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Mojo Station: un altro blues

Di: Franz Andreani | 03/12/2010
Eccoci ancora una volta a parlarvi di un festival nel quale abbiamo una, seppur piccola, parte: a voi VI Mojo Station Blues Festival, un appuntamento ormai quasi d'abitudine che prorompe alla fine dell'anno a Roma.
Un festival originale nelle scelte musicali e nei luoghi, il Teatro India, un circolo ARCI ed un club rock per eccellenza come il Jailbreak, tre giornate e tre luoghi in tre punti diversi della città, musica dal vivo certo, nella migliore tradizione, ma non mancheranno un DJ set e video rarità.
Tre giorni dedicati alla ricchezza delle alterità culturali ed alla loro contemporaneità, valorizzando al massimo la nuova e ricchissima scena del Blues capitolino, grazie anche ad illustri ospiti stranieri. Titolo programmatico di questa sesta edizione è "Two": la dicotomia del Blues, e le sue due anime, sviscerate nei tre gioni di programmazione, "Two" come la quasi totalità degli organici delle bands presenti, "Two" come le forme del suono Blues, in acustico ed in elettrico, "Two" come gli elementi fondanti, tradizione ed innovazione, "Two" come vuole la drammaturgia del Blues, call and response ovvero i musicisti ed il pubblico, "Two" come l'incontro tra vecchie e nuove generazioni, "Two" come diceva Muddy Waters "...aka Fathers & Sons".
Il blues scorre come il sangue, per molti il blues è più che un genere appassionante, è una via di comunicazione, una porta dell'anima; persone che intraprendono un viaggio di migliaia di chilometri per ascoltare, scovare e proporre artisti di strada, gente con una chitarra un'armonica a bocca, una ritmica elementare, questi viaggiatori qui troveranno soddisfazione per le loro ansie di grande musica. A me piace il blues.
Diamo un occhiata al programma, perchè ho notato non senza un pelo di disapprovazione, che le informazioni elargite da due dei tre riferimenti principali del festival - MySpace ed il sito ufficiale - non sono aggiornate. Gli organizzatori badano alla sostanza, direte voi, ed io allora mi preparo a fornirvi, tramite questo blog, un utile vademecum, proprio per non mandarvi in giro per il mondo.
Venerdì 3 dicembre al teatro India nello spazio INDIATECA, Lungotevere Vittorio Gassman Roma, con ingresso gratuito, troviamo alle 21 Alabama Blues Experience. Field Research & Blues Culture, il resoconto audio & video di una ricerca etno-musicologica effettuata sul campo in Alabama, USA. A seguire Truth In The Abstract Blues, formidabile trio composto da Mike Cooper, Fabrizio Spera e Roberto Bellatalla. I nostri hanno all'attivo un album e sono in procinto di pubblicarne uno nuovo. Il sodalizio poi tra Mike e Fabrizio, che dura da tantissimi anni e che ha percorso le strade musicali più disparate soprattutto nell'ambito della sperimentazione, è garanzia di un blues innovativo e originale.
il 4 dicembre al Circolo ARCI Clockwork, Via Fanfulla da Lodi 5,/la serata, che inizierà alle 22, è dedicata a giovani talenti del blues nostrano. Inizia la coppia franco-sicula Capputtini 'I Lignu che hanno all'attivo un disco d'esordio che è tra le migliori sorprese del panorama indie blues attuale. A seguire il concerto di One Man 100% Bluez, Il miglior giovane talento del panorama capitolino, Davide Lipari, assieme al batterista Ruggero Solli, autori di un'irresistibile Hill-Country Blues. La serata termina con il dj-set a cura di Mojo Station & John Dusters, il tutto condito da proiezioni video rare.
Domenica infine ci trasferiamo al Jailbreak a via Tiburtina 870. All'insegna dell'incontro tra acustico ed elettrico apre il duo Richard Ray Farrell & Marco Pandolfi, chitarra voce e armonica. Quindi le struggle songs di “Angelo “Leadbelly” Rossi”, il miglior bluesman italiano, assieme al sodale di sempre Ruggero Solli. Hill-Country Blues all'ennesima potenza. Ed una jam finale che si preannuncia incandescente.
Tutti gli appuntamenti sono con ingresso a sottoscrizione.
In conclusione l'intento degli organizzatori - tra i quali c'è il nostro Gianluca Diana che si dimostra ancora una volta un personaggio estremamente poliedrico - che è quello di dare una visione non convenzionale ed attuale del blues, senza abbandonarsi a facili "scvoloni" per accontentare orecchie meno esigenze, mi pare sia di casa. Non mancate possibilmente!

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