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Articoli firmati da Ubik - Rimuovi il filtro

30/04/2009

Black Diamond

Vengono dall'Angola e un po' dappertutto questi incredibili pazzi della street-music. Hip-hop e non solo, musica militante, iterazioni, trance, dance e chi più ne ha più ne metta, in un calderone che sembra la città futuristica e un po' inquietante di Blade Runner. Voci che sembrano venire da alieni o replicanti, un'energia assolutamente incontenibile che fa digerire anche le sonorità più da dancefloor. Un disco che non si sottrae a tratti all'omaggio alla musica acustica africana, ovvio, rielaborata in maniera assolutamente personale. Un'ora di divertimento allo stato puro, assolutamente da non perdere.

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27/04/2009

Havilah

Un sound tra il ruvido e il melodico, un po' come ci hanno abituato tradizionalmente le band australiane, a partire dai Died Pretty ai Midnight Oil. Havilah, fresco di pubblicazione è il loro quinto lavoro, e non si sottrae alla regola. Fresco e immediato, di pronta fruizione per le recchie, è un disco facile quanto basta ma assolutamente non banale. Ideale per chi vuole rinfrancare udito e testa dopo avere, per esempio, dedicato tempo ad Animal Collective. Da consigliare caldamente per un'oretta di ascolto tranquillo, ma non privo di picchi a tratti anche commoventi. Decisamente notevole.

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22/04/2009

Sometimes I wish I were an eagle

Bill Callahan, ovvero l'ennesimo grande interprete del songwriting americano. Sospeso fra Tom Waits, Lou Reed e Leonard Cohen per la profondità della voce, a me personalmente alla lunga fa un po' faticare per la ripetitività dei brani. Anche qui, come in maniera comunque diversa per Bat for lashes siamo di fronte a un album del tutto gradevole, ideale soundtrack per una serata d'estate sotto il porch, seduti sulla sedia a dondolo, un drink in una mano e una pipa nell'altra. Il fatto è che dopo un po' ciò che è estremamente gradevole diventa altamente soporifero, probabilmente a causa di arrangiamenti un po' troppo orchestrati. Un disco un po' più essenziale, insomma, solo chitarra e voce, avrebbe svolto il suo sporco lavoro con maggiore [... leggi ancora ]

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20/04/2009

Two suns

Viene da Brighton e incide per lo storico marchio Parlophone il nuovo miracolo portato in trionfo dalla critica. Non che Two Suns, otto e mezzo da Pitchfork e "devastante capolavoro" secondo il Sunday Times sia un brutto disco, tutt'altro. E bellissima è la voce della protagonista, dove Bat for Lashes è lo pseudonimo dell'artista anglo-pakistana Natsha Khan. Il fatto è che pur evocando atmosfere sofisticate, poetiche e a tratti anche travolgenti, il disco attinge a piene mani da cose già sentite. I modelli principali? Tori Amos, certo, P.J.Harvey? Un po' di meno. Björk? A piene mani. Ed è proprio questo fare il verso all'aliena di Reykjavik che alla fine disturba un pochino, anche perché non si tratta soltanto di un vezzo vocale, ma di [... leggi ancora ]

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15/04/2009

Keep it hid

Voce e chitarra dei Black Keys, il primo lavoro da solista di Dan Auerbach propone profonde venature soul e blues e una voce che ricorda alla lontana quella di Ian Anderson. Un mix sufficiente a incuriosire, e infatti si tratta di un disco abbastanza vario e intenso da poter accompagnare qualche mese di ascolto in questo 2009 che si sta caratterizzando per le buone uscite. Scelta difficile comunque: c'è chi sostiene che ormai il blues sia linguaggio preistorico, che tutto sia stato già detto. Non è... detto però, scusate il bisticcio, che si debba godere solo ed esclusivamente di invenzioni geniali e non anche di un bagno nel ruscello della nostra giovinezza. E non è garantito che qualche raggio di sole, o qualche sfumatura di colore, [... leggi ancora ]

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13/04/2009

1938

Thom Fuhrmann, Ethan Port, Greg Grunke, Val Haller e Alan Waddington riuniti per portare di nuovo in giro il premiato marchio dei Savage Republic. E' accaduto due anni fa, e il disco mi era sfuggito, colpevolmente. 1938 il titolo di questo splendido album, preceduto da un EP, Siam e, appunto, una tournée. Grandissimi ancora oggi i losangelini SR, nonostante l'ultima prova risalga addirittura al 1989. Un ritorno sporco al punto giusto che ci fa sognare i tempi che se ne sono andati e un'acustica essenziale che fa ancora invidia a gruppi ben più celebri e celebrati. E tant'è, ma sono ancora a parlare di cose che mi piacciono, guarda un po'... ;-P

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10/04/2009

CHI HA RAGIONE?

Come un tempo la fantomatica cura-Di Bella, oggi spunta anche la cura-Giuliani. Più che credere ai sismologi secondo i quali i terremoti *non* si possono prevedere, una buona fetta di nazione, presa evidentemente da una sorta di deriva irrazionalistica, invoca il Ricercatore del Gran Sasso come nuovo Messia: ma è proprio vero quello che sostiene Giampaolo Giuliani, e cioè che dalle emissioni di radon sarebbe possibile prevedere con ragionevole precisione la località in cui colpirà un violento sisma? La tragedia dell'Aquila poteva dunque essere evitata? Ci si dimentica che Giuliani aveva previsto un terremoto a Sulmona, e un po' ovunque, internet compresa, infuria la polemica coi partiti opposti; visto che Giuliani si ritrova per [... leggi ancora ]

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08/04/2009

A woman a man walked by

Devo confessarlo: quando ascoltai White Chalk mi dissi che la carriera artistica di P.J era arrivata al capolinea: un disco sofisticato, certo, in una certa misura affascinante, ma privo di quelle fughe testosteroniche che avevano contraddistinto l'Erinni del Dorset per anni e anni. E negli anni l'Erinni si era accompagnata a un sapiente e soprattutto paziente mentore, quel John Parish che in quell'occasione seppe fare di un disco non memorabile il trampolino di lancio verso un nuovo inizio. Così eccoci al 2009 e a questo A woman a man walked by, lavoro bello e vario, in cui assistiamo di nuovo al miracolo: la cantante sofisticata di White Chalk impugna di nuovo la bipenne e fa a pezzi melodie e partiture, ci intriga e ci maltratta, ci delizia [... leggi ancora ]

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06/04/2009

Fever Ray

Ecco un disco che mi piace... No, scherzi a parte, anche se si tratta di elettronica e non è esattamente il mio genere, qui siamo su versanti abbastanza evocativi per solleticare la mia curiosità, ed eccomi così tornare a celebrare il disco dell'anno... No, scherzo ancora... Nonostante gli alti voti conferiti un po' ovunque, questo lavoro di Fever Ray, pseudo della svedese Karin Elisabeth Dreijer Andersson, sorella di Olof e con lui animatrice dei Knife, non è probabilmente tra i lavori che entreranno in top 20, ma di sicuro si farà ricordare per spessore ed originalità. Dieci tracce per una cinquantina di minuti, il dark che si intreccia con trame più facili o comunque meno oscure, il lato nero dell'esistenza che si apre improvvisamente [... leggi ancora ]

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01/04/2009

Beware

Mi rendo conto che è una questione di amore: o lo adori o lo odi, e nel mio caso è la seconda: io, Bonnie Prince Billy non l'ho mai digerito. Sarà che l'insostenibile leggerezza dell'essere mi lasciava perplesso anche all'epoca di Milan Kundera, ma questi dischi che ci arrivano a carrettate dal signor Will Oldham, tutti leccati, tutti uguali, poco mi convincono. E poco mi convince anche quest'ultimo "miracolo", Beware; anche gente che ne capisce più del sottoscritto timidamente scrive che se un difetto c'è in questo disco è non dire niente di nuovo rispetto ai precedenti. Ma allora, ci sarebbe da chiedersi, perché darlo alle stampe? Perché ridondare in uno stile che ormai sembra fare il verso a se stesso? Fin qui però l'insurrezione [... leggi ancora ]

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