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Spunto per il 25 aprile.

Di: Franz Andreani | 25/04/2010
La presentazione del libro di Agnese Moro "Un uomo così" alla quale ho assistito nella giornata del 24 in un piccolo paese della provincia di Viterbo, Oriolo Romano, organizzata dal Centro di Documentazione Archivio Flamigni ONLUS e alla presenza del sindaco Italo Carones, del Presidente del Centro l'ex-senatore Sergio Flamigni, della dottoressa llaria Moroni (dell'archivio stesso) e del professor Casula dell'università di Roma Tre, oltre naturalmente all'autrice, figlia dello statista scomparso, mi offre l'occasione per parlarvi del mio 25 aprile.
La chiacchierata dei relatori scorre liscia parlando di qualcosa che ha avuto un epilogo drammatico quasi 32 anni fa a Roma in via Caetani, proprio in mezzo alle due sedi dei maggiori partiti politici italiani di allora, la DC ed il PCI, volendo simboleggiare l'impossibilità di attuare quella politica di collaborazione ed alleanza nata tra i partigiani bianchi e rossi durante la seconda guerra mondiale.
Dentro al portabagagli di una Renault rossa c'era il corpo senza vita di Aldo Moro. Se consideriamo un solo semplice elemento abbiamo un'idea di quanto assurda sia questa storia: dove è stato ucciso Aldo Moro, in quale luogo? Questa domanda non ha avuto risposta, se non nelle contraddittorie deposizioni dei brigatisti implicati. Non sapere la verità, non vi sembra una profonda ingiustizia? Non sapere la verità presta il fianco alle tante menzogne su cui si è costruita la società di oggi. Questa domanda si porta dietro tutta l'ambiguità di un periodo nel quale, chirurgicamente, le brigate rosse hanno ucciso sisematicamente tutti coloro avevano un progetto sul futuro del nostro paese. Era un futuro che si sarebbe dovuto realizzare in questo periodo, un futuro che, come si è ricordato nella conferenza, ci avrebbe fatto chiudere i conti con il nostro passato recente, un futuro che avrebbe portato a compimento quella Costituzione nata dalla lotta partigiana dopo la dittatura nazi-fascista.
Aldo Moro fu uno di quelli che scrisse quella carta di princìpi, convinto com'era, come ha detto la stessa Agnese Moro, che quello non fosse un gruppo di intellettuali che avevano prodotto un documento "fico": essi avevano dato veste giuridica alle aspettative ed alle speranze di un popolo, all'unità nazionale, per loro la parola libertà aveva un significato, perchè era stata appena riconquistata e a quale prezzo.
Eccoci qui ed ora, lo so che le cose proprio non vanno, ma di dirvelo ancora una volta non mi va.
Voglio fare e continuare a fare, fare di più di quello che faccio. Se anche non ce ne fossimo resi conto prima, ora lo sappiamo benissimo, nulla è scontato. Vogliono riformare la Costituzione, da destra e da sinistra, anziché attuarla, volgiono smantellare perfino i simboli mistificando il ricordo, la storia, e allora noi impiegheremo più fatica, più fiato, maggiore veemenza. La cosa che non dobbiamo fare è essere indifferenti, nel nostro piccolo, nel nostro territorio dobbiamo spiegare, raccontare, è il racconto che si sta perdendo, tutto sta diventando finto, falso. Il 25 aprile è dunque la festa per una serie di princìpi, si commemorano le vittime partigiane di una guerra ma la commemorazione ha un significato profondo solo se si riflette in quei principi.
Noi il 25 aprile lo festeggiamo a suon di rock e reggae al centro sociale La Strada, è lì che vi invitiamo anche questa sera.
Nella foto da sinistra: prof Casula, Agnese Moro, Sergio Flamigni, Ilaria Moroni.

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