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CARNAGE

Di: Marcello Berlich | 16/11/2011
Due coppie di coniugi si incontrano per risolvere in modo 'civile' un banale episodio di vita quotidiana: il figlio degli uni ha picchiato quello degli altri, rompendogli un paio di denti.
I genitori della 'vittima' sono due rappresentanti della media - borghesia: un'aspirante scrittrice dalle idee 'liberal', impegnata in iniziative di solidarietà verso il terzo mondo e il proprietario di un negozio di casalinghi; quellii del 'carnefice' sono due professionisti: un impegnatissimo avvocato, perennemente al cellulare, impegnato al momento nella difesa di una multinazionale del farmaco e una consulente finanziaria.
La discussione si sviluppa inizialmente in modo 'civile', appunto, ma non passa molto tempo prima che vengano alla luce le prime crepe, nei modi di pensare, di guardare e 'giudicare' l'altro e via via ecco che l'apparenza e le convenzioni lasciano spazio all'essenza vera delle persone: l'iniziale scontro tra coppie si complica e muta in continuazione, si creano schieramenti 'di genere' (uomini contro donne), o le coppie finiscono per incrociarsi: il conflitto degenera in una serie di micro-dispute, vengono anna luce malumori a lungo tempo sopiti e conflitti latenti, in una progressiva disgregazione, tra fiotti di vomito e abbondanti dosi di alcohol che finiscono per far cadere qualunque freno inibitore.
Più che un film, un pezzo di teatro, girato interamente all'interno di una stanza: una 'gabbia' dalla quale i personaggi non possono uscire, venendo a patti con loro stessi e allo stesso tempo una 'gabbia' che costringe i quattro protagonisti a dare fondo alla propria capacità recitativa: non ci sono trucchi, non ci sono vie d'uscita.
"Carnage" film che dunque è solo ed esclusivamente affidato alle doti attoriali degli attori e ciò che più lo rende un film riuscito è probabilmente il mix dei quattro, tutti presi in diversi momenti della loro carriera: Kate Winslet è un'attrice ormai affermata che si sta avviando verso traguardi sempre più alti; Christoph Waltz dopo tanta gavetta si avvia ad affermarsi; Jodie Foster è un'attrice navigata che forse aveva bisogno di un ruolo 'importante' per rilanciarsi e infine John C. Reilly, per certi versi il più sorprendente, è attore con un'ormai lunga carriera alle spalle, spesso con ruoli da comprimario, che qui trova finalmente la 'grande occasione': il mix, efficacissimo è esplosivo, per un film (tratto dal romanzo "Il dio della carneficina di Yasmina Reza, che partecipa anche alla sceneggiatura) che è trai miglori, se non il migliore, visto quest'anno. Avevo qualche dubbio, andando a vedere quest'ultimo lavoro di Polanski: l'arte non può essere mai completamente disgiunta dalla vita privata, e il giudizio sulle vicende del regista non può essere che lapidario e questo dispiace un pò: non avesse commesso ciò che ha commesso, di Polanski si potrebbe dire un gran bene senza troppe remore.

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