Cerca tra i 5479 podcast,
l'archivio delle nostre trasmisioni dal 2006

LA LEGGENDA DELLO SPIRITO CON LA SCURE

Di: il Bisbigliatore | 03/10/2011
Sparsi e struggenti ricordi mi hanno assalito allo stomaco qualche giorno fa quando, dopo secoli, ho riaperto le scatole che contengono un vecchio tesoro, per cercare un'immagine da fotografare e qualcosa da raccontare in questo blog…

Feci la conoscenza di ZA-GOR-TE-NAY grazie ad un mio cugino. Avevo già avuto a che fare con i supereroi americani e questo, soprattutto per via del costume, ne sembrava una specie di versione nostrana più a portata d’immedesimazione per noi fanciulli dell’epoca, dato che le storie erano ambientate in quel far west così familiare, a causa dei celeberrimi film americani che la RAI mandava in onda il lunedì sera sul primo canale e della moda del nostro cinema di quegli anni.
Doveva essere la primavera del 1976 perché il primo numero di ZAGOR che comprai in edicola fu, se non ricordo male, “Il fantasma di Stone Hill” uscito nel maggio di quell’anno; era la storia nella quale si parlava per la prima volta del misterioso Kandrax il Mago. Mi sembrava di essere entrato in contatto con un mondo straordinario; avevo poco più di undici anni e mi fu subito chiaro che avrei seguito ad ogni costo lo SPIRITO CON LA SCURE nelle sue mirabolanti avventure. In effetti anche le altre pubblicazioni che la DAIM PRESS (così si chiamava allora l’attuale SERGIO BONELLI EDITORE) sfornava all’epoca erano ambientate esclusivamente nel pionieristico ovest americano (fatta eccezione per MISTER NO, prototipo dell’antieroe di marca bonelliana collocato in sudamerica negli anni 50); da TEX al COMANDANTE MARK, dal PICCOLO RANGER al meraviglioso KEN PARKER che arriverà sul finire degli anni settanta.
Con ZAGOR, però, quel furbacchione di Guido Nolitta (al secolo proprio Sergio Bonelli) inventò una terra immaginaria, Darkwood, nella quale poter collocare e far convivere tutto quello che la sua mente fertile produceva, in una sorta di crossover ante litteram. Ecco dunque LO SPIRITO CON LA SCURE combattere, spesso al fianco degli amici pellerossa, contro fuorilegge, soldati corrotti, mercanti senza scrupoli, ma anche scienziati pazzi (il malvagio Hellingen), creature gotiche (L’uomo Lupo, il vampiro Bela Rakosi e Molok, una sorta di creatura di Frankenstein), zombie, vikinghi, pirati e così via.
Una miscela esplosiva per molti dei bambini che, in quegli anni, passavano la maggior parte del loro tempo libero ad inventare i propri giochi in gruppo, per strada.
Ricordo le esplorazioni all’interno dei garage della zona nel tentativo di scoprire “cunicoli nascosti” e “passaggi segreti”.
Ricordo le guerre ingaggiate con le bande delle altre vie del quartiere armati di pistole ad acqua, la gioia impagabile della vittoria e la terribile umiliazione della fradicia sconfitta.
Ricordo gare di corsa nelle strade, giochi con le biglie sui marciapiedi e interminabili partite di calcio nei cortili dei palazzi in cui risuona ancora l’eco di quelle sfide leggendarie, delle quali non troverete traccia sugli almanacchi.
Ricordo l’odio per gli amministratori che ci cacciavano e il pallone che finiva regolarmente sui balconi; qualche volta tornava giù bucato, mai, però, dalla meravigliosa signora Rinaldi che disturbavamo spesso (abitava al primo piano) ma che non ci ha mai tradito, regalandoci sempre un sorriso.
Ricordo quando con i compagni della prima media, tutti armati fino ai denti con i manganelli di plastica di Carnevale riempiti di carta bagnata, strisciammo tra l'erba nel Parco degli Acquedotti in attesa di portare il nostro attacco distruttore contro gli orti abusivi che ci rubavano il verde.
E ricordo il nemico peggiore di tutti, le femmine, da combattere strenuamente a suon di cerbottane, grappette e gavettoni per tenerle lontano il più possibile dalle nostre “importantissime”, “pericolosissime” e “segretissime” cose da maschi.
E poi ricordo la trepidazione con la quale aspettavo l’uscita del Re di Darkwood in edicola per scoprire come andavano a finire quelle storie alle quali mi abbandonavo emozionandomi senza pudore, che non si esaurivano in un solo albo, ma duravano a lungo assumendo, in alcuni casi, la dimensione di vere e proprie epopee lunghe quattro o cinque numeri. La piacevole sensazione di essermi affrancato definitivamente dalle “letture per bambini” (TOPOLINO, le favole, etc) che avevo frequentato negli anni precedenti e di entrare nel mondo dei grandi uomini e delle grandi gesta.
Ricordo la ricerca dei numeri perduti e la pazza gioia quando ne trovavo qualcuno in quelle meravigliose e autentiche miniere che erano i negozi di fumetti usati (li chiamavamo “Metà Prezzo”), distanti anni luce dalle asettiche, fredde e spocchiose fumetterie dei nostri giorni.
Ricordo un pomeriggio a letto, con la febbre, il dispiacere per non poter uscire a giocare con gli altri e la felicità di scoprire sul mio comodino ben sette numeri di ZAGOR che non avevo ancora letto.
Ricordo di aver avuto il cuore in gola mentre correvo dalla mamma a prendere i soldi per comprare il numero 1 e il numero 3, trovati incredibilmente in un sol colpo in un’edicola al mare e di essere stato travolto dall’emozione il giorno in cui misi le mani su “Affondate il Destroyer”, misteriosamente sfuggitomi dal giornalaio, con il quale completai la raccolta.
Ricordo il momento in cui, pur continuando a comprarli regolarmente per non interrompere la collezione così faticosamente ultimata, improvvisamente facevo fatica a leggere quei giornaletti, non riuscivo più ad entrare in quelle storie e ad emozionarmi per la sorte di quei personaggi.

Ormai ero diventato “grande”; avevo capito che le ragazze erano un nemico ben peggiore di quello che immaginavo e che certa musica avrebbe potuto ugualmente trasportarmi in mondi lontani. E avevo scoperto un’altra magia: quella della poesia…

IL BISBIGLIATORE


Condividi

     

Commenta

ULTIMI POST