Cerca tra i 5478 podcast,
l'archivio delle nostre trasmisioni dal 2006

GLI IRRIPETIBILI ANNI '60

Di: Marcello Berlich | 13/06/2011
MUSEO FONDAZIONE ROMA, FINO AL 31 LUGLIO Sbaglierò, ma secondo me quando si pubblicizza un certo tipo di mostre si trascura sempre un dettaglio: il divertimento. Non mi vergogno ad affermarlo, ma ad esempio non credo di essermi mai divertito tanto come quando andai a vedere il Centro Pompidou a Parigi, anche se ad esempio certe mostre, come quella su Dada e Surrealisti organizzata nel 2009 sempre qui a Roma hanno avvicinato l'esperienza.
Sinceramente però non capisco perché non si possa definire l'arte come 'divertente': si ha quasi pudore, ad ammettere che certe opere d'arte suscitino una bella risata e il risultato è che magari lo spettatore finisce per avere pudore a farsela, perché magari teme di fare la figura dell'ignorante.
Tanto più che io ho sempre l'intenzione che il riso e il divertimento fossero anche nelle mani e nella mente dell'artista che certe opere crea: insomma, ma parliamoci chiaro, le scatolette con la 'merda d'artista' o con le 'linee infinite' di Manzoni si, chiaramente sono un gesto provocatorio nei confronti del mondo dell'arte, hanno un loro senso, una loro idea, ma mi rifiuto di pensare che lo stesso Manzoni creandole, non si sia fatto una bella risata.
La mostra in corso al Museo della Fondazione Roma (per i meno avvezzi, in via del Corso, poco distante da Piazza Colonna, versante Piazza Venezia) fa parte della categoria.
Lo scopo è quello di mostrare il dialogo artistico tra Roma e Milano, appunto negli anni '60, periodo artisticamente fervidissimo e, appunto, irripetibile, perché in quegli anni le avanguardie 'scoprono' nuovi mezzi espressivi, nuovi materiali, nuovi concetti attorno ai quali far ruotare l'idea di arte, flirtando con la pubblicità, col cinema e dando via alle avvisaglie di quella che diventerà pop-art.
Divisa in quattro sezioni, l'esposizione parte dagli esperimenti 'monocromatici' di artisti come Fontana e Burri, passa appunto attraverso i procedimenti di 'recupero' e 'trasformazione di senso' degli oggetti di tutti i giorni tipici della Pop Art, prosegue affrontando l'evoluzione dell'arte in rapporto allo sviluppo del design da un lato e di quello della 'cultura metropolitana' dall'altro e si conclude con la ricerca effettuata su nuovi materiali e tecniche di produzione artistica.
Interessante, intrigante e stimolante soprattutto per quelli a cui piace lo staccarsi del concetto di 'arte' dai soggetti, i materiali le tecniche che le sono proprie lasciandosi travolgere dai tanti percorsi di sviluppo di una sensibilità artistica che mai come in questi casi è definibile come 'estro'. Si passa così dai 'tagli' di Fontana alle già citate provocazioni manzoniane; vi è spazio per le fantasie 'stellate' di Schifano e per un mucchio di bidoni accatastati di Christo; fino ad opere a movimento meccanico od elettrico che richiedono l'intervento dello stesso spettatore per rivelare le loro potenzialità, per arrivare a Baj e ai Pomodoro.
Un'esposizione intrigante, ma soprattutto e mi sento di ribadirlo, DI-VER-TEN-TE: e non ci si vergogni di affermarlo, una buona volta: e proprio per questo aggiungo che è un'ottima occasione per portare ad una mostra d'arte anche dei bambini: di sicuro, come primo approccio all'arte è meglio un'esposizione come questa, che imporgli le sterminate gallerie di ritratti o di soggetti a sfondo biblico e mitologico di certi musei...

Condividi

     

Commenta

ULTIMI POST