Cerca tra i 5477 podcast,
l'archivio delle nostre trasmisioni dal 2006

Cosa tiene accese le stelle

Di: Bookworm | 20/07/2012
di Mario Calabresi (Mondadori, 2011, € 12). “Eppure il passato è il libro più interessante che si possa leggere.” Una frase da un’intervista a Franca Valeri, ultranovantenne, che lamenta una cosa sola dei giovani, che mancano di memoria, e si giustificano con una frase terribile e disarmante: “Non ero ancora nato”.
Questa intervista, non a caso, è la prima del libro, che è una ricerca di quanto ci sia o meno di giustificato e giustificabile nell’universale scoramento e sfiducia nel futuro, il futuro del mondo, dei giovani, delle istituzioni. L’autore, nella sua qualità di direttore de “La Stampa”, viene quotidianamente sommerso da lettere di giovani e genitori di giovani ed educatori di giovani delusi e scoraggiati, che lamentano la mancanza di investimenti nell’educazione e nella ricerca, l’assenza di un futuro professionale , di una sicurezza economica, la mancanza di possibilità per chi vuole fare, creare, inventare. Quindi ha deciso di analizzare se questa visione apocalittica del futuro sia davvero così fondata, o non risenta della tendenza all’allarmismo e al sensazionalismo a cui nessuno riesce a sfuggire, che si parli dell’economia dello stato o del caldo estivo.
Calabresi parte da un’affermazione di sua nonna: “La lavatrice. E’ stata l’unica invenzione che ha fatto davvero la differenza e ha messo fine a secoli di fatica delle donne ... ricordo ancora le ore passate in piedi, il mal di schiena da levare il fiato e le mani in fiamme.” E chi di noi non ha sentito affermazioni simili da mamme o nonne, e chi vive nei paesi può forse ricordare le donne con i catini di panni lavati che tornavano dal fontanile, dove si scambiavano le notizie, ma il lavoro era massacrante. Ecco, non si può negare che adesso rispetto a sessant’anni fa ci sono molte ore libere in più solo per il contributo di questo elettrodomestico. Le interviste a Umberto Veronesi e a Giuseppe Masera, oncologo infantile, dimostrano che il futuro, per i malati, è stato conquistato, altro che distrutto. E quella ad Amal Sadki, bambina ligure di dieci anni di origine marocchina, che non ha quindi ancora la cittadinanza italiana, ma che è stata scelta come rappresentante per la Liguria alle celebrazioni per i 150 anni della repubblica, perché era la bambina più intelligente e matura, con tutti dieci in pagella (a parte un 9 in arte), e che considera lo studio come la strada per evitare di diventare una casalinga come la mamma o una lavoratrice manuale come il padre, ci mostra una determinazione e una sicurezza che dovrebbero essere un esempio per molti scoraggiati che partono da situazioni socioeconomiche molto più vantaggiose delle sue. E quella a Loris Degioanni, laureato al Politecnico di Milano, che avendo trovato il coraggio di lanciarsi, di abbandonare il nido nel paese in provincia di Cuneo e tentare la fortuna con uno scambio di università in Nuova Zelanda, si ritrova ora a 36 anni a vivere in California, con un lavoro che lo appassiona e in cui crede alla Silicon Valley dove ha fondato una società con un professore in pensione e altri laureati del Politecnico, e un conto in banca da fare invidia a un dirigente molto più anziano di lui. E le storie dello stesso Calabresi, che si è costruito una carriera con un po’ di fortuna, molta faccia tosta, ma soprattutto rinunciando alle sicurezze tradizionali e ai vincoli che comportano.
Quindi dalla sua analisi emerge che è vero, si, che il futuro, nel senso che la strada già pronta, il lavoro fisso senza rischi e la pensione alla fine, non sono più alla portata di tutti, anzi lo sono di molto pochi; ma non per questo dobbiamo sdraiarci per terra e aspettare di morire. Due generazioni fa non erano il posto fisso e la pensione ad essere in dubbio, era la vita stessa, e un tetto sopra la testa, e cinquant’anni fa spesso si era contenti di avere il tetto di una sola stanza sopra la testa di una famiglia di otto persone. Quindi sarebbe il caso di avere il coraggio di quello che si sa fare, di quello che si sa essere, cercare di costruire la vita con quello, aiutandosi a vicenda, e imparare di nuovo a risparmiare per il futuro o per raggiungere uno scopo, ritrovare la pazienza e la costanza di raggiungere le cose un passo per volta, non lasciarsi indurre al panico perché non si riescono a ottenere nei modi e nei tempi a cui una civiltà di consumo immediato usa e getta ci ha abituati. Noi non siamo usa e getta, siamo di più, e i giovani sono molto molto di più, e il futuro non gli può essere rubato, perché il futuro sono loro, non devono lasciarsi abbindolare dalla propaganda facile e distruttiva.
Il fatto poi che nell’ultimo capitolo un astrofisico entusiasta affermi che la più grande conquista del secolo scorso sia stato il viaggio sulla luna e non la lavatrice, ignorando così il valore del lavoro di tante donne per tanti secoli, beh, quella è un’altra storia.....

Condividi

     

Commenta

ULTIMI POST