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Neve in tempo di crisi

Di: Franz Andreani | 12/02/2012
Se guardo fuori dalla finestra della mia casa la neve ha appiattito tutto, non si vedono le buche fatte dal cane, non si vede il viale che porta al cancello, ora mentre scrivo – è sabato pomeriggio – continua a nevicare.
Tutto questo bianco appiattirsi e livellarsi ha messo paradossalmente allo scoperto guai del nostro paese che ci trasciniamo da diversi anni, ma ha messo anche in luce quanta gente generosa e pronta ad aiutare gli altri si dia da fare, ha messo in luce la solidarietà e la cupidigia insieme.
Nella prima ondata di neve nel centro Italia io mi trovavo a Roma e per due giorni ho tentato di raggiungere casa fuori provincia; alla fine, in sei ore di viaggio e grazie alla buona volontà del personale del locale consorzio di autobus, il cotral, sono arrivato al bivio fuori dal paese. La buona volontà sta mandando avanti le cose, senza di essa non si riuscirebbe a fronteggiare una situazione di oggettiva emergenza in Italia.
Mi pongo alcune brevi domande. I treni viaggiano ovunque e in qualsiasi situazione climatica, ma diverse linee regionali sono rimaste chiuse completamente anche per 72 ore, forse mancavano i mezzi spazzaneve abbandonati in qualche deposito di Trenitalia senza manutenzione, o forse - come ho letto su un report di recente pubblicazione, l’era Moretti – il potentissimo amministratore delegato di Trenitalia – ha mandato via quelle figure competenti e piene di esperienza che sarebbero state in grado di gestirla questa emergenza. Io ho visto il capotreno di un regionale, proprio in mezzo all’emergenza, togliere a colpi di bombola antincendio il ghiaccio dai predellini dei vagoni passeggeri.
Diversi comuni si sono trovati senza energia elettrica, l’abbondante neve ha fatto cadere i rami sulle linee elettriche. Ho sentito un servizio nel quale si raccontava di una squadra proveniente da Pistoia che aggiustava la rete elettrica in Ciociaria, nel sud del Lazio. Ma non sarà forse colpa dello smantellamento e l’esternalizzazione dei servizi di manutenzione dell’ENEL, ora divenuta Terna? L’azienda che a Roma si occupa di rifiuti e giardini ha pale inutilizzate per spalare la neve, che spuntano da un’inchiesta giornalistica.
La protezione civile sembra un gigante d’argilla, ora che non serve più assicurarsi la spettacolarità delle operazioni, dopo aver avuto la possibilità di occuparsi a 360 gradi di grandi eventi e di escort, è rimasta senza finanziamenti, svuotata, annullata. Perfino l’esercito in quest’era di tagli con la motosega del ex ministro Tremonti, firma una convenzione con il ministero degli Interni per farsi pagare in caso di intervento.
Eppure nel nostro paese ci sarebbe molto da fare, se non fosse che i dirigenti sono così miopi da guardare solamente ai propri interessi e ad un successo di facciata momentaneo, ma la natura non fa sconti lo sappiamo bene, se decide di fare dei “capricci” imbianca le spiagge della Romagna e delle Marche e se non siamo preparati succedono i disastri. Certo che tutto questo gridare al lupo al lupo può disorientare: da un parte crea ansia nella gente, dall’altra agli allarmi quasi non ci si crede più e si vive alla giornata. E non tocco Roma, una volta era la città eterna ora bisogna dire, perché tutti lo dicono, Roma Capitale. Nella città eterna il sindaco fa sceneggiate per mascherare una certa incapacità a guardare al di là dei propri interessi, seguito da molta stampa soprattutto di pseudo-sinistra che così ne amplifica le gesta ed il consenso vittimistico. Ma la Roma di questi giorni è stata lo specchio del nostro paese: spreco, approssimazione, speculazione e tanta tantissima buona volontà e generosità, gente dei trasporti pubblici che quando la protezione civile non interviene ancora, gira per le strade provinciali per salvare automobilisti in difficoltà, trattori che spalano incessantemente neve e tirano fuori intere frazioni dall’isolamento, vigili del fuoco a chiamata che lavorano solo quando ci sono emergenze.
Dovremmo imparare forse che l’economia di un paese non è fatta solo di PIL ma anche di strutture atte ad intervenire nell’emergenza e di mantenere nell’ordinario, di organizzazione, d’esperienza. Se è pur vero che il posto fisso non è un valore di per se, qualcosa che gli fa da contraltare è l’esperienza e l’esperienza si acquisisce con l’amore per il lavoro che si fa. Ci sarebbe molto da fare e da organizzare in Italia, e ci sarebbero molte teste disposte a farlo se solo ci staccassimo da tutto questo spettacolo inutile fatte di dichiarazioni e controdichiarazioni.

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