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Il paese s'è liqueso

Di: Franz Andreani | 28/01/2011
Di che parlano i giornali e la televisione? Feste, coperture di palazzo offerte per proteggere questo o quel personaggio pubblico, ragazze considerate merce, storie di una cosiddetta bella società che avendo a disposizione un una montagna di denaro contante è pronta a comprare tutto e tutti. È troppo banale? A me piacerebbe che le notizie ed i dibattiti finissero qui con questo breve resoconto, ed invece no; siamo alla cancellazione della realtà, alla mistificazione dei fatti, quando i cittadini di un paese reagiscono con, da una parte l'indifferenza, dall'altra la morbosa attenzione a un susseguirsi di notizie come queste che non li riguardano, ma li distraggono dai loro problemi quotidiani, non solo legati alla stretta sopravvivenza, vuol dire che il collante della società non c'è più.
Da una parte dunque ci sono quelli che, come me, non sopportano più di sentire le notizie riguardanti le abitudini sessuali del primo ministro, o meglio sono convinti che questo problema si sarebbe potuto liquidare già diversi anni orsono, senza tutti questi clamori. Il Marrazzo presidente della regione Lazio è stato fatto fuori politicamente per un giro di rapporti omosessuali, sconvenienti agli occhi dell’opinione pubblica perché incapaci di generare quel prurito che fa notizia. La parabola di Marrazzo è stata quindi brevissima e definitiva, seppure gli episodi fossero irrilevanti rispetto a quello che sta accadendo sotto ai nostri occhi. La vicenda Marrazzo mi serve come termine di paragone: il politico si è defilato dalla scena non tanto e non solo per un problema morale, ma perché una situazione come la sua, poneva un uomo pubblico, un rappresentante delle Istituzioni democraticamente eletto, in una posizione di ricattabilità inaccettabile. Il paragone con le vicende che stiamo subendo grazie al primo ministro, appare in tutta la sua forza; il problema non è morale, ma istituzionale, una ragazza può ricattare un’alta carica dello stato, ma allo stesso modo egli è sotto ricatto da quegli stessi collaboratori che lo circondano e verso i quali elargisce gocce di potere ricattandoli.
Dall’altra parte ci sono i cittadini morbosi che si nutrono di queste notizie. Immagino i dibattiti urlati alla televisione, il continuo distinguo tra le diverse posizioni, punti di vista che paradossalmente coincidono e disegnano lo stesso quadro: provocano infatti quell’assuefazione ai fatti che chi ha il potere in mano persegue da anni; con la continua ripetizione, questi avvenimenti scompaiono, perdono di forza, di emotività, di singolarità, come una canzone sentita 100 e 1000 volte, un rumore di fondo alimentato anche dalla stampa per così dire contraria. Qualcuno mi obietterà che se tutto questo dovesse servire per cacciare via un governo di indegni, ben vengano questa iperattività di stampa e magistratura. Io sono contrario a questa visione, siamo caduti in una trappola nella quale reagiamo impugnando il coltello dalla parte della lama, il potere ha il manico saldamente in pugno perché se è pur vero che alla lunga i fatti sarebbero usciti fuori, è anche vero che la gente è impreparata perché incapace di qualsiasi reazione che non sia l’indignazione da un lato o il prurito invidioso dall’altro, lasciando al potere la capacità di muovere il coltello.
In mezzo c’è l'Italia con i suoi 150 anni di unità che si stanno per compiere, in mezzo vi è il Presidente Napolitano che, come recita la Costituzione della Repubblica Italiana, rappresenta l’unità del Paese, senza patriottismo. Ma l’importante festa nazionale cade in un momento drammatico per lo Stato – che come dico sempre siamo noi e non chi ci governa dai banchi della maggioranza o da quelli dell’opposizione – l’unità si è dissolta perché manca il collante principale che è la solidarietà.
Chi ha vissuto come me gli “anni di piombo”, il periodo degli omicidi pilotati dai servizi segreti, ricorderà che nell’aria c’era un forte smarrimento, c’era sgomento, si sentiva un senso di impotenza, ma sotto questi sentimenti covava una forza in grado di trasformarsi in una reazione condivisa, la gente si sentiva unita, solidale, quelli delle generazioni passate ricordavano i tempi della guerra, i sacrifici affrontati per conquistare la democrazia e trasmettevano questa loro conoscenza diretta ai propri figli che ad ogni richiamo scattavano in piedi e reagivano. Lo spessore delle persone uccise dalle BR mi fa scrivere che si trattava di servizi segreti all’opera, Guido Rossa, Walter Tobagi, Vittorio Bachelet, Nino Cassarà, Aldo Moro, senza proseguire con le citazioni per non far torto a nessuno. Si trattava di quegli stessi servizi che prepararono l’addormentamento sociale che stiamo vivendo, il depotenziamento di ogni struttura organizzata, il disinnesco di ogni reazione. Chi l’ha voluta la morte del PCI in Italia ad esempio? L’avrà decretata la loggia massonica Propaganda 2 ma essa fu materialmente attuata dagli stessi membri del partito, dal suo interno. Questo smantellamento è importante perché ha tolto al nostro paese una forza di reazione organizzata, ha lasciato un vuoto talmente grande, che è stato sapientemente riempito dall’indifferenza, dall’indignazione e dall’odio nei confronti delle Istituzioni e di chi le rappresenta. Le reazioni che ne derivano sono scomposte quando non sono corporative, se pure a ragione, ma nella maggior parte dei casi si tratta solo di movimenti di opinione. Questi sono importanti ma non bastano, la grande quantità di informazione che circola non sembra sufficiente alla consapevolezza di un popolo, Twitter e Facebook usati come fini, servono a poco. Io ho veramente paura del fatto che se malauguratamente a qualcuno venisse in mente di porci l’uno contro l’altro, avendo perso la solidarietà, rischiamo di finire in una situazione simile a quella della ex Jugoslavia.
Mi ripeterei se dicessi che tutto questo nasconde la realtà dei fatti: un potere intento a mantenere se stesso, una popolazione addomesticata sempre più povera, divisa e sottomessa, che sta facendo vergognosamente a meno dei propri valori, sta buttando via anni di storia e di civiltà, io lo dico come lo direbbe Gigi Proietti: lo stato s’è liqueso.

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