Cerca tra i 5458 podcast,
l'archivio delle nostre trasmisioni dal 2006

SEMPRE LA STESSA MUSICA ANCHE ALLA SIAE

Di: Franz Andreani | 02/04/2011
L'incapacità del Governo o del Parlamento italiano di affrontare la questione dell'industria musicale non è certo una novità, non avevo ancora capito che si voleva assestare a tutta la questione un colpo mortale. Il consiglio dei ministri del 3 marzo scorso, ha approvato su proposta dell'oramai sfiduciato Ministro della Cultura Sandro Bondi, la nomina a commissario straordinario della Società Italiana Autori ed Editori di un decano della critica cinematografica Italiana. Si tratta di Gian Luigi Rondi, nato ormai quasi 90 anni fa, chiamato tra l'altro, a redigere il nuovo statuto dell’ente che si occupa di tutelare il diritto d'autore in Italia.
La SIAE è in amministrazione controllata dal maggio del 1999, sprechi e buchi di bilancio significativi ne decretarono il commissariamento. In quell'occasione venne chiamato Mauro Masi a risollevarne le sorti, all'epoca direttore del dipartimento informazione ed editoria della Presidenza del Consiglio. Oggi la nomina di Rondi ha uno spessore culturale diverso certamente, ma l'età del famoso cineasta rende più espliciti interessi di partito e nomine politiche. L'ennesima mossa per lasciare le cose come stanno, per decidere di non prendere alcuna decisione. Sub commissari sono un professore di giurisprudenza dell'università di Roma Tor Vergata Mario Stella Richter e l'avvocato esperto in diritto societario, associato con un importante studio che ha sedi a Roma e Milano, Domenico Luca Scordino. Quest'ultimo ha addirittura difeso Santoro e Luttazzi in una processo civile intentato dal solito Berlusconi, con esito favorevole per i convenuti.
La nomina capita, come detto, in un momento difficile per l'industria culturale in genere e per quella musicale in particolare; il nostro paese non è in grado tuttora di adeguarsi alle tecnologie digitali, alla distribuzione della musica, quella che tutti ora chiamano musica liquida; la SIAE è rimasta con una filosofia uguale a quella che ne ispirò la nascita voluta da Verdi e Carducci nel 1882, allora riuscirono ad arginare quello che all'epoca era lo strapotere degli editori, uno per tutti il pur fondamentale Giulio Ricordi.
Il ruolo della SIAE è stato recentemente fuorviato anche da una criticata sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite, la 1708/11 del 14 gennaio scorso, con la quale si sancisce in pratica che il bollino che viene apposto obbligatoriamente sugli audiovisivi e facoltativamente sui libri e sul software è una vera e propria tassa. Riveste infatti "la funzione di autenticazione del prodotto ai fini della sua commercializzazione, in modo da garantire il consumatore attraverso uno strumento di immediata verificabilità, che il prodotto acquistato è legittimo e non un 'prodotto pirata'. Si tratta di una funzione eminentemente pubblica a vantaggio della collettività e non del richiedente che ne sopporta il costo: il che spiega l'obbligatorietà ex lege del contrassegno ..." Non entro in dettagli troppo tecnici ma l'interpretazione che se ne trae è sconcertante: il bollino attesta l'autenticità del prodotto audiovisivo, sancisce il fatto che non provenga da un atto di pirateria, assolvendo ad una sorta di garanzia del consumatore, garanzia che dovrebbe essere tutelata non da un ente che cura gli interessi di singoli cittadini come autori ed editori, ma da un organo dello Stato. La SIAE infatti è nata per tutelare gli interessi di chi le conferisce il mandato, non vi è alcun obbligo di associarsi, ma con questa sentenza essa è autorizzata a riscuotere una tassa a fronte di un servizio reso alla comunità ed a ridistribuirla secondo la quota di partecipazione in maniera diretta ai propri soci, senza neppure il tramite del Tesoro. Ancora una volta assistiamo alla delega ad un ente privato un controllo che dovrebbe essere esercitato dallo Stato, vi è coinvolto oltretutto un ente di nomina politica alle dirette dipendenze del Consiglio dei Ministri. La pronuncia a Sezioni Unite della Corte di Cassazione sancisce un principio di diritto che difficilmente verrà cambiato.
Tagli, inadeguatezza normativa, insensibilità alla cultura e agli interessi dei lavoratori e degli artisti, incapacità di fronte ai cambiamenti, queste sono le sfide che si presentano dinanzi ad un novantenne degno membro della nostra comunità; ma che volete, così come nelle nostre radio supermarket la musica si ripete in maniera monotona, anche la cultura sembra destinata ad un triste monotono tramonto.

Condividi

     

Commenta

ULTIMI POST