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Talk About The Weather

Di: Franz Andreani | 12/11/2010
Talk about the weather scrissero molti anni fa i britannici Red Lorry Yellow Lorry e allora parliamo del tempo che fa, perché dietro al mio breve accenno meterologico si potrebbe nascondere qualsiasi insidia, anzi voi potreste voler vedere qualsiasi cosa dietro al mio appuntare sul tempo.
"Che brutta giornata oggi, che tempaccio" - è un modo per iniziare un discorso tra persone che si conoscono poco o non si conoscono per nulla, ma questo indica quanto l'argomento sia importante ed insidioso. Se poi io rispondessi "eh sì, tira un'ariaccia, io non la ricordo così brutta dai tempi...." il mio incauto interlocutore potrebbe trovarsi invischiato in una pastoia socio-politica che potrebbe anche portarci lontano.
Ma se rimaniamo attaccati alla meterologia anche lì si può fare politica. Incuriosito da una frase di Fulvio, mi sono gettato alla ricerca di un articolo apparso qualche giorno fa su "il Giornale" nel quale, a proposito della recente alluvione che ha colpito il nord-est, utilizzando la parvenza della scientificità come dato verificabile e quindi vero, si dava la colpa dello straripamento dei fiumi alle nutrie, che avrebbero indebolito gli argini nidificando. E lì giù una veemente tirata contro gli ambientalisti di sinistra che si oppongono alla caccia delle nutrie. Il disboscamento per costruire in maniera selvaggia, magari sotto le montagne, o la costruzioni di argini di cemento al posto delle rive dei fiumi, o le case sulle foci dei fiumi, non dimentichiamo la Sardegna di due anni orsono, credete non abbia nessuna responsabilità in merito?
La questione del dissesto idrogeologico del nostro territorio non è né di destra né di sinistra. E' stato facile fare l'accoppiata caduta della Palestra dei Gladiatori a Pompei, crollo del governo; ma su un tema così complesso che coinvolge molte strutture, governi nazionali e territoriali, ma anche studiosi ed università, fino alla gente comune, al comune turista, voler dare un colore politico ad una tragedia culturale è umiliante per noi che ascoltiamo. Certo, dietro a questo disinteresse, incuria si direbbe meglio, fanno capolino le parole di un ministro, quel Bondi che si occupa di beni culturali, che non immaginando quali siano le proprie prerogative di servitore dello Stato, dichiara che lui se avesse una responsabilità si dimetterebbe, dimentico della responsabilità politica che ha un ministro. La stampa, facendo leva sull'ignoranza e attuando la sistematica ripetizione di questa dichiarazione-non-notizia, fa dire alla gente comune "non è colpa sua se piove tanto e l'acqua si infiltra e mina fondamenta e strutture millenarie", un po' il nostro piove, governo ladro!
Ma in un paese senza scrupoli come il nostro bel paese, pensate che a qualcuno possa davvero interessare della gran massa di monumenti, bellezze, tesori, in quello che con un termine un po' alla moda si definisce come il museo diffuso Italia? Non ci accorgiamo delle piccole cose, spesso ci rifiutiamo perfino di attenerci a quel minimo di regole basilari per la riduzione dei nostri rifiuti, che non possiamo pretendere che chi fa alti profitti, possa minimamente interessarsi a problematiche ambientali. Anzi, l'ambiente, l'ambientalismo, l'eco-sostenibilità sono dventati business loro stessi, ed un business fiorente, spostando l'asse dalla sensibilizzazione, dalla consapevolezza, dalla politica verso un fatto commerciale, come se bastasse acquistare per essere rispettosi dell'ambiente.
Il tempo mi fa paura, passare sulle Alpi e vedere così pochi ghiacciai, egoisticamente mi spaventa, ascoltare le notizie dal mondo pensando a villaggi spazzati via dal mare mi fa venire i brividi e mi fa venir volgia di fare di più e di parlare del tempo che fa.

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