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AVANGUARDIE RUSSE

Di: Marcello Berlich | 27/08/2012
Roma, Ara Pacis. Fino al 2 Settembre. Strano: stai a vedere che anche le mostre d’arte contemporanea mi stanno venendo a noia… oppure, semplicemente, la mia mania di ‘vedere tutto’ sta mostrando gli effetti collaterali. Quest’anno è la seconda volta, che mi capita di andare a vedere una mostra e di uscirne sostanzialmente insoddisfatto: già successe qualche mese a dietro, con Mirò; è accaduto di nuovo, pochi giorni fa, con l’esposizione dedicata alle Avanguardie Russe, che entra oggi nella sua ultima settimana di programmazione, a meno di improvvise proroghe
. Intendiamoci, come nel caso di Mirò, non si può parlare di una mostra ‘brutta’ , quanto di qualcosa di - almeno in parte - insoddisfacente (ovviamente, si tratta di un parere del tutto soggettiv): è come se ti avessero solleticato il palato e poi arrivati al dunque, la ‘ciccia’ fosse scomparsa.
. Che poi, a dirla tutta, stavolta l’organizzazione ci ha messo del suo: insomma, vedì lì i nomi di Malevich, Kandinskji e Chagall ‘strillati’ a tutto volume sui manifesti pubblicitari, poi vai lì e ti accorgi che i primi due sono ‘derubricati’ a inizio mostra, con due aree ‘dedicate’, una mezza dozzina di opere ciascuno; con Chagall si sfiora addirittura la ‘pubblicità ingannevole’, visto che di quadri suoi ce ne sono tre, nessuno dei quali poi riporta (se non in minima parte) le atmosfere ‘oniriche tipiche dell’artista; per contro, troppo spazio appare essere stato dedicato ai cezannisti e ai post-impressionisti, che da soli occupano una gran porzione della mostra; più interessante la sezione dedicate a Larionov e Goncharova che avrebbero meritato forse più spazio.
L’esposizione riprende quota con le aree Cubofuturismo – Astrattismo – Costruttivismo, ma anche qui: non mi potete usare il nome di Rodchenko come una sorta di ‘specchietto per le allodole’ e poi esporne una sola opera. Formalmente è corretto, l’autore è effettivamente esposto, ma uno si aspettava un pò di più.
Alla fine a percorrerla tutta ho impiegato un’oretta (contro i 90 minuti circa di media), anche perché poi il numero di opere esposte è tutto sommato non abnorme. Un punto di merito vorrei però sottolinearlo: la nuova organizzazione degli spazi espositivi è molto più efficace di prima; a occhio e croce, credo che la superficie sia stata anche un filo ampliata, fatto sta che tutto è più ampio, luminoso, arioso, venendo meno il senso quasi ‘claustrofobico’, che caratterizzava la precedente articolazione degli spazi, anche e soprattutto grazie all’eliminazione dei due fastidiosissimi corridoi laterali nei quali, nelle occasioni più affollate, era difficile anche solo muoversi...

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