi giorni il primo anno di attività. Il treno si trova a San Marino e si sta per rimettere in carreggiata. L'associazione comunque sottolinea il contributo statale ad un'operazione di tutto rispetto. Guardate qui.

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