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SUCKER PUNCH

Di: Marcello Berlich | 06/04/2011
A incuriosire più di tutto il resto in Sucker Punch, era il fatto di vedere per la prima volta Zack Snyder alle prese con qualcosa di completamente 'suo': nelle occasioni precedenti, il regista di Green Bay si era fatto apprezzare per la sua rilettura degli zombie di Romero, e soprattutto per due riusciti adattamenti di altrettanti capolavori del fumetto 'supereroistico',.o a questo contiguo ("300" e "Watchmen"), oltre che per il fim di animazione "Il regno di Ga'Hoole", tratto da una collana di libri per bambini. Del resto lo stesso Snyder, definendo "Sucker Punch" come una sorta di 'Alice nel Paese delle meraviglie con le mitragliatrici', aveva fatto capire che questo avrebbe rappresentato un pò la realizzazione del sogno di ogni cineasta: dare vita al film che si sarebbe sempre voluto fare, mettendoci tutto ciò che si era sempre desiderato mettere in un film. Belle ragazze (in costumi discinti), mitragliatori di dimensioni spropositate, spade, guerrieri usciti dal Medioevo giapponese, draghi, soldati - zombie alimentati a vapore al soldo dei nazisti, robot alieni, esplosioni roboanti, duelli acrobatici ripresi al rallentatore, effetti speciali da vertigine: se c'è una cosa che si può affermare, è che in quanto ad adrenalina "Sucker Punch" non si faccia mancare proprio nulla. La cornice all'interno della quale viene inserito tutto ciò è quella di una classica favola gotica: un patrigno che fa rinchiudere la figlia in un manicomio per potere impadronirsi dell'eredità, la protagonista che, assieme ad alcune compagne di sventura cerca di fuggire... fuga che però non seguiamo nel mondo reale, ma su due diversi piani immaginati / onirici, in un gioco di scatole cinesi che per certi versi ricorda (molto alla lontana, intendiamoci) quanto già visto recentemente in "Inception". La vicenda, che poteva essere ridotta a un semplice pretesto per poter permettere a Snyder di dare libero sfogo alla propria fantasia (grazie al cospicuo budget garantitogli dal successo dei film precedenti), nell'ultima parte del film prende una vistosa accelerazione, con esiti non del tutto prevedibili e un finale agro-dolce, (nel quale la parte amara assume dei connotati 'neri' e anche un filo crudeli nei confronti dello spettatore), finendo a suo modo per contribuire alla riuscita del film. "Sucker Punch" resta tuttavia essenzialmente una scorribanda tra generi, a cavallo tra un videogioco 'sparatutto' e certi 'anime' incentrati su squadre di protagoniste interamente al femminile (sul finale appare addirittura esserci un omaggio esplicito a "Sailor Moon", uno degli esempi di maggior successo del genere), che spesso e volentieri assume quasi la forma di un videoclip, grazie al ruolo preponderante della musica (la colonna sonora è costituita da una serie di cover abbastanza riuscite di brani celebri: tra questi, si ricordano 'Search and destroy' interpretata da Skunk Anansie, 'White rabbitt' riletta da Emiliana Torrini, e 'Army of me' ripresa da Bjork in collaborazione con gli stessi Skunk Annansie'). Il 'giocattolo di Snyder' alla fine funziona, specie se ci si fa prendere dall'autentico delirio del succedersi delle varie scene d'azione: regala un paio d'ore di sano divertimento, soddisfa, almeno in parte, i palati meno grossolani grazie al finale spiazzante. Tutto naturalmente è lasciato alla fantasmagoria delle immagini: il cast di giovani e piacenti 'donzelle' (tra le altre, il nome più noto è quello di Vanessa Hudgens, ex star del disneyano "High School Musical) non si fa certo ricordare per le doti recitative, e senz'altro soddisferà gli appetiti del pubblico maschile più 'ormonale', ma insomma, i corpi sono esposti certo in modo ammiccante, ma senza esagerare e senza volgarità, nulla togliendo all'efficacia del film. Per Snyder dunque, prima prova 'autoriale' superata, in attesa di vederlo all'opera nuovamente in territori supereroistici nel rilancio sul grande schermo di Superman.

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