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MURIEL BARBERY: L'ELEGANZA DEL RICCIO

Di: Marcello Berlich | 18/04/2012
Parigi, un conodominio alto-borghese, abitato da alti funzionari dello Stato e stimati professionisti. Reneé è la portiera dello stabile, Paloma la figlia minore di un politico in carriera; entrambe nascondono un segreto: per la prima è l'amore per la cultura, che attraverso una lunga formazione da autodidatta l'ha portata possedere un 'sapere' di gran lunga superiore a quello dei supponenti abitanti del palazzo; per la seconda, è l'intelligenza, più elevata della media.
Entrambe, nascondono queste loro doti, Reneé sotto le apparenze del più trito prototipo della portiera dall'aspetto sciatto e i modi trasandati che passa il tempo davanti a insulsi programmi televisivi, Paloma 'costringendosi' a mostrarsi anonimamente normale e covando nel contempo l'idea di un suicidio drammatico e spettacolare in occasione del prossimo compimento dei tredici anni. A sbaragliare l'esistenza della prima e i piani dell'altra sarà un nuovo inquilino, un giapponese dai modi gentili, l'elevata cultura e una spiccata capacità di guardare oltre le apparenze.
Reduce dal buon successo di "Estasi culinarie" , risalente al 2000, sei anni dopo Muriel Barbery pubblicava "L'eleganza del riccio", diventato rapidamente il classico 'caso letterario' fino a meritarsi, qualche anno dopo, una trasposizione cinematografica. Un successo meritato, perché la Barbery riesce a scrivere uno di quei libri 'densi' ma allo stesso tempo leggeri, capaci di varcare il confine, tra letteratura 'leggera' e narrazione per 'elevati spiriti'. In un mix di dramma e comicità che, pur già ampiamente sperimentato, viene riproposto con efficacia, la Barbery è abile nell'inserire lunghe disquisizioni sull'animo umano, riflessioni sulla letteratura, l'arte, la filosofia, rendendo certo alcuni passaggi un filo ostici per il lettore medio, ma riuscendo nell'intento di non trasformare la lettura in un esperimento destinato solo alle 'elite' .
L'efficacia del libro sta tutta qui: dipingere caratteri veri, senza mai abbandonare l'ironia e facendo in modo che il lettore vi si affezioni e nel contempo riuscire a parlare di qualcosa di 'alto', finendo magari per incurosire i lettori meno avvezzi a certe tematiche e spingendoli ad approfondire (e in questo, meglio chiarire, senza alcun intento pedagogico o saccente pedanteria).
Un 'caso letterario' scritto da una scrittrice: non come avviene solitamente qui da noi, dove in genere i 'casi letterari' finiscono per essere opera di persone che in genere con la letteratura nulla hanno a che fare...

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