La prima serata è andata bene. vi ragguaglio sulle tre band viste sul palco.
Hanno aperto la serata Hors of Mary, la voce, Maria Grazia, si è imposta con un certo carattere, un repertorio di brani originali conditi da qualche cover niente male.
A seguire gli ottimi "Gli Ultimi, formazione punk rock con un'ottima energia ed un approccio ai testi impegnato e serio, sono stato costretto almeno per un brano a scendere sotto al palco. Ne sentiremo parlare qui in radio perchè mi sono comprato il loro CD rigorosamente autoprodotto.
Chiudono i watt, formazione carismatica, belle canzoni ben suonate. peccato che proprio sull'ultimo acuto dell'ultimo ritornello sia saltata la corrente. Questo non ha intaccato un concerto pieno di energia e fascino
Seconda e terza serata – la Piazza del paese, così ampia, circondata da palazzi antichi bassi e sobri, così ariosa con la sua fontana messa un po’ fuori dal centro architettonico e quegli alberi con le chiome tagliate come siepi, non riceveva da tempo un concerto degno di questo nome. Fino allo scorso anno infatti, il Muso si svolgeva in una piazzetta stretta e lunga, un largo con un arcata nel mezzo. Il palco era in fondo ad una discesina, occupando in larghezza tutto lo spazio, chiudendone così il lato nord. Erano svariati anni che la piazza principale non ospitava formazioni di musica non commerciale, fuori dal comune, diversa dal solito – triste tristissimo – connubio musicista-tastiera-basi-preregistrate-scuole-di-ballo-che-ballano, o da quell’altro clichè, cabaret televisivo + cantante italiano di musica troglodita. Il rock in piazza ci sta proprio bene, e la piazza ha risposto anche la seconda sera al suono dei Wild Strings, formazione con un contrabbassista che tiene unita una gang di suonatori di rock’n’roll, pieni di fantasia e di idee, ma anche di belle citazioni.
Ecco i Fransiska, robusta band che fa ballare la piazza senza mezzi termini, il suono è coinvolgente, l’energia fa presto a dilagare rapidamente, i fiati fanno il resto.
Ed arriviamo a domenica. Tutto è pronto per il set dei pescaresi PCUS, band che dal vivo si esprime in maniera straordinariamente convincente. La gente balla un po’ timidamente la musica dei Devo dell’Adriatico – come li chiamiamo noi - forse sbigottita da questi alieni marziani che parlano di cose con la semplicità delle situazioni vere e vissute. Dalla cucina qualcuno confesserà – il giorno dopo - di non aver potuto mollare i fornelli, ma lo avrebbe fatto volentieri per scatenarsi sotto al palco.
Arrivano gli Statuto con il loro concerto generoso e divertente come sempre. Qualche canzone mostra un lato forse un po’ melenso ma il risultato nel complesso resta grande, senza neanche voler toccare troppo le facili corde della nostalgia, in fondo basta essere coerenti e portare avanti un’idea, con costanza e tenacia.
Per i gruppo che vogliono c’è poi la possibilità di condividere la gioia della serata insieme ai Musi in cucina, dopo che le luci sul palco si sono spente. I PCUS confesseranno qualcosa di molto importante e bello alla tour manager degli statuto, qualche segreto che le mie orecchie hanno carpito e per le quali ho gioito, ma che non posso rivelare. Poi i brindisi infiniti, il ravano in cucina e si è fatta mattina, si pulisce si smonta e non si pensa più a nulla per un po’. Altro che progetti per il prossimo anno: that’s Muso
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