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Di: Gianni Ciaccio | 25/02/2007

Sono appena tornato da questa sorta di "Notte Bianca" poggiana, questo "Carnevale Liberato" di cui ho già parlato nel precedente Primo Piano.

Tanta, tantissima gente, spettacoli musicali, di giocoleria, teatrali, bande, dovunque, in tutti gli angoli possibili. Suoni e colori da far girare la testa. Insomma una bella festa popolare.

Ma non è di questo che voglio scrivere, anche perchè ne ho già scritto.

 

Ho una sensazione contrastante. Vengo da una impostazione culturale che prevede la libertà, anzi la incoraggia e ricerca. Ciò che non capisco è perchè, per alcuni, questa si ritrovi nello stordimento. Non privato, non successivo ad un fatto negativo (forse), ma pubblico e quasi ostentato, sbandierato come simbolo. Ma simbolo di cosa?

Torno a casa con tanti ragazzi negli occhi che hanno suonato, ballato, recitato in questo "happening" stralunato e creativo. Però la mia contentezza è sminuita. E la sensazione l'avevo avuta anche alla notte bianca romana.

 

Perchè, mi e vi chiedo, in questi momenti di festa abbiamo bisogno di bere fino a barcollare, crollare sfiniti a terra o, peggio, finire in un'ambulanza?

 

Ho visto giovani che dopo un paio d'ore dall'inizio della festa erano ripiegati a vomitare, altri portati a braccio dagli amici, altri che ballavano "disarticolati". Intendiamoci, né tutti, né tanti: una esigua minoranza, laddove però è diffusa l'usanza di girare con la bottiglia di vino o di birra in mano.

 

Ma perchè?

 

Casualmente nel tg della sera ascoltavo il servizio sulle vittime della strada del sabato sera ed un collegamento ad una associazione che si occupa di familiari e vittime della strada. Tutti noi guidiamo e sappiamo come in certi momenti, la notte piuttosto che quando piove, il tasso di rischio può alzarsi.

Mentre scrivo non è ancora il giorno dopo, spero tanto con tutto il cuore che questa sera non accada niente a nessuno sulla strada, impegnativa in certi tratti, che riporterà a casa tutti i partecipanti alla festa.

 

La domanda però mi ritorna in testa: PERCHE'? Stare male, far stare male qualcuno vicino, rischiare la guida. E' vero, ho 45 anni, a venti non mi ponevo, credo, tanti interrogativi. Forse sono vecchio, o solo uno che è diventato papà.

Vorrei una risposta, soprattutto da chi non si è ancora fatta quella domanda.

Grazie.


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