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SETH GRAHAME-SMITH: ORGOGLIO E PREGIUDIZIO ZOMBIE

Di: Marcello Berlich | 08/02/2012
Sembra facile, scrivere un parodia: scegliete un libro, più o meno famoso, ne prendete di mira i più famosi luoghi comuni, li mettete alla berlina, magari fino alla farsa, e il gioco fatto: sembra facile, ma alla fine non lo è per niente. Figuriamoci esercitarsi in una parodia di uno dei più famosi romanzi della storia della letteratura e mixarlo con cadaveri assetati di umane cervella...
L'idea in sé è anche geniale, ma se poi si è più o meno privi degli strumenti adatti a metterla in pratica, il risultato può riuscire sgradito sia agli amanti dell'originale, che a quelli del genere horror.
Detto tra noi, non credo esistano così tanti amanti del romanzo della Austen che accettino di buon grado che le vicende della loro eroina vengano trasposte in un'Inghilterra preda del flagello dei morti viventi, ma qui non è questione di gusti: qui è questione che o si è capaci, o no. Alla fine, è un pò come per le cover musicali: si può pensare di fare una versione per orchestra balcanica di Creep dei Radiohead (invento, non so se sia veramente successo), ma se non si hanno gli strumenti, meglio lasciar perdere.
Ecco, questo è esattamente ciò che ho pensato dopo aver chiuso "Orgoglio e pregiudizio zombie": ottima idea (quando per la prima volta vidi il libro, mi dissi che era assolutamente irrinunciabile), ma esito mediocre.
Il risultato è a dir poco confusionario, a cominciare dalla scelta, molto opinabile, di 'mixare' letteralmente autentici stralci dell'originale, con degli inserti 'gore' che spesso e volentieri sono fini a sé stessi, talvolta certo strappando qualche risata, ma generalmente poveri di senso. La scelta, ribadisco, è del resto opinabile: capisco il rispetto che si deve all'originale, ma è come se Mel Brooks avesse costruito "Frankenstein Junior" come un enorme 'blob' alternando scene dell'originale a sketch girati ex novo: già il concetto di base fa acqua da tutte le parti.
L'adozione di tale principio comporta, a cascata, tutta una serie di conseguenze, a partire da un ancoraggio fin troppo saldo alla vicenda originale, con la parodia che ne segue pedissequamente lo svolgimento, riservando dei cambiamenti solo ad alcuni dei personaggi, e peraltro quando questi sono ormai lontani dalla storia.
Altrettanto discutibile (e a questo veramente non riesco a dare alcun senso), la scelta di rendere le cinque sorelle Bennett una sorta di guerriere educate alle arti marziali in oriente per difendersi dall'epidemia zombesca (nel mondo del libro, la piaga è esplosa ormai da oltre mezzo secolo); identica sorte riservata a Lady Catherine, che porterà come conseguenza il fatto che lo 'shodown' verbale con Elizabeth sul finire del libro si trasformerà in un vero e proprio combattimento senza esclusione di colpi.
Per il resto, gli episodi autenticamente orrorifici sono disseminati qua e là senza avere troppo impatto sulle vicende del libro, quasi giustapposti.
Una mezza, se non completa, delusione, quindi: un libro che non mancherà di far inorridire gli amanti della Austen, lasciando sostanzialmente insoddisfatti gli amanti dell'horror e delle parodie in genere.
L'unico lato positivo, è che per poterlo 'godere' pienamente, sono andato a rileggermi l'originale, letto (e nemmeno tutto) ai tempi del Liceo, colmando una delle mie (tante) lacune in fatto di classici della letteratura.

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