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Popolo in Festa

Di: Franz Andreani | 04/03/2011
Chi ha meno di trent’anni potrebbe pensare che stia parlando di una cosa anacronistica, come il vinile, o il tubo catodico, una roba retrò e poco significativa, nostalgica, una storia che mal si inserisce nei tempi attuali, frenetici ed indifferenti. Io partirei ponendomi la domanda: perché la festa dell’Unità sembra così spenta e lontana, ma la accantono, per ora almeno.
Parlo invece di questo gradevolissimo libro scritto in modo scorrevole e divertente, ma sempre puntuale e documentato, da uno storico: Fabio Calè. Egli riesce ad analizzare, raccontandolo, un fenomeno molto particolare, unico perfino in Europa, un’idea tanto semplice quanto fondamentale nella storia del nostro paese, una idea dal peso culturale ancora oggi non giustamente riconosciuto: occorre finanziarsi, far conoscere non già delle idee, ma le cose che si fanno, le iniziative sociali che si vogliono intraprendere, si organizzi allora una festa popolare, un’area nella quale stare insieme, mangiare, ma anche discutere – non star lì ad ascoltare di filosofia politica, ma prestare attenzione e farsi ascoltare. Tutto questo è raccontato in maniera avvincente da Fabio Calè.
Il libro è molto intelligentemente concepito non in maniera cronologica, anche se la festa ha avuto un suo sviluppo nel corso degli anni, e in questi sessanta si è trasformata non solo nel nome ma anche rispetti ad aspetti organizzativi non di poco conto. Nello scrivere l’autore cerca di tracciare un racconto legato ai luoghi, perché se è vero che la festa è sempre stata una idea gestita dal centro, questa ha profondamente inciso nelle diverse realtà locali proprio perché è stata realizzata e portata a termine soprattutto dal basso, dalla volontà dei singoli.
Scrive Alfredo Reichlin nella bella introduzione al libro”dietro quelle tavolate festose e quelle donne che fanno i tortellini c’è stata una grande Idea.” Coinvolgere, convincere per finanziare un progetto politico e discutere di condizione della donna, dello statuto dei lavoratori, di come affrontare la crisi economica dopo la seconda guerra mondiale, mica un tracollo di titoli tossici, del progressivo abbandono delle campagne in favore della grande industria, questa è l’idea che c’è dietro, un idea che campa da più di sessant’anni e che per moltissimi italiani è un appuntamento importante.
Dicevamo che tutto il racconto è, come si chiede ad uno storico, documentato. Il documento non è solamente scritto, è fatto di immagini, voci, gesti, folle immense, alla fine è fatto da una miriade di persone inquadrate dalle macchine da presa: questa gente è protagonista anche del documentario che viene venduto assieme al libro.
È Federico Mercuri che firma la regia di quello che leggerete sul libro, i due autori sono andati in giro scorazzando su e giù per l’Italia e per archivi, e hanno raccolto un mucchio di testimonianze che vanno lungo l’arco di tutti questi anni, sono riusciti perfino a parlare della prima festa, quella che si svolse a Lentate già più di sessanta anni orsono, proprio con coloro che quella festa la fecero. La festa, come sottolinea bene Reichlin, è stata anche uno strumento “… per verificare il radicamento popolare luogo per luogo, la capacità organizzativa […] la possibilità per i dirigenti di farsi conoscere ed aprire dibattiti. Il successo fu clamoroso.”
Ha senso nel 2011 soffermarsi su un libro come questo, leggerlo, guardare le testimonianze filmate, analizzarlo, sarebbe bello che nelle sezioni, ora circoli, se ne parlasse, pechè è uno strumento che ci toglie un sacco di dubbi su come stanno le cose oggi, ce le spiega attraverso la nostra storia, non attraverso quel tam tam ripetuto contro i cattivi comunisti che hanno sempre governato l’Italia, un ripetere talmente assordante che le giovani generazioni non hanno altri strumenti che crederci ciecamente. Ma ci sono ancora luoghi dove parlare in Italia? O non bisogna piuttosto stare chiusi in casa davanti ad un aggeggio dove personaggi, maschere direi, urlano, e noi pronti ad accettare per buono tutto quello che ha un’ apparenza di opposizione? Quanto siamo disposti noi a fare, a metterci in gioco, ad esaminare la nostra storia recente e farlo criticamente anche riconoscendo errori, ma soprattutto rivalutando la nostra esperienza, il racconto di quelli delle generazioni che ci hanno preceduto, siamo disposti a tirar su un gazebo, a rimboccarci le maniche e a prendere mattarello uova e composto per fare i tortellini, ad accettare l’aiuto da qualcuno o a dare il nostro tempo gratuitamente e senza essere ricambiati? Ecco che ho riposto a quella prima domanda, ahimè con una raffica di domande senza risposta.
Il libro, edito da Donzelli, si trova facilmene in libreria.
Aggiungo una piccola ma importante postilla sul film, questo è impreziosito da una colonna sonora originale, bella la scelta del regista a tal proposito che non è voluto scendere a patti con la nostalgia: le musiche sono scritte da H501 – e tra l’altro c’è un pezzo meraviglioso che sottolinea molti momenti del film che il nostro non mi ha ancora fatto avere!

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