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SILVIO FOREVER

Di: Marcello Berlich | 30/03/2011
A voler essere cattivi, si potrebbe osservare come Silvio Berlusconi, nonostante i tagli ai fondi per lo spettacolo, stia per certi versi facendo del bene al cinema italiano: l'epopea berlusconiana è infatti già stata diverse volte utilizzata come spunto per il grande schermo, sia in modo diretto ("Il caimano", "Videocracy"), che più 'a latere' (in "Draquila" si parlava della gestione delle crisi ai tempi di Berlusconi, mentre il protagonista di "Qualunquemente" è invece un tipico prototipo di politico berlusconiano).
Peraltro va osservato come molti degli esiti di tali prodotti siano stati il risultato delle polemiche suscitate in occasione della loro uscita, come se i formidabili comunicatori di cui Berlusconi si circonda non sapessero che al giorno d'oggi, non è importante "come se ne parli, purché se ne parli", e dunque non riuscissero in fondo ad evitare che le pubblicità a tali prodotti venga amplificata dai più o meno maldestri tentativi di censurarli.
Premessa un po' prolissa, ma necessaria allorché si parla di "Silvio Forever", nuovo capitolo della saga della filmografia su Berlusconi; l'obbiettivo, peraltro ambizioso, visto che ormai non parlare male di Berlusconi equivale a tesserne le lodi e viceversa, era invece quello di riuscire a costruire una sorta di 'documentario autobiografico', evitando una narrazione dall'esterno, ma lasciando la parola a lui, attraverso le sue dichirarazioni, rese in una serie di filmati di archivio, o (quando ad esempio sulla pellicola scorrono foto e non filmati), lette dalla voce di un imitatore.
Nelle intenzioni Roberto Faenza e Filippo Macelloni, assieme agli sceneggiatori Rizzo & Stella (i giornalisti autori della fortunata serie di saggi di denuncia sulla malapolitica italiana inaugurata da "La Casta") hanno dunque innanzitutto voluto evitare di mettere in scena un nuovo film antiberlusconiano, cercando di limitare anche l'aspetto satirico della faccenda, pur con qualche concessione: la voce di Berlusconi è infatti quella di Neri Marcorè, che pur se non tra i più accesi, fa parte comunque della schiera degli artisti antiberlusconiani militanti, mentre il film è aperto dalle affermazioni della defunta madre del premier sulle virtù, quasi 'virginali' del figlio...
Concessioni che, diciamolo subito, hanno la chiara funzione di rendere questo un film da sala e non un documentario da History Channell. Per il resto certo si ride (perché alla fine anche quella di divertire o di 'far ridere' - in tutti i sensi...- è caratteristica tipica di Berlusconi), a volte di pancia, più spesso amaramente o di indignazione, ma senza che mai si oltrepassi il confine dell'invettiva.
"Silvio Forever" alla fine ci regala quella che forse vorrebbe essere un'autobiografia plausibile e intellettualmente anche discretamente onesta del Berlusconi persona (ma soprattutto 'personaggio'): insomma alla fine viene da pensare che Berlusconi potrebbe essere veramente l'autore di tutto ciò, se per una volta, intendiamoci, permettesse alla riflessione di superare il suo naturale narcisismo. In effetti, alla fine si ha l'impressione che Berlusconi, più che un politico, non sia altro che un bravissimo personaggio di spettacolo, capace di 'vendersi' come nessun altro, e che per questo trova i propri antagonisti naturali non tanto nei suoi rivali politici, quanto nei comici che di volta in volta lo prendono di mira.
Un documentario tutto sommato onesto, di fronte al quale si riflette e che al fondo nasconde il pensiero (a differenza di quanto sosteneva Moretti nel "Caimano") Berlusconi non ha tanto cambiato gli italiani, quanto ne ha incarnato certi aspetti peculiari, in forza di questo riuscendone a intercettarne il 'gusto' a fini commerciali prima e di puro potere politico e personale poi.
Come diceva Gaber insomma: "non mi fa paura Berlusconi in sè, quanto il Berlusconi in me".
Per il resto, ripercorrendo le vicende di Berlusconi il film riassume anche gli ultimi decenni di politica italiana (implicitamente affermando che se quello di Berlusconi è un 'eterno ritorno', ciò è in gran parte 'merito' della mancanza di un'alternativa credibile) tanto da - e questo è il suo unico, vero e pesante limite - finire spesso per fare l'effetto di un enorme 'Blob'... e allora viene spontaneo domandarsi quanto diverso (e migliore?) sarebbe stato l'effetto di tutto questo se a metterci le mani fossero stati Ghezzi, Giusti & Co...

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