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BUGIE

Di: Franz Andreani | 11/06/2011
Sono dispiaciuto di dover sostituire lo splendido pezzo sui tedesconi rumorosi pubblicato sul nostro blog da quella persone poliedrica e libera che è Stefano Carbutti, con un pezzo che ci ributta in un’altra realtà, tutta piccolo-italiana, in un tempo che pare si sia fermato trent’anni fa, in un epoca nella quale stiamo raccogliendo i frutti nati marci proprio da quanto si è seminato quaranta anni orsono.
C’è un’altra cosa di cui mi debbo dispiacere, e cioè della profonda indignazione che muove il mio scrivere; non si dovrebbe scrivere quando si è indignati, feriti dalle parole, dalla bugia, dal caos, dalla confusione urlata che regna in questo periodo tra radio, televisione e giornali lungo le strade della nostra penisola.
La campagna elettorale referendaria è stata segnata – come del resto la scorsa campagna elettorale – da un coro di bugie, di cose dette ad alta voce che in quanto dette diventano vere. L’immateriale, il falso, la finzione televisiva diventa realtà. Forse da questa mistificazione ci salva un po’ la Rete, ma anche in mezzo ad essa diventa difficile navigare, per colpa di tanta inutile retorica.
Si vota contro il nucleare all’italiana, dopo anni nei quali non si fa più ricerca in Italia sul nucleare, mentre paghiamo un ente che si occupa dello smontaggio delle vecchie centrali, a qualcuno è saltato in testa di investire miliardi di euro, non nelle università o nelle rinnovabili, ma in una tecnologia portata da tecnici stranieri, da industrie straniere, ma questo tutto sommato poco male. La cosa che mi colpisce è che ho sentito commentatori che paragonano il fatto economico allo smaltimento delle scorie radioattive. Oscar Giannino, ieri su Radio 24, dava la sua visione, come fa tutte le mattine, e diceva che i vantaggi del nucleare sono il basso costo di esercizio e l’alta resa. Fin qui bene; tra gli svantaggi annoverava l’alto costo di realizzazione delle centrali e le scorie. Ma scusi dott. Giannino, lei se la sente davvero di paragonare l’aspetto economico fatto di maggiori costi e maggiori ricavi con il problema non risolto e non economicamente risolvibile dello smaltimento dei rifiuti? Uno che ragiona così, che fa opinione perché lo sbandiera contro tutto e tutti, facendosi forza del fatto che la gente lo insulta via sms, è uno che ragiona in termini di profitto, senza alcuno scrupolo perché è convinto che in caso di smaltimento di scorie queste non andranno mai vicino a casa sua, le radiazioni, come anche le centrali o gli incidenti, succedono sempre agli altri. Questa criminale miopia, questa menzogna mascherata da un futuro economico senza fantasia, sempre attenta alla propria partita IVA, perché è l’unico argomento di fondo del dottor Giannino, passa in una radio nazionale autorevole, senza che un direttori sobbalzi dalla sedia e se ne accorga. È il giornalismo italiano, basato sulle chiacchiere, senza verifiche, quello che si fa da dietro una scrivania: si preferisce non vedere le cose che ci danno fastidio. Ho sentito ripetere più volte dal dottor Giannino nella stessa trasmissione, che a Fukushima, non è successo un gran che, non ci sono stati morti, capite? Nessuno è morto. È vero, il GPL alla stazione di Viareggio, due anni fa di questi tempi, ha fatto più vittime immediate, quindi giornalisticamente parlando, secondo questo ragionamento, quella tragedia ricoprirebbe una dimensione diversa rispetto alla contaminazione delle acque marine, oltre che della terra e dell’aria che respiriamo avvenuta dopo il terremoto in Giappone, ma visto che il fatto non è successo qui ed ora, visto che le conseguenze, seppure prevedibili studiate e note accadranno negli anni, possiamo costruire la nostra centrale e portare avanti la nostra battaglia per l’energia. L’importante è che la facciano fuori dai confini di casa, lontano, e le scorie che vadano in africa o meglio a Porto Rico.
Per non parlare dell’acqua, il primo quesito secondo il nostro luminare della stampa libera ed indipendente, non obbliga lo stato a sottoscrivere contratti con i privati, laddove venga verificata un’inefficienza, questione di cavilli secondo me, mentre il referendum mira ad obiettivo più alto e lungimirante perché mira ad affermare un principio. Sbagliato sarebbe illudersi che con il referendum si fanno le leggi, le leggi si scrivono in parlamento. Ma il secondo quesito, quello che consente al privato di stabilire il prezzo in base alle spese sostenute, questo non vuol dire far salire i costi dell’acqua all’utente finale, senza che venga assicurata alcuna garanzia sull’efficienza del servizio? Un ascoltatore contesta e ricorda che i privati a Milano operavano polmoni sani a vecchietti per incassare i soldi dalla ASL, e Giannino giornalista ribatte, con le stesse argomentazioni dei politici, in questa farsa dell’informazione a pappagallo, che lo stato è burocratico ed inefficiente: ma chi è lo stato? Quand’è che l’informazione distinguerà lo stato dal potere, il popolo la gente da chi governa? Non capisce certa stampa che ormai il bombardamento allo stato sta portando ad una confusione di ruoli per cui il cittadino non si sente più parte dello stato e può , anzi deve cavarsela con le proprie forze?
E del conflitto di interessi, qualcuno ne parla? Se qualche giornalista lo fa scrivete che gli mando un elogio pubblico; c’è un silenzio compiacente, perché dovremmo ammettere che siamo, noi lo stato dei cittadini, quello che ha come garanzia la Costituzione, governati da una banda di delinquenti che si è scritta una leggina per dire che la giustizia è uguale per tutti ma per alcuni è più uguale che per altri.
Ieri sera, Benedetta Tobagi, figlia di Walter, giornalista del Corriere ai tempi in cui il giornale di via Solferino era in mano alla P2 di Licio Gelli, Benedetta dicevo, mi ha dato l’impressione che il giornalismo si possa ancora scrivere verificando i documenti e ragionando sui fatti, mettendosi dalla parte delle carte, della memoria e della verità; e questa impressione me la ha data non solo per il lavoro fatto per cercare di conoscere suo padre, ucciso quando lei aveva solo 3 anni. In particolare diceva che tutti devono avere il diritto di parlare, ovviamente, ma il giornalista ha il dovere di raccogliere la testimonianza e vagliare, non deve appiattirsi su quanto gli viene detto. lo scrivo per darmi una speranza, per uscire dalla indignazione che provo ascoltando il caotico e strillato parlare di questi tempi, che non fa altro che confondere ancora di più le acque. Non volevo fare un post elettorale, non volevo dirvi di andare o non andare a votare, volevo dirvi che le bugie, per quanto urlate e accreditate e non vigilate, sono e rimangono sempre bugie.

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