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Ferragosto

Di: Franz Andreani | 15/08/2010
Il giorno di festa più strano dell'anno per me, una festa laica, malgrado la chiesa se ne sia impossessata con qualche fantasiosa ricorrenza che però nessuno ricorda, un giorno nel quale tutto si ferma. Tutto, più che a natale o capodanno, tutto si arresta senza una ragione, se non il ferragosto.
Se siete abituati alla grande città, se ci siete nati, questo giorno fa sempre un certo effetto, hai voglia a dire che la gente non va più in vacanza, che non ci sono i soldi e non si parte più, che i giorni di vacanza si riducono sempre di più. A ferragosto la grande città si svuota. Solo chi deve resta: servizi essenziali, ospedali, mezzi pubblici, giornalai, che però non lavoreranno il giorno dopo; chi può parte, si allontana da quel senso di solitudine che immancabilmente ti acchiappa.
Sono giorni difficili per chi è solo, gli amici scompaiono tutti a ferragosto, quanto meno vanno a pranzo fuori e spariscono, qualche giorno fa una persona mi ha raccontato che qualche reparto di ospedale chiude a ferragosto, psichiatria infantile a quanto ne so, per mancanza del medico di turno, reparti che in queste occasioni, proprio per questo senso di solitudine, sarebbero utili attivi.
Quando ero adolescente, ed avevo velleità letterarie, volevo scrivere una storia sul ferragosto: avrebbe raccontato di un ragazzo, un carattere solitario, un po' problematico insomma, i genitori partono per ferragosto ma lui decide di non partire con loro. Resterà a casa ad organizzarsi un piccolo spazio di libertà, amici, un poco di autogestione, in realtà però entra in un vortice di pensieri che lo porteranno al suicidio. Che allegria! So solo che il racconto sarebbe iniziato così: "Li aiutò a scendere le valigie" - un inizio ad effetto, con una forzatura grammaticale sullo scendere delle valige. Tutto questo per raccontarvi quanto io sia sensibile al ferragosto.
È una giornata che mi lascia sgomento e preoccupato, tutto può accadere in un Paese come il nostro. La città sembra paralizzata perfino nelle sue istituzioni, Quirinale, Palazzo Chigi, Palazzo Madama e Montecitorio sono deserti, sembrano abbandonati e immobili, vulnerabili. I presìdi ci sono naturalmente, c'è sempre più fermento al ministero degli Interni o della Difesa. Non che qualcuno non ci abbia provato a far saltare le istituzioni proprio a ferragosto, considerando anche l'assenza dei giornali, prendere il potere sembra facile. E così io, un po' penso alla solitudine che si appesantisce in occasioni simili, un po' mi viene in mente che sia facile far saltare una Costituzione, delle garanzie, e allora cerco di stare in guardia a ferragosto. Tutti gli anni faccio mente locale sulla situazione politica, decido se l'anno in questione sia o no un anno pericoloso.
Anche quest'anno ho fatto il mio dovere: siamo in un anno pericoloso. Sinceramente non vedo nessuno all'orizzonte in grado di fare in modo che la gente acquisti consapevolezza di sè, dei propri diritti e doveri; vedo solo un gran numero di arrivisti nelle piccole come nella grandi cose, oltre a un gran numero di discepoli del cesare di turno, dell'una e dell'altra sponda politica, si intende. Segue la gran massa di quelli che sperano di cavarsela con furberie più o meno grandi, poi arrivano quelli che non glie ne importa nulla, seguiti da coloro che, in perfetta buona fede, sperano che ci sia qualcuno in grado di prendere in mano le redini dello stato e di portarci verso una nuova rinascita culturale ed economica. Ma i legami tra i politici nostrani sono troppo stretti e troppo personali, gli interessi sono incrociati, che anche loro nei loro palazzi fuori dalla realtà non si rendono conto che a scherzare troppo col fuoco altrui rischiano di bruciarsi loro stessi. Dall'altra parte ci siamo noi cittadini, stato, perchè lo ricordo che lo stato siamo noi, sempre più ignoranti e disattenti: ci coinvolgono con le case a Montecarlo o i palazzi al centro di Roma, proponendo confronti che non ci riguardano ma che distolgono la nostra attenzione dai problemi veri, il lavoro, la casa, i rapporti sociali, la cultura. Ognuno di noi sta chiuso nella sua casetta davanti alla TV a vedere cosa altro ci è stato preparato, stanno fiaccando ogni reazione, ogni idea di rivolta, solo qualche manifestazione resiste, ma sono contadini sardi, sono lontani da Roma. Il sindacato è sparito dai tavoli delle trattative dove ha resistito a non vendersi, cose che avrebbero fatto saltare i nervi a più di qualche testa calda, e avrebbero fatto saltare anche le gambe di qualche padrone: come è amaro scoprire che anche quella era una manipolazione dei servizi, un'arma puntata contro la gente per terrorizzarla e ridurla allo stato attuale di incoscienza.
A ferragosto, la festa del vuoto assoluto della desolazione e della solitudine, forse il temuto crollo delle istituzioni non ci sarà, è sotto gli occhi di tutti come queste stiano implodendo su se stesse, ma almeno resta un simbolo: queste città abbandonate a se stesse sono il segnale del vuoto che ci circonda.

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