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IL CAROSELLO DEI CATTIVONI

Di: il Bisbigliatore | 17/10/2011
Ai margini della rivoluzione i proprietari dei negozi ancora aperti si affacciano di quando in quando, chiedendo ai passanti informazioni sull’evolversi degli eventi. Le serrande abbassate fino a metà suggeriscono che questo non sarà un tranquillo sabato di shopping, anche se c’è ancora il tempo per un gelato. Macchine dei vigili urbani bloccano l’Appia verso S. Giovanni. Si vede e si sente che lì c’è una guerra. Una presunta carica, la folla indietreggia. Un’altra carica, ancora via, verso Piazza Re di Roma, quartier generale di un gruppo di presunti guerriglieri. Arrivano, si mascherano, si armano. Le pietre del pavimento divelte riempiono tasche e zaini, sbucano spranghe, bastoni, bandiere nere, i cassonetti diventano trincee fiammeggianti. La Piazza dei Re è come il cerchione di una ruota da cui partono i raggi, le vie laterali dove si riversano i manifestanti quieti.
In via Cerveteri una bambina piange terrorizzata assillando i genitori: “voglio andare a casa, ho paura dei Black Bloc”. Un’altra, piccolissima, racconta entusiasta: “lo sai che prima abbiamo incontrato i cattivoni?”.
Via Albalonga. Il regno del tiramisù ha le serrande tirate giù; all'interno i prigionieri aspettano il cessato allarme. Sul marciapiede di fronte stendono un tappeto viola, passerella per l’inaugurazione di un centro estetico per uomini e donne; Il furgone del catering scarica le leccornie mentre, dietro la sua postazione installata lì fuori, un dj diffonde pessima musica a basso volume, sovrastata dalle sirene delle decine di ambulanze che scaricano nell’aria la vera colonna sonora di questa giornata. Ci vuole coraggio ad inaugurare un posto del genere in un giorno del genere, a pochi metri di distanza da gente incazzata nera e variamente armata. Radical chic in abiti sgargianti e fiche inebedite mettono in mostra il loro nulla esprimendo stupore di fronte a gruppi di mancati manifestanti che sfilano allontanandosi dalla brutalità. Due signore, forse madre e figlia, guardano attonite lo spettacolo riparate dietro i vetri di una finestra al piano rialzato.
Via Aosta è un percorso ad ostacoli con le macchine che zig-zagano tra i cassonetti rovesciati. Una ragazza in bici si ferma, fotografa, riparte, si ferma, fotografa, riparte. Scooter sostano l’attimo dello scatto, pedoni cercano l’inquadratura migliore; fotoreporter armati di nuove tecnologie sbucano ovunque, rubando le stesse immagini da mille prospettive diverse. Un uomo anziano passeggia con la moglie: “Perché pe’ manifestà devono rompe la robba dell’artri? Sti stronzi! Io farei come Hitler, li metterei tutti ar muro”. Una famiglia a spasso col cane: “Guarda lì, oh…guarda i cassonetti…”, “Porca troia, che c’è stata ‘na guera?”, “…’ndo ‘a buttamo stasera ‘a monnezza?”. Un gruppo di uomini fuori da una trattoria: ”Sarà finita?”, “Macchè, dice che vanno avanti fino alle 9…”, “Perchè, te credi che vanno a dormì presto, sti zozzoni?”. All’imbocco dell’Appia un’ambulanza si ferma e fa salire una ragazza.
Buio. La gente defluisce, i cassonetti fumano, qualcuno brucia ancora. L’odore acre corrompe l’aria. Negozi con le vetrine esposte, ancora intatte, a parte qualche scritta. Quelle di un McDonald in frantumi, ovviamente. A terra, vicino uno scooter, una delle armi: bastone con manico e drappo, la bandiera nera dei cattivoni.
La Piazza dei Re ormai è semideserta, solo sfiorata eppure deturpata dall’ennesima finta rivoluzione. Al centro, tra le mani di qualcuno, sventola un tricolore della repubblica italiana…

IL BISBIGLIATORE

(photo by Roberto Fasulo)

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