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Leader dei cieli stellati

Di: Franz Andreani | 14/01/2011
Tutto comincia tre anni e mezzo fa: Ombra ed io, con le nostre rispettive compagne, compriamo 4 biglietti per l'Astoria a Londra: a novembre suonano tradizionalmente i Cardiacs, è un appuntamento fisso, ci puoi rimettere quasi gli orologi da più di dieci anni. Approfittiamo per prenotarci un volo low cost ed aspettiamo. Ma a quattro mesi dall'evento arriva una mail: Tim Smith si è sentito male, un ictus, il concerto è annullato.
Tim è l'anima di una formazione inglese non particolarmente conosciuta ma che vanta un gruppo di affezionati e agguerriti sostenitori, anche tra i musicisti, perchè i Cardiacs hanno un modo di far musica piuttosto originale oltre che geniale. Ricordo ancora una delle rarissime recensioni apparse su un giornale musicale italiano a proposito di "A Little Man And A House...", diceva più o meno che in una canzone il gruppo usava materiale che normalmente una band avrebbe usato per un intero album.
Nel 1988 lavoravo in una radio FM a Roma, facevo quattro pomeriggi a settimana, una bella ora e mezza, uscivo dal lavoro in gran fretta con la mia valigetta di vinile e cassette e correvo a Via Chiusi, la sede di Radio Rock a quei tempi. Accadde che un pomeriggio di fine anno mi ritrovai tra le mani "Cardiacs Live", lo misi sul piatto per scegliere qualcosa da mandare in onda e ne rimasi folgorato: un misto tra potenza, creatività, energia e delicatezza, armonie e dissonanze, tensione e quiete, immobilismo, ripetizioni ossessive, tutto frullato in un unico disco, suonato per giunta dal vivo. Dissi ai miei compagni di allora - che per inciso sono in buona parte quelli di oggi - che questi Cardiacs mi avevano colpito per il loro suono dal vivo, se erano così live cosa facevano da studio? Non sapevo che la loro storia era iniziata da molti anni e il mondo musicale ne era rimasto abbastanza lontano. Era il periodo nel quale avevo visto Zappa a Roma, mi ero sciroppato due dei tre concerti di quel tour, erano l'uno diverso dall'altro e chi ha visto Zappa e mostri all'opera su un palco, sa di cosa sto parlando. Ero nel "cono d'ombra" zappiano, ero quindi estremamente ricettivo alla musica di questo gruppo inglese.
Da quel momento è stato una passione che non ha conosciuto tregua, l'anno dopo vennero a Roma al Piper – era bello organizzare i concerti dei gruppi che ti piacevano - un anno riuscii ad andare a Londra a vedere il famoso concerto di novembre all'Astoria, un concerto che fu galeotto per la mia amica Frizza con cui partii, che quella sera si innamorò di un inglese e dopo poco si trasferì in Inghilterra.
Non vi racconto tutte le vicende, solo l'ultima. Nel 2005 esce in due volumi una tre giorni registrata sempre al solito Astoria, ci sono brani composti tra il 1976 e il 1984 che il gruppo registra dal vivo senza quasi rimaneggiamenti, mi tornano in mente i concerti di Frank da Baltimora.
Nel frattempo il non divo Tim dà una mano diretta o indiretta ad una marea di gruppi che sviluppano le sue idee, lui li incoraggia, li produce e li supporta.
Qualche mese fa Emanuele Sterbini mi segnala che c'è il progetto di raccogliere un po' di fondi per dare una mano a Tim Smith e famiglia, per continuare a pagargli le cure. L'ambizione è quella di chiamare a raccolta amici più o meno vicini all'area dei Cardiacs e far reinterpretare loro le canzoni scritte da Tim. A fine dicembre esce questo "Leader Of The Starry Skies", ma di fatto è disponibile da gennaio. In tutto sono due dischi e tre brani in download per un totale di una quarantina di canzoni, il lavoro, ve lo lascio immaginare, per me ha dell'incredibile. Il fatto è che Tim scrive delle canzoni molto particolari, che variano di umore e sentimento anche diametralmente, e i gruppi che ci sono le hanno riprese alla loro maniera, ognuno ha dato un po' di suo a quei brani, il risultato è un disco che non lascia spazio alla monotonia, non c'è una cosa che assomigli ad un'altra. Ed ecco apparire, oltre alle chitarre i bassi e le batterie, legni e fiati ed elettronica, una voce arabeggiante "Dead Mouse" di Spiritwo. È sorprendente quanto sia efficace la miscela fatta da canzoni fuori dalla norma e interpretazioni inaspettate. Tra gli altri c'è un pezzo interpretato proprio da Emanuele Sterbini (Sterbus) "Dirty Boys", ma se avete voglia di fare il karaoke potete cimentarvi a cantare la versione strumentale di "Gloomy News" de The Gasman. Il fatto è che le canzoni sono talmente spericolate che una nuova veste meno "cardiacsiana" le rende emozionanti per chi le conosce e credo sconcertanti per il resto del mondo. In effetti sulle note di copertina del disco viene proprio ribadito il fatto che si tratti di un opera non esaustiva per un eventuale nuovo ascoltatore, un lavoro che dovrebbe e secondo me riesce - far nascere una grande curiosità.


This is not just a tribute album. It is an endeavour borne of love
Grazie ad Emanuele (Sterbus)

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