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ASPETTANDO L'11 MAGGIO. Scienza, fantascienza e De Mattei

Di: Gianluca Cicinelli | 25/04/2011
Dall’Italia al Giappone, dal vicepresidente del CNR al governatore di Tokyo, il coro di voci sembra unanime: la catastrofe che si sta consumando in Giappone sarebbe “una punizione divina”. Non si sa nemmeno se il Dio punitore in questione sia lo stesso che accomuna Roberto De Mattei e Shintaro Ishihara (le due persone sopracitate), ma sembrano concordare che terremoti e tragedie siano una punizione per noi umani.
Alla luce, però, delle ultime scoperte in campo scientifico sembra un po’ troppo antropocentrico considerare i movimenti tellurici del nostro pianeta come un chiaro segno di disgusto di un Dio punitore che punisce i suoi adoratori con un bello sterminio di massa.
Ma allora cosa ne pensa la scienza di queste catastrofi?
La scienza considera ovviamente naturali questi fenomeni, cioè non li attribuisce a un Dio, ma data la loro frequenza soprattutto nell’ultima era geologica, che doveva essere presumibilmente “calma”, le domande sono iniziate a fioccare all’interno della comunità scientifica. Ma non solo. Sono tante le speculazioni che girano intorno a queste vicende, come quella dell’H.A.A.R.P. (High Frequency Auroral Active Research Program), la mega-antenna americana costruita in Alaska capace di sparare 3,8 miliardi di watt direttamente nella Ionosfera, la parte più alta e ricca di energia dell’atmosfera. Secondo i dietrologi più incalliti questa antenna sarebbe capace di causare vibrazioni nel terreno, grazie alle microonde, che, indirizzate su una faglia della nostra crosta terrestre, possono indurre forti terremoti, aiutando l’energia cinetica accumulata in secoli dalle placche tettoniche a liberarsi di colpo. Ma la comunità scientifica bolla questa teoria come falsa e tendenziosa e, come sempre, cerca dare una spiegazione “naturale”. Ma cominciamo dall’inizio, o meglio, dal passato.
L’attuale era geologica della Terra è chiamata Quaternario ed ha avuto inizio circa 1,8 milioni di anni fa. Questo periodo, oltre ad essere quello in cui è comparso l’uomo, è suddiviso in altre due ere: Il Pleistocene e l’Olocene. La prima era climaticamente molto instabile ed è caratterizzata dalle quattro glaciazioni che conosciamo. L’Olocene, al contrario del Pleistocene (e da qui la necessità della suddivisione del Quaternario) è un’era climaticamente e geologicamente calma. La Terra, infatti, dopo essersi “assestata” sta passando un periodo di tranquillità in cui temperature e livello del mare sono ottimali e quegli eventi, che dal punto di vista umano sono considerati catastrofi, dovrebbero essere rari. Ma noi sappiamo che non è così. E la tendenza sembra essersi invertita da poco tempo. Proprio questa calma apparente ha fatto sì che l’uomo potesse “civilizzarsi” tranquillamente dando così libero sfogo alla costruzione di strade, palazzi, aree portuali e reattori nucleari.
Ma nonostante il nostro pianeta non voglia infierire su chi lo abita, ci pensiamo noi a generare disastri e da Krakatoa a Chernobyl, facendo un breve volo sul riscaldamento globale, non è difficile capire che nell’ultimo millennio la catastrofe del nostro pianeta siamo noi. E allora gli scienziati pensano a una nuova era: l’Antropocene. L’era in cui la geologia è modellata dall’uomo, l’era in cui la nostra colpa maggiore è quella di immettere quantità assurde di monossido di carbonio nell’atmosfera. Il CO2 fa sì che il calore normalmente riflesso nello spazio dal terreno e dalle nuvole, rimanga intrappolato nell’atmosfera trattenendo, di conseguenza, più energia. E questa energia non tarda a manifestarsi nelle forme peggiori, ovvero sciogliendo il ghiaccio, riscaldando l’acqua e formando le nuvole. Solo il global warming può spiegare la siccità portata dalle correnti calde e gli incendi in Russia, le inondazioni record in Australia, Brasile e Pakistan, gli tsunami di Giappone e Malesia e la violenza degli uragani che sono sempre più frequenti in tutto il mondo.
Ma se anche in Giappone il terremoto è stato un evento naturale, “la meraviglia della tecnologia moderna”, Fukushima, è stata ridotta in un cumulo di macerie e ha riversato nell’aria e nell’acqua quantità abominevoli di prodotti radioattivi tali da causare veri e propri disastri ambientali di cui forse non verremo neanche mai a sapere niente visto l’interesse delle lobby del nucleare a insabbiare tutto. Ma Ishihara forse aveva ragione quando ha parlato di “avidità egoista”. Il consumismo in stile americano, la politica dello spendere, fa si che in America, per ogni dollaro speso, venga immesso nell’atmosfera circa mezzo chilo di monossido di carbonio.
L’aria calda contiene più vapore acqueo di quella fredda e questo fa si che la nostra atmosfera sia più densa del 5% in confronto a qualche decennio fa. Equivale a caricare una pistola con tre colpi anziché uno e poi “giocare” alla roulette russa. Le trasformazioni sono visibili a tutti e da chi abita in montagna a chi ha solo una casa al mare, i “micro cambiamenti” sono reali. Forse non possiamo parlare più di catastrofi naturali. O almeno non naturali al 100%.
A questo stato di cose ci sarà sempre una complicità da parte dell’uomo. Se solo riuscissimo a invertire la tendenza, ogni molecola di monossido di carbonio risparmiata alla nostra atmosfera è energia sottratta al sistema ed è come scaricare la pistola.

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