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Fare bella figura

Di: Franz Andreani | 13/04/2012
La prima regola che ti impone il bravo conduttore radiofonico di talk show è: non mischiare troppi argomenti. Per favore. In radio ora funziona così, tu chiami, dici quello che vorresti dire e la solerte redazione ti richiama. Filtrano le telefonate. Una volta nella vita richiamano proprio te; tu, con la voce rotta dall’emozione, balbetti qualcosa mettendo tutta la rabbia che hai nel calderone: il calcio scommesse, le tasse, il prezzo della benzina, un governo equo con i poveri, perché fa diventare tutti poveri allo stesso modo e nello stesso momento, maroni che scarica bossi svelando i segretucci di famiglia e via “zagajando”. Il conduttore, solerte come la redazione, ti ferma e ti dice: no, troppe cose, stai parlando di troppe cose insieme.
Ed io ci ripenso, e mi chiedo se non sia proprio il caso di mettere tutte queste cose, apparentemente slegate, in stretta relazione l’una con l’altra, come fa la medicina cinese con i vari sintomi provenienti dal corpo umano. Troverete il denominatore comune, la cosa che le accumuna tutte, anzi le cose; ignoranza, arretratezza culturale, cupidigia, diffuso malgoverno. Ma il valore che a me salta più agli occhi è l’apparenza. Deve sembrare sempre qualcosa, visto che non si riesce a fare almeno che le cose appaino.
Non si tratta di pura e semplice demagogia, la vecchia macchina della propaganda di regime è roba superata ormai, è qualcosa di più subdolo e di molto più efficace.
Il vecchio governo ci aveva abituati già a questa pillola. La compagine governativa era composta da personaggi che nulla sapevano delle rispettive competenze, al massimo un ragioniere appagato e ricco, forse, conosceva qualcosa di contabilità familiare e faceva il ministro dell’economia. Quella compagine era sostenuta da un Parlamento ancora nel pieno dei propri poteri. Fatta qualche illustre e dovuta eccezione, la classe dei deputati è composta da gente nominata, non eletta, dai partiti politici, da quelle stesse segreterie che ora si propongono di fare una legge sui rimborsi elettorali, sempre e comunque contro il volere popolare che li aveva respinti con uno dei pochi referendum che sono stati votati durante la nostra storia repubblicana.
Il giro di valzer suicida del nostro paese è questo: ed io metto tutto insieme nel calderone, mescolando con il mestolo giocatori che si vendono le partite di calcio usando come intermediari quegli stessi autisti di politici e superburocrati che detengono saldamente la ricchezza povera del nostro paese, che fanno il bancomat con i soldi pibblici per le spese di famiglia dei segretari di partito. I partiti politici guardano a vista un governo, quello attuale, composto da tecnici che sbagliano anche a fare i tecnici, non dimentichiamoci la scorsa settimana il panico dovuto alla confusa formulazione della legge che ha istituito l’IMU, la cui chiarificazione è stata solo rinviata. Un governo di tecnici che vivono nel mondo delle loro teorie universitarie, fatte per un mondo che non c’è più. Un primo ministro che parla di equità con ostinazione non si accorge che la forbice tra ricchi e poveri si sta allargando, che nessun interesse è stato toccato, a parte quello della solita classe media, per non parlare di disoccupati, donne e giovani. Perché, ad esempio, fomentare gli animi sull’articolo 18, quando il mercato del lavoro è in difficoltà? Lo si fa per apparenza, quell’apparenza che nasconde la voragine verso cui stiamo continuando a precipitare. È quella stessa apparenza che fa dire al nostro primo ministro che occorre fare le leggi, e si riferiva proprio alla riforma del lavoro nella sua dichiarazione del 11 aprile, per non dare l’impressione ai mercati che ecc. ecc.
Ecco il punto, bisogna dare l’impressione che le cose stanno cambiando, perché è più difficile cambiarle davvero. Far vedere una salute che non c’è ai mercati, al mondo della finanza che è una delle più grandi finzioni del nostro tempo, quella finanza tutta teoria che però regola, con le scommesse sulle economie, il destino degli stati. Le scommesse che truccano il mercato, come quelle che si fanno sulle partite di calcio.
Un governo che con ostinazione e senza dare ragioni, va avanti con progetti che si fanno vedere come l’alta velocità, che ci fa fare bella figura in Europa, forse, ma che non è in grado di rimuovere l’amministratore delegato di Trenitalia, che sta impoverendo una ricchezza come il trasporto ferroviario, le sue reti regionali e la sua capacità di essere alternativo al trasporto su gomma.
Per parlare di economia, quanti di voi stanno vivendo l’esperienza del servizio virtuoso? Nel mondo reale un servizio è virtuoso quando è offerto a costi competitivi e soprattutto funziona senza burocrazia. Nell’Italia di oggi un servizio, un’università, una struttura pubblica è virtuosa quando realizza un risparmio. Per risparmiare si sceglie sempre di diminuire a forza lavoro, così che il lavoro da fare sia a carico sempre di un numero minore di persone a scapito dell’efficienza, e si possano aprire le porte alla clientela, perché il servizio, a quel punto, diventa un favore. E le direzioni generali, ignare di cosa sia l’efficienza, elargiscono i bonus economici anche molto cospicui a coloro che riescono a far apparire di aver contenuti i costi. Perché credete che le banche non prestino più denaro ma continuino a consolidare la propria situazione finanziaria prendendo in prestito denaro pubblico a tassi agevolati? Perché qualche manager viene ricompensato con un cospicuo bonus in cambio della diminuzione dell’esposizione al credito di quella filiale.
Ultimo esempio, e mi fermo rimandando a voi la parola: ma queste note spese di casa bossi, non vi fanno pensare? L’apparenza, mal riuscita oltretutto, era quella di un partito solido e integerrimo, ora hanno fatto uscire le multe dei figli, qualche ristrutturazione di famiglia e le parcelle del dottore, un apparenza ben misera, quanto basta per saziare il nostro appetito. Dietro si nasconde il dominio della lega sulle banche, lo scambio di favori con i precedenti governi e forse anche con questo, che per far vedere che le tasse le pagano tutte manda i media a registrare i blitz della guardia di finanza.

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