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Il mio augurio

Di: Franz Andreani | 25/12/2008
Quante se ne dicono sul natale, non vi pare? Non credete, come me, che si tenda un poco ad esagerare?
A parte l'atteggiamento ed il sentimento di ognuno di noi, possiamo essere laici agnostici o credenti, non c'è dubbio che sotto natale tutti parlino del natale, e come vedete io non sono da meno. Poi con l'uso di internet e telefonini il natale è esploso nella posta elettronica e negli sms, immagini, animazioni, un putiferio di neve, babbi, canzoni natalizie rispolverate per l'occasione, candele, renne. La tradizione lo impone e noi festeggiamo.
Ma cerchiamo almeno di non esagerare, non ho nulla contro il natale, mi sento perfino un po' più bambino, specie a tavola, ma lasciamo da parte i luoghi comuni e le esagerazioni.
Natale, come tutte le feste è vero ma il natale in modo speciale, ha la tremenda peculiarità di accentuare le situazioni di disagio. E non mi riferisco solo alla povertà o alla sofferenza fisica, pensate che in tempi di crisi le statistiche ci raccontano come noi tutti ostentiamo una generosa ricchezza, tanto che un amico negoziante diceva qualche giorno fa, “io sono contento, ma mi sembra assurdo che una famiglia spenda 700 euro per un PC portatile ad un bambino di otto anni”. Il natale mette a nudo tutte le difficoltà dell'istituzione famiglia, a natale si lacerano ancor di più le ferite provocate dalla solitudine, dal disagio, dall'egoismo proprio ed altrui, da rapporti chiusi tra quattro mura, da situazioni difficili che si vuole nascondere, cose che con le famiglie allargate ed una certa generale incoscienza e leggerezza nei rapporti umani, si accentuano: figli sballottati, interminabili riunioni di famiglia nelle quali mal ci si sopporta, impegni ai quali non si può dir di no e non ultimi i regali.
Il mio augurio è che la festa, chiamiamola così, dia una mano a superare queste lacerazioni, ci faccia sentire meno soli e più liberi di comportarci con spontaneità. Auguri allora che il natale ci ricorda quanto siano difficili questi tempi.

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