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La veglia dei sospetti

Di: Bookworm | 19/10/2011
Fare regali è sempre un rischio; perché il primo posto dove vado a cercarli è una libreria, e da una libreria non esco mai con soltanto quello che cercavo. L’ultima visita in libreria mi ha fatto scoprire un libro che aspettavo da tempo, l’ultimo giallo di Candace Robb.
“La veglia dei sospetti” (Edizioni Piemme, 2010, € 18,50) è la traduzione italiana del decimo episodio de “I misteri di Owen Archer”, A Vigil of Spies, uscito nel 2008.
Il primo motivo che mi ha portato ad apprezzare questa serie è l’ottima qualità della traduzione (di Cristina Cortellaro), un’attenzione veramente rara nell’ultimo decennio, soprattutto per i best sellers. Non so se sia vera la leggenda per cui gli editori mandano i diversi capitoli di un volume a diversi aspiranti traduttori in prova per ottenere il lavoro a costo zero, ma certamente molte opere che ho letto di recente danno quest’impressione, se non quella di essere state tradotte con un programma automatico e poi riviste molto molto sommariamente.
La serie dei gialli di Owen Archer è ambientata principalmente nella città di York, nel nord dell’Inghilterra, nella seconda metà del XIV secolo; La costruzione dei libri è tale che ciascuno può essere letto individualmente, l’autrice riesce a inserire nel racconto in modo plausibile e non pesante il quadro della situazione politica dell’epoca, durante il regno di Edoardo III e la guerra dei cent’anni fra Inghilterra e Francia (ovviamente nel 1350 circa non avevano idea che sarebbe stata dei cent’anni…), e gli intrighi politici di corte e internazionali sono una parte importante della trama e del giallo, anche se il mistero poi si risolve di solito sul piano individuale, e le lotte di potere servono soprattutto a esacerbare le tensioni e le motivazioni personali dietro ai crimini. L’ambientazione medioevale è convincente e il tutto ricorda molto i lavori di Ellis Peters e il suo monaco investigatore gallese del XII secolo.
Candace Robb però ha rivendicato il diritto di una scrittrice donna di avere una protagonista femminile, quindi Owen Archer, l’ex arciere senza un occhio capitano delle guardie dell’arcivescovo, è sposato ad una farmacista brava e intelligente (Lucie Wilton) che, oltre a svolgere un mestiere all’epoca quasi esclusivamente maschile, aiuta il marito nelle indagini, sia indagando per conto proprio sia consigliandolo e mettendolo sulla giusta strada. E’ lei la proprietaria della casa e del negozio, quindi economicamente indipendente dal marito, ed anche gli altri personaggi femminili, l’ostessa e amica Bess Merchent e Magda Digby, la donna del fiume, si dimostrano indipendenti e spesso più capaci degli uomini legati ai loro ruoli tradizionali. Questo equilibrio però si va spostando man mano che la serie prosegue, Lucy con la nascita dei figli diviene timorosa, legata alla casa e al negozio, e passa pian piano in secondo piano mentre il marito segue le sue indagini viaggiando lontano da York o isolato dalla città nella tenuta dell’arcivescovo. In quest’ultimo libro infatti la nostra amata Lucie compare solo alla fine, tirata dentro per i capelli proprio perché non si poteva non farla comparire per niente.
Si direbbe quasi che l’autrice, avendo creato una protagonista indipendente e forte e un protagonista coraggioso ma insicuro di farcela, si sia sentita in dovere di aiutarlo e rinfrancarlo, facendolo diventare più saggio e stabile di libro in libro, mentre la protagonista femminile poteva cavarsela benissimo da sola senza venire chiamata in causa dall’autrice; anzi, ad un certo punto della serie viene indebolita da un malessere fisico che la rende più insicura e serve a stringere i legami con la donna del fiume, alla quale negli ultimi libri viene affidato il ruolo di rappresentare la conoscenza femminile delle cure naturali, dell’animo umano, e quindi la saggezza e il ragionamento che risolve i misteri.
In ogni caso è un libro che sono contenta di avere trovato, e vale la pena di essere letto, anche se non mantiene le promesse di originalità dei primi volumi.

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