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Just a song before I go

Di: Franz Andreani | 03/08/2011
Due righe di commiato alla fine di una stagione passata insieme. Sembra quasi anacronistico che noi si prenda una pausa; le città, Roma in particolare dove mi reco per motivi di lavoro, sembrano ancora molto vissute, il treno di pendolari che prendo le prime ore della mattina, è ancora affollato: mancano gli studenti. Le ferie si son ridotte, una settimana al massimo e magari ci si sposta più tardi che sia possibile, a fine agosto a cavallo con settembre. Le città che non si svuotano sembrano un luogo comune come la fine delle mezze stagioni.
Ma nell’animo delle persone c’è secondo me tanta rabbia rassegnata, un sentimento così misero eppure tanto personale che se sbotta fa emergere discorsi strani e incoerenti, perché proprio la situazione che ci circonda è strana ed incoerente. Due ragazze in metropolitana oggi, parlavano. Non si conoscevano, visto l’arrivederci che si son dette scendendo. Una delle due, quella più vicino a me, aveva un viso sorridente. Sembrava un volto aperto e sognante, eppure parlando con la fortuita conoscenza inizia a fare discorsi tutto sommato incoerenti. Parla della nuova linea della metropolitana a Roma, la linea C, e vede in tutta una serie di lavori e di chiusure di stazioni, un pretesto per sfogare la propria rabbia contro il potere sordo e distaccato. Arriva a dire che le stazioni della metropolitana sono chiuse o invase dai cantieri per creare quel po’ di disagio che serve a tenere la gente impegnata e a far finta di spendere soldi, quando c’è qualcuno che quei soldi se li mette in tasca. L’interlocutrice la incalza e malgrado una metro piena si ostina a dire che la metropolitana è inutile perché tocca zone di Roma a lei ignote con dei nomi che ricordano le torri: Tor Pagnota, Tor di Nona, echi di sobborghi degradati e lontani. Avranno anche ragione le nostre due interlocutrici, ma a me sembra un’esagerazione, alimentata dall’indifferenza assoluta del potere, dal suo distacco, dal suo non rendersi conto della realtà. La crisi economica non si misura solo con le borse, la si vede sugli sprechi, sulle incoerenze dei ministri evasori, sulla spesa pubblica alle stelle senza un adeguato servizio, ma soprattutto sta nella terribile mancanza di idee che ci sta contagiando ed annichilendo, una mancanza che genera discorsi, parole che soffocano ogni iniziativa.
Quest’anno non c’è la scusa neppure delle ferie, non ci si può nascondere dietro ad un dito dicendo che tanto ora partono tutti, tutti si muovono, perché quest’anno non sarà così, e sarà peggio degli scorsi anni.
E noi della radio? Noi il nostro mesetto o poco più ce lo prendiamo, niente trasmissioni nuove fino al 12 settembre quando un palinsesto rinnovato si affaccerà sulla sesta stagione da trascorrere insieme. Non saremo esattamente silenziosi ma abbiamo bisogno di riorganizzare le attività di una piccola redazione di volenterosi che con molta forza porta avanti un discorso coerente e personale. La nostra collaboratrice Rossella vorrebbe che – a questo punto - io facessi proclami sulla radio che verrà, che vi svelassi i nostri “piani editoriali” – quale allocuzione meravigliosa – ma invece faremo del tutto per farvi un po’ di sorprese, andremo in ferie dalla routine ma torneremo con qualche idea da mettere sul piatto. Ci sarà bisogno della vostra vicinanza e del vostro affetto, capacità che vi appartengono in pieno. E allora a presto, continuate ad ascoltare il nostro palinsesto estivo così minuziosamente preparato da Flavia Cardinali, e leggerete di Stefano di Marcello e di me, ma non fateci mancare la vostra voce.
Al 12 settembre.

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