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Beware

Di: Ubik | 01/04/2009
Mi rendo conto che è una questione di amore: o lo adori o lo odi, e nel mio caso è la seconda: io, Bonnie Prince Billy non l'ho mai digerito. Sarà che l'insostenibile leggerezza dell'essere mi lasciava perplesso anche all'epoca di Milan Kundera, ma questi dischi che ci arrivano a carrettate dal signor Will Oldham, tutti leccati, tutti uguali, poco mi convincono. E poco mi convince anche quest'ultimo "miracolo", Beware; anche gente che ne capisce più del sottoscritto timidamente scrive che se un difetto c'è in questo disco è non dire niente di nuovo rispetto ai precedenti. Ma allora, ci sarebbe da chiedersi, perché darlo alle stampe? Perché ridondare in uno stile che ormai sembra fare il verso a se stesso? Fin qui però l'insurrezione del sottoscritto conto il business che a quanto pare la fa da padrone anche nel mercato indie, insomma, se una ricetta funziona, perché abbandonarla. Pertanto, se amate il songwriting, se non vi dispiace ascoltare cose già dette e strarisapute, se siete appassionati allo stile peraltro personalissimo del già genio di Louisville, se avete consumato fino all'ultimo bit o all'ultimo solco di Lie down in the light struggendovi dal desiderio, sì, insomma, se proprio siete dei cheerleader del Principe, bè allora fatevi sotto. Se siete però delle persone normali, bè, mettete su Beware solo se volete farvi una sana dormita... ;-) E stavolta manco il brano vi lascio, se siete curiosi andatevelo a scoprire da soli... ;-P

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