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Archivi per non dimenticare

Di: Franz Andreani | 09/05/2010
È innegabile che in Italia vi sia una carenza di fonti documentali relative la periodo che va dal dopoguerra ad oggi, in specifico per temi legati al terrorismo allo stragismo alla violenza politica, ai movimenti e alla criminalità organizzata [….]“. Così si apre l'introduzione di Ilaria Moroni al volume Rete Degli Archivi Per Non Dimenticare - Guida alle fonti per una storia ancora da scrivere, presentato ad un convegno sul queste tematiche a Roma il 7 maggio alla vigilia della celebrazione della Giornata della Memoria per le Vittime delle Stragi e della Mafia che si celebra il 9 maggio in tutta Italia. Un convegno che fa il punto sull'attività di una Rete che coordina iniziative e metodi di 39 tra archivi privati ed istituzionali sparsi su tutto il territorio nazionale, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica. Quindi laddove le istituzioni sono reticenti, per usare un eufemismo, interviene l’azione, basata sul volontariato, di raccolta, catalogazione e diffusione delle “fonti”, cioè delle carte sulle quali si basano i fatti e quindi dovrebbe farsi la storia.
Lo ricordava bene il giornalista de L’Espresso Paolo Biondani, coordinatore della seconda tavola rotonda del pomeriggio, quando con un paio di esempi ha dimostrato come ora siamo vittime di un “revisionismo storico Orwelliano” basato sulla televisione, per cui i fatti evaporano. Basti pensare a due processi conclusisi in Cassazione sulla strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, nei quali, pur non avendo chiaramente indicato mandanti ed esecutori della strage, è stata accreditata la pista legata all’eversione nera; ebbene oggi si tende a sdoganare i due principali indiziati Mambro e Fioravanti semplicemente dicendo che non si può credere alla loro colpevolezza malgrado le carte, le fonti giudiziarie tendano come minimo a far sorgere dei dubbi. È sufficiente che all’opinione pubblica si dica che una cosa non è possibile, che non ci si può credere, che i fatti cambiano forma, prestiamo volentieri orecchio al chiacchiericcio.
Ecco probabilmente spiegata l’importanza degli archivi come raccoglitori e divulgatori di fonti, di fatti, di contesti nei quali inserire questi avvenimenti.
Il convegno ha proposto all’attenzione di un’opinione pubblica sempre più distratta, i risultati di un lavoro di oltre due anni riassunti in questa guida, che compie una operazione semplice, quasi banale eppure fondamentale ed in realtà raggiunta con una certa fatica: un censimento di tutti questi archivi per cercare di trovare non tanto un sistema di archiviazione comune, quanto una voce comune, una consapevolezza per porre il problema della conservazione dei documenti come problema primario non solo per la storia del nostro paese, per una sua giusta comprensione, ma anche per la stessa identità del popolo italiano.
Questo censimento ha evidenziato il fatto che ci sono un sacco di privati che a vario titolo e scopo raccolgono documenti, atti giudiziari, foto, carte, video di cui nessuno sa, mancando un collegamento anche tra le stesse associazioni che magari perseguivano fini simili. Le associazioni tra i partenti delle vittime delle stragi, Italicus, Rapido 904, via Dei Georgofili, Stazione di Bologna raccolgono ad esempio le carte alla ricerca della verità, dei mandanti e degli esecutori di crimini che hanno spezzato vite di parenti e amici, documenti che servono a supporto per gli avvocati nei processi. Mi ha fatto una certa impressione sedere accanto ad uno di questi esponenti, tra i più attivi alla ricerca di verità e giustizia in un colpevole dimenticatoio.
Archivi per non dimenticare sembra uno slogan, e lo è se non si riesce a dare un senso alla memoria sostanziandola con le fonti, le carte, perché si è detto tra l’altro, che la storia non può essere scritta dagli assassini o da coloro che hanno commesso i crimini, cosa che sta accadendo in questo paese, proprio sotto i nostri occhi. Sapevate ad esempio che il processo per la strage di Brescia a piazza della Loggia avvenuta il 28 maggio 1974 è ancora in corso? Sapevate che al processo per le bombe del 1993, a Milano Roma e Firenze ancora si discute se la mafia abbia agito in proprio o come braccio armato di qualcun altro? Le notizie, gli atti giudiziari raccolti da alcuni archivi vengono messi online come nel caso del sito dell’Associazione delle Vittime di via dei Georgofili, sul resto della stampa silenzio.
Anche qui è stata fatta una osservazione molto importante da Mabel Cresta di Archivi del 900 sulla quale noi di radio rock.to – The Original insistiamo molto, il web è fondamentale per la circolazione dell’informazione, ma questa deve essere sempre corredata dalle fonti, si rischia invece di affidarsi alla Rete come unica fonte di informazione con tutti i pericoli sulla sua manipolazione che questo comporta.
Tra i risultati di questo convegno va annoverato senz’altro l’impegno preso dal direttore generale degli archivi Luciano Scala per una attenzione delle istituzioni nei confronti della Rete Degli Archivi per non Dimenticare, ed è un risultato importante, ma uscendo, a me che non sono affatto avvezzo ai convegni, è rimasta un pensiero: il piano teorizzato dai piduisti sta riuscendo perfettamente senza neppure il bisogno di un colpo di stato.

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