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Scrosta la vernice

Di: Franz Andreani | 11/02/2011
Avere l’occasione di parlare della radio nel blog è per me sempre piacevole, vorrei trasmettervi infatti quanto questo progetto “webradiofonico” sia valido e pieno di stimoli per me, per il modo in cui è fatto, con questo gruppo di podcaster che per molti versi si conosce da anni, che bisticcia da anni, filosofeggiando di musica o di artisti più o meno amati, di musicisti intoccabili ed odiati, che si scanna per quelle che molti considererebbero quisquiglie, pinzillacchere, bazzecole.
L’occasione mi è offerta dalla nascita di una nuova pod-rubrica – nel linguaggio che usiamo qui a Radiorock.to - quella curata da Gianpaolo Castaldo sul progressive che si chiamerà “Peel the Paint” ogni 16 del mese a partire da questo febbraio. Credo che innanzi tutto mi abbia conquistato il titolo, certamente ispirato dall’omonimo brano dei Gentle Giant contenuto in Three Friends del 1970, un brano singolare come lo sono i brani del Gigante per me che sono un loro appassionato. L’idea è anche quella di scrostare una vernice che ricopre un mondo musicale vastissimo, non solo temporale ma più che altro di luoghi comuni, quegli atteggiamenti che relegano questo modo “colto” del rock ad un genere di nicchia per pochi, spesso considerato freddo ed impersonale.
Lo stesso termine progressive rock – che tra l’altro qualche anno orsono venne usato anche per definire un certo stile di musica elettronica da ballo – racchiude un’ampia pagina di storia della musica rock, tuttora vitale ed anzi spesso molto interessante ed innovativa. Musicisti che pongono la loro tecnica estremamente raffinata al servizio non già del virtuosismo, dell’esibizione di forza sonora, ma alla creatività. Il prezzo è la perdita di un po’ di immediatezza, ma molte band riescono a mantenerne quanto basta per sorprendermi e intrigarmi, magari dopo ascolti ripetuti.
Giampaolo Castaldo che – come detto – cura questa trasmissione la presenta così: "PEEL THE PAINT si occupa di progressive rock e dintorni, a 360 gradi. Spazierà tra il passato ed il presente, "scrostando la vernice" di una tela vecchia ormai 40 anni ma con ancora molti angoli nascosti da scoprire. In questo contesto, prevalentemente europeo, spesso e volentieri vireremo verso contesti lontani dalla matrice originale, poggiando l'orecchio su scene geograficamente distanti che si sono sviluppate in maniera davvero interessante e che musicalmente continuano ad evolversi. Grande attenzione anche al prog italiano, tradizionalmente secondo solo a quello inglese.“ Poche chiare parole, un manifesto programmatico che mi incuriosisce e mi obbliga a farmi carico di una presentazione, perché questo genere così ben intonacato e un po’ emarginato, considerato elitario perché appunto difficile, che raccoglie comunque moltissimi appassionati attenti ascoltatori. Mi ricordo ad esempio la passione che hanno i giapponesi per il prog italiano in particolare, e sapete come sono fatti loro, quando prendono una posizione la seguono coerentemente fino quasi a sfiorare l’esagerazione, mi vengono in mente formazioni giapponesi che - lungi dall’essere di maniera - partendo da una linea tracciata proprio dal progressive europeo ed italiano in particolare, ne estremizzano i contenuti regalandoci una musica sorprendente: ma non faccio nomi, almeno qui e per ora, per non rovinarvi la sorprese che proporrà Gianpaolo.
È importante la nascita di una rubrica specializzata nel nostro palinsesto perché sapete come puntiamo con grande attenzione ad offrirvi una proposta più varia possibile nell’ambito della stessa trasmissione che è il podcast quotidiano, perché di musica ce ne piace tantissima ed incasellarla la riduce ad un niente. Pur tuttavia ci sono appuntamenti specializzati come quello dedicato al soul condotto da Marco Clementi o la serie dei Droni curata da Massimo di Roma che approfondiscono brani e temi legati all’avanguardia e alla sperimentazione, c’è pure un poco di musica scritta e una pagina dedicata alla musica dark e dance, mancava il progressive, e chi meglio di Gianpaolo allora? Io butto là un’idea: a me manca anche certa musica Italiana che posa spaziare in un arco temporale di 70 anni, e so anche a chi rivolgerei l’invito, ah se lo accogliessero… Ma la protagonista per noi resta sempre lei, la musica, messa come ornamento alle mille inutili chiacchiere su temi davvero poco importanti sui quali viene chiesto continuamente l’intervento del pubblico che così può raccontarsi alla radio. Fateci caso quanto poco importante è diventata la musica alla radio, o è un veicolo pubblicitario, perché si ripete in continuazione intramezzata da spot più o meno occulti, oppure fa da condimento a chiacchiere su quadri, saggi o argomenti di giornata, o è una colonna sonora, magari anche ben scelta, ma non commentata, perché non bisogna parlare sulla musica, o ancora viene accoppiata attraverso voli pindarici del conduttore di turno che giustifica una scaletta come se si trattasse di un circolo magico. E la cosa che mi fa più rabbrividire è il fatto che di musica ce ne sia tantissima, che le radio pubbliche ad esempio ne registrino molta senza poi riproporla, commentarla, criticarla. A noi piace un’altra radio, parliamo con la musica, ci giochiamo con la musica come dice il nome del nostro mestiere, disk jokey, ve la raccontiamo a costo di essere un po’ supponenti e pedanti, ma almeno dalla nostra parte possiamo vantare la passione. Con questo spirito attendo l’appuntamento con “Peel the Paint” per scrostare non solo la vernice dal progressive rock ma anche quella che ricopre tutta la musica offerta in sovrabbondante quantità ma così poco goduta.

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