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Manovra: delusione senza sorprese

Di: Franz Andreani | 09/12/2011
Il tentativo di dare una lettura diversa alla manovra come contributo alla nascita di una maggiore consapevolezza.
Avevo qualche minuto prima di prendere il treno ieri sera e allora sono passato a trovare due amici, lei imprenditrice di se stessa, lui impiegato presso un ente statale che proprio in questi giorni a deciso di smobilitare l’ufficio nel quale lui lavora per affidare progetti e lavoratori ad una società controllata. La prima cosa che mi viene in mente per intavolare una discussione è la manovra e la sua iniquità.
Ve lo dico come lo sento io, da cittadino che si guarda intorno, che prende il treno e vede pochissima televisione, solo attraverso internet: mi è parso che dal 5 dicembre, giorno nel quale il capo del governo ha annunciato la manovra, ci sia nell’aria una grande delusione, un sentimento che ti fa dire, che peccato, abbiamo perso un’occasione.
Nulla è definitivo, certo ma le prospettive italiane ed europee sono preoccupanti. Mentre scrivo è in corso un vertice di capi di stato e di governo europei, non possiamo conoscerne gli esiti e quanto questi incideranno su nostro futuro. Possiamo chiederci se ci sarà coraggio di decidere e di cambiare le cose o se ci si ferma davanti alle dittature non economiche, ma finanziarie che ci stanno chiedendo il conto di una gestione soprattutto volta ai propri interessi, che di comunitario ha ben poco.
Vi scrivo perché ho un punto di vista, una volta tanto molto negativo: non riesco a vedere in modo fiducioso come mi è sempre capitato, ma non sono un analista e non voglio scorrere il mondo di opinioni che mi sono capitate sotto gli occhi in questa settimana. Voglio riflettere assieme a voi su un guaio fin troppo annunciato, sull’ingenuità che caratterizza il nostro modo di essere. Come potevamo sperare in una distribuzione equa dei sacrifici? Ma non perché quello che ci sta governando sia un governo di tecnici o professori o ancor di più incompetenti, ma perché, seppure nel segno della discontinuità voluta dal Presidente Napolitano, chi ci governa è succube di chi ci ha governato formalmente negli ultimi 16 anni, ma materialmente ha cambiato la nostra mentalità da molto prima.
L’ex primo ministro si è ritirato e ora fa il tifo per Monti, bisogna approvare la manovra, fare presto, l’importante è scaricare la colpa dell’impopolarità di certi provvedimenti su un’altra persona, sull’attuale governo, infondo fino al mese scorso l’italiano poteva credere di star bene, la tv diceva che la crisi non c’era, era una cosa degli altri, erano le banche degli altri ad avere i problemi. Ora cadiamo dalle nuvole e quindi, più di qualcuno, che non vuole o semplicemente non può affrontare i costi della manovra, sarà tentato di credere che si stava meglio prima quando si stava peggio.
L’obiezione che certe opposizioni populiste fanno, rimbalzata anche da noti commentatori della radio e della carta stampata, è che non ci volevano dei tecnici per fare una simile manovra: una manovra così l’avrebbe potuta fare anche il precedente governo. Ma non è vero, tanto che non l’ha fatta, e non l’ha fatta perché non poteva affrontare la perdita di popolarità: ha prosciugato il paese, ha svuotato le coscienze, ha smantellato la solidarietà, ha promosso la furbizia l’astuzia e l’imbroglio a valori nazionali con le parole e con i fatti e poi ha fatto un po’ di manfrina per passare la mano.
Il popolo si illude che basti una persona seria, con un gruppo d gente che lavora sabato e domenica, notte e giorno per risanare l’economia e le coscienze; ma naturalmente non è così. E – non è che voglia prendere le difese di Monti – ma non credo che Monti ed i suoi non ci abbiano pensato all’equità, prendiamo da chi ha di più e anche, ma un po’ meno, da coloro che sicuramente non possono sottrarsi, case, pensioni, imposte dirette alla fonte, ma anche lusso, patrimoni, rendite finanziarie. Ci avranno sicuramente pensato, ma avevano un altro nodo gordiano da sciogliere: c’era il problema dei partiti. Non è vero infatti che questo non sia un governo legittimato dalla volontà popolare, così come strombazzato da certa opposizione populiste e da certa stampa – e siamo al secondo grande falso -, perché saranno sempre le direzioni dei partiti a maneggiare deputati e senatori affinché approvino o meno una manovra economica, riparati dall’ombrello di Monti. Infondo il governo emana un decreto, decide di decidere ma per non trovarsi in una situazione di stallo deve pagare un certo prezzo alle forze politiche elette dal popolo, prezzo salato e impopolare, che è quello di non scontentare quella classe politica che ha controllato i nostri cervelli e ci ha mal governato per anni.
Un governo suo malgrado prestanome. Non voglio essere ingiusto con persone che stanno lavorando, e quindi sottolineo suo malgrado, ed ecco perché la manovra deve essere iniqua, perché deve servire da trampolino di lancio per una nuova vittoria elettorale, perché deve infangare il lavoro di persone che a vari livelli, anche all’interno delle istituzioni, si stanno muovendo per cambiare con la cultura e l’azione sociale le sorti di questo paese.
Deve essere stato difficile per il signor Monti raccogliere l’incarico da uno stato allo sbando, in preda al folle menefreghismo e tentare di salvare la situazione, almeno quella economica, chiedendo alla gente un sacrificio sovrumano. È un altro prezzo che la longa mano del governo precedente ci sta facendo scontare, morto berlusconi, viva berlusconi. Questo governo ombra è il risultato neppure paradossale della campagna anti-berlusconiana-senza-costruire-nulla o quasi, che le forze politiche parlamentari d’opposizione hanno saputo fare, ci siamo affidati ad un uomo solo, il nostro salvatore, ma sappiamo che non è così.

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