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Nomen, omen! (Nel nome, il destino!)

Di: Gianpaolo Castaldo | 13/01/2008

I napoletani oggi sono davanti ad un bivio cruciale: decidere se continuare a credere nel santo patrono della città o nel nuovo zar della monnezza. E si, è proprio lui, Gianni De (San) Gennaro ad avere l'ingrato compito di sciogliere il nodo dei nodi della seconda repubblica, la monnezza appunto. Ricordo a tutti che l'impeccabile servitore dello Stato ha al suo attivo un curriculum di tutto rispetto e però una macchia indelebile: la  brutta storia della scuola Diaz di Genova. Cosa successe all'epoca? Presto detto.
Da www.repubblica.it a firma di MARCO PREVE e MASSIMO CALANDRI.
GENOVA - Induzione e istigazione alla falsa testimonianza. La recente iscrizione nel registro degli indagati del prefetto Gianni De Gennaro sarebbe legata ad un'indagine aperta nel corso del processo per lo sciagurato blitz nella scuola Diaz, durante il G8 di Genova. Un'indagine tesa a dimostrare che i vertici della Polizia di Stato si sarebbero messi d'accordo per raccontare in tribunale un'altra verità, molto più comoda, sulla sanguinaria irruzione del 21 luglio 2001. Un piano a tavolino per scagionare alcuni e scaricare le colpe sui rimanenti. Le accuse della locale Procura a De Gennaro sono conseguenza del fascicolo per la falsa testimonianza di Francesco Colucci, che sei anni fa era questore nel capoluogo ligure. Lo scorso 3 maggio Colucci era stato interrogato in aula, e di fronte alle domande dei pm era caduto in un'imbarazzante serie di contraddizioni, non ricordo e silenzi. Cambiando versione rispetto a quanto dichiarato subito dopo il G8 aveva indirettamente alleggerito la posizione del prefetto, che da Roma sembrava non aver avuto alcun ruolo nell'operazione. Alcuni giorni più tardi il questore ha ricevuto un avviso di garanzia per le presunte bugie raccontate. Bugie che gli sarebbero state suggerite dallo stesso De Gennaro. Il mese passato i pubblici ministeri avevano in programma di ascoltare anche il capo della polizia sul blitz alla Diaz, ma all'improvviso l'appuntamento in tribunale era saltato. Con il senno di poi, Ã¨ facile ritenere che non abbiano voluto convocare in pubblico il prefetto perchè sarebbero stato costretti a rivelargli che era ufficialmente indagato in un altro procedimento. L'avviso di garanzia gli Ã¨ comunque arrivato - l'undici giugno - perchè gli inquirenti hanno deciso di sentirlo nei loro uffici, assistito da un avvocato: De Gennaro ha chiesto e ottenuto di differire l'incontro a data ancora da destinarsi. Tutto ruoterebbe intorno alla presenza alla scuola Diaz, quella notte da dimenticare, dell'uomo che allora era l'addetto stampa del capo della polizia: Roberto Sgalla. Interrogato dai pm Francesco Cardona Albini ed Enrico Zucca, nell'ottobre del 2001 Francesco Colucci raccontò che subito dopo aver deciso la perquisizione dell'istituto - e prima ancora di farvi irruzione - ricevette una telefonata da De Gennaro, che durante il vertice non si era mosso da Roma: "Mi disse di avvertire Sgalla". Era mezzanotte, l'addetto stampa a sua volta chiamò giornali e televisioni: c'era aria di arresti, di riscatto. Dopo due giorni di guerriglia urbana le forze dell'ordine volevano dimostrare di avere ripreso in pugno la situazione. E il prefetto coordinava l'operazione. Interrogato nel dicembre 2002 dalla Procura di Genova, De Gennaro smentisce la versione del questore: "Prendo atto che il dottor Colucci ha riferito che avrei dato disposizioni di avvisare il dottor Sgalla. Credo che ricordi male. Ricordo bene invece che raccomandai il giorno dopo misura, prudenza e sobrietà nel dare notizia sull'evento". Sei anni più tardi, nel corso del processo che vede imputati 25 tra agenti e superpoliziotti, Colucci ci ripensa: "Fui io a chiamare Sgalla: lo giuro davanti a Dio e allo Stato italiano". Scatta l'iscrizione nel registro degli indagati per falsa testimonianza. Poco dopo l'apertura del nuovo fascicolo, ecco il secondo indagato: Gianni De Gennaro, accusato di aver istigato e indotto un suo subalterno a raccontare l'altra verità sulla Diaz.

 


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