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Audiofilo!

Di: Franz Andreani | 25/10/2010
Bighellonando in edicola alla ricerca di una rivista che parlasse di attualità di quella che io chiamo "musica scritta", scartando a priori la troppo patinata Amadeus, sono incappato in una pubblicazione assai particolare. Puntualizzo subito: non è la recensione ad una rivista. L'edicolante, nel proporla, la pronuncia "audiofail saund" ed io la scarto a priori credendo che si tratti di una di quelle riviste che ti insegna ad usare e-Mule e bitTorrent; pubblicazioni alle quali sono filosoficamente contrario oltre a riconoscerne l'assoluta inutilità. Scorro altri titoli, di cui non ricordo nulla, controllando anche i CD allegati, trovo un po' di Mozart, Beethoven, una vecchia incisione di un'opera lirica dal vivo, ma nulla che stimoli la mia curiosità. Ritorno all'audiofail e scopro trattarsi di "Audiophile Sound", numero di settembre - a tutt'oggi non è uscito il centesimo numero, quello di ottobre, periodico dedicato agli audiofili dunque.
E chi sono gli audiofili? Gente alla quale piace "ascoltare" la musica, non soltanto percepirne i vagiti, personaggi un po' esagerati che spaccano il capello all'ascolto musicale, costruiscono stanze apposite che ospitano apparati estremamente raffinati, maniacalmente attaccati ad ogni particolare, dalla valvola (i famosi componenti discreti) sino al cavo. Persone che hanno anche un discreto portafoglio da dedicare alla loro passione, che si riuniscono in "masterclass" per imparare ad ascoltare. Detta così sembra un po' una follia, eppure ci sono valori da tener d'occhio che non sono poi così lontani dal nostro modo di fruire il rock; l’apparenza inganna, vedrete.
Partiamo dalla copertina: la foto è dedicata a Fabio Framba, direttore d'orchestra. A lui è affidata l'esecuzione del materiale presente nel CD allegato, di sicuro pregio ed interesse. Si tratta di una composizione di Adriano Lancetto e di un concerto del suo allievo Silvio Omizzolo. Confesso la mia ignoranza assoluta a riguardo, ma la curiosità mi ha premiato facendomi scegliere proprio questo CD.
La rivista si apre con un lungo articolo di fondo di Pierre Bolduc, l'illuminato guru del progetto, che parla di iniziative editoriali della rivista e del sito internet a lei collegato; confesso anche qui che molte cose sono rimaste a me quasi incomprensibili. Più avanti c'è un lungo articolo sul compact allegato e via via prove, misure, recensioni di dischi e una interessante intervista all'ingegnere Enrico Rossi responsabile di "Norma", un costruttore di impianti "Hi Fi". Anche l'intervista mi ha colpito, laddove l'ingegnere contesta il fatto che ci si lamenti se un impianto d'ascolto mette in risalto tutti i particolari di una esecuzione. Nel tentativo di creare la naturalezza del suono, ogni particolare è importante, ed è fuori luogo giudicarlo come un troppo sentire, confrontandolo con quel non sentire tipico della fruizione musicale alla quale siamo abituati oggi.
Ma perché la rivista mi ha colpito tanto da sentire il bisogno di scriverne? Per la sua attenzione al suono appunto, in un epoca in cui la qualità dell'ascolto è così bistrattata, non solo per colpa degli mp3, in un periodo nel quale sentiamo telefonini gracchiare canzoni dalla dubbia fattura rivestite da un audio a dir poco pessimo, in cui un brano musicale deve "suonar bene" su un cubo pseudo alta-fedeltà o sul consueto iPod con casse acustiche tutto bassotti e altucci: tutto questo dissertare su suono e qualità di registrazioni su nastro, tutto il discutere sui vinili e sui supporti digitali compresa la cosiddetta "musica liquida" mi ricorda che un tempo all'ascolto si prestava un'attenzione rispettosa. Non che all'epoca non esistessero gli stereo di "Selezione", ma tutti sapevano che quello era un suono pessimo e tutti aspiravano ad un ascolto di qualità proporzionato ai propri mezzi.
Ricordo le domeniche mattina a Roma, si andava a vedere la mostra del suono in saloni espositivi inadeguati e pieni di gente. Sale d'ascolto magnifiche con impianti da sogno ed una consapevolezza: la musica va trattata bene, va ascoltata, vissuta, direi, come si deve, con rispetto e attenzione, non va consumata in quantità e digerita come fosse acqua fresca. Ecco spiegato il motivo per il quale sento una vicinanza tra noi della radio e le persone che curano una rivista come questa; oltre alla curiosità musicale, al non fermarsi di fronte all'ovvio, seppure bello, degli altri, c'è la passione per ciò che si ascolta e per il modo in cui si usufruisce di ciò che si ascolta. Certo, noi lavorando sulla Rete usiamo qualità di file audio scadenti, compressioni esagerate, ma sapete che l'intento è quello di diffondere la musica, nel suo messaggio, nella sua bellezza anche e soprattutto nel suono.

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