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Convergenze parallele: b e casapound, quale sorpresa?

Di: Franz Andreani | 11/11/2011
Voglio mettere insieme due fatti apparentemente distanti per la loro diversa portata.
Partiamo da una considerazione espressa ieri mattina a Radio24 dallo storico Giorgio dell’Arti: essendo indebitati siamo nelle mani dei creditori. Questi sono i fatti, detti da uno storico, non sono ancora fatti storici perché li stiamo vivendo in questo momento, ma, pur rappresentando un dato di fatto, la maggior parte dei commentatori, dei giornali, dei politici, manifesta il loro stupore. Ma come è stato possibile?
Per non parlare della gente comune, “che mi importa del default” è la frase che si sente dire, perché fino al mese scorso la crisi non c’era, scusate, no mi sbaglio, fino a domenica scorsa la gente era ricca perché i ristoranti sono pieni ed i voli tutti prenotati.
Fino a qualche giorno orsono avevo pensato di scrivere su una cosa che ritenevo sconcertante: il fatto cioè che esistono sempre di più due Italie, malgrado le emergenze e le disgrazie. In una accadono le cose, l’altra è chiusa nei palazzi. Mentre le Cinque Terre, lo Spezzino e la Lunigiana e Genova successivamente, venivano inondate dal fango, i politici si occupavano di contare le proprie maggioranze ed i propri traditori, intrigavano come meglio potevano per conservare il potere e prendevano in giro l’Europa con le letterine da furbetti del quartierino. La stessa sindaco di Genova Marta Vincenzi notava che i politici non si erano ne visti ne sentiti, segno di un’Italia sempre più spaccata.
Ma poi sono arrivate le promesse furbette di dimissioni – giocate da b sul fatto che poteva essere sicuro che l’opposizione non sarebbe stata capace di esprimere una personalità, e forse non a torto. Architettato così solo in Italia, giornali e radiotv ci hanno creduto: i mercati, i creditori, quelli che, volenti o nolenti ci tengono in pugno, non ci hanno creduto affatto ed hanno dato vita ad un mercoledì nerissimo.
Partiamo ricordando una cosa fondamentale che spiega quanto questo stato di cose non sia realmente colpa di b, ma del fatto che gli italiani sono tutti dei b, solo più poveri, come scrive Massimo Gramellini in un lucido e esemplare articolo su La Stampa di ieri. L’incredibile bugia, la più grande di tutte, quella “originale”, è che un imprenditore possa fare gli interessi del Paese così come li ha fatti per le proprie attività. Quale regola economica viene invocata a favore di quello che è dato per quasi venti anni come assioma, dai paladini del liberismo che credono al mercato e che ora, solo si accorgono e cascano dalle nuvole sorpresi?
È possibile che non ci rendiamo conto del fatto che questa mania che abbiamo di tirare a campare facendo i furbi non ha più ragion d’essere? Negando sempre, cercando di fare i furbi, oltretutto, abbiamo buttato via parecchio tempo, tempo che si è tradotto in un fiume di denaro e di sfiducia, un fiume di fango per tenere unita l’Italia: ora, dovendo rimediare all’ultimo secondo, sempre ammesso che ci si riesca, dobbiamo farci dettare le regole dagli altri paesi europei e dai mercati mondiali. Ma perché i tedeschi – che pure riescono ad ottenere una riduzione delle tasse senza rinunciare ai servizi sociali, dovrebbero pagare una cifra molto maggiore di questa riduzione, per i debiti contratti da governi folli come l’Italia o la Grecia? E lo fanno, li pagano i nostri debiti, solo che i loro governanti non lo possono dire con chiarezza. Siamo alla follia economica, all’anti europeismo, altro che dare la colpa all’euro. Ci rendiamo conto che un governo che nega l’evidenza fino a CINQUE giorni fa, se avesse potuto battere moneta, se avesse potuto stampare le proprie lirette, avrebbe sicuramente ricomprato sul mercato i suoi stessi titoli di credito, facendo schizzare l’inflazione? B, fino a qualche giorno fa, ha provato perfino a scagliarsi contro l’euro senza spiegare che in effetti, malgrado i mille difetti del mercato comune prima e della moneta unica poi, è proprio grazie all’euro che potremo rispondere, forse, agli attacchi speculativi.
Dove abbiamo vissuto fino ad ora, consapevoli del fatto che un’altra grande bugia viene ripetuta a pappagallo dalla gente comune, cioè che deve governare chi ha ottenuto il mandato popolare, dimenticando che destra e sinistra, ma soprattutto la sinistra, non hanno mai messo mano alla legge elettorale, per cui i parlamentari, e di conseguenza i governanti, sono nominati dai partiti e non eletti dal popolo. Ma questo è un concetto difficile perché la televisione l’ha occultato sistematicamente.
Ma veniamo al nostro parallelo, altri commentatori, anche quelli che si sono svegliati dall’illusione liberista di b solo in queste ultime ore, si sanno esprimere meglio di me. Ma il filo conduttore del mio ragionamento è che le cose non accadono per caso, perché sorprendersi allora?
E veniamo al secondo fatto di piccolissimo cabotaggio per ora, eppure, per noi, molto importante. Ieri mattina nella radio che fondammo ventisei anni orsono e dalla quale siamo usciti inorriditi ben quindici anni fa, una radio che porta il nostro stesso nome ma non può fregiarsi del marchio dell’originalità, da quelle frequenze un personaggio, non lo chiamo neppure conduttore, un noioso volgare personaggio di destra, internet canta potremmo dire, dà la parola a Gianluca Iannone uno di quelli che contano, se non quello che conta di più a casapound. Il popolo di internet si scatena, si indigna, tanto da far chiudere la bacheca della radio per la messe di insulti – di verità da non dire; qualche conduttore, perfino quello più impermeabile, decide indignato di lasciare. Ma leggete sui blog e scoprirete che tutti si sorprendono e si lamentano di non essere stati avvertiti e che non ne erano a conoscenza. Certo anche qui si muovono le retroguardie, quelli che nella politica nazionale chiameremmo i poteri forti, quindi arrivano anche attestati di stima e fiducia, ma le cose non accadono per caso, la gente – ora con Facebook – sbandiera apertamente le proprie posizioni, siamo convinti che se ascolto i led zeppelin ed i pink floyd allora sono di sinistra, meglio ancora faccio cultura? Siamo sorpresi perché chi parla di rock deve essere per forza uno dalla nostra parte? Davvero ci rifiutiamo di aprire gli occhi e ci lasciamo fuorviare dalle apparenze? Analogamente membri di casapound, secondo una denuncia che sarà difficile provare, affronta a viso scoperto con spranghe e bastoni, esponenti locali del PD di Roma, rei di andare in giro ad attaccare manifesti, per affermare chi è che comanda adesso. A Napoli aprono un’altra casapound e giù botte, e i 99posse diffidano la radio fake-rock a mandare in onda i loro brani. Ma noi di cosa dobbiamo sorprenderci se non di noi stessi che ci rifiutiamo di vedere le cose come stanno, che ci appiattiamo dietro a qualcuno che pensiamo possa risolvere i nostri problemi. Sono inorridito, giovedì scorso, quando su FB un amico che guardava l’esordio di Santoro scriveva: “De Magistris auspica una rivoluzione pacifica, grande De Magistris”. Poi salta il tappo e siamo tutti smarriti.
Fatti paralleli che convergono in un'unica disperata situazione, che ci coglie intorpiditi, abituati a delegare al nostro PC i nostri messaggi nella bottiglia, con la speranza che qualcuno – distrattamente – li legga.

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