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STEFANO BENNI - PANE E TEMPESTA

Di: Marcello Berlich | 23/03/2011
Quasi in contemporanea con l'uscita dell'ultimo libro di Stefano Benni, "Le beatrici", la Feltrinelli ha pubblicato in edizione economica il suo precedente, "Pane e tempesta". Il sentiero percorso è uno di quelli tipici della narrativa dello scrittore bolognese: ci troviamo infatti di fronte a una classica 'favola ecologica': la piccola comunità del pre-appennino che vede improvvisamente minacciata l'integrità del proprio piccolo Paese e del territtorio circostante dalla classica speculazione edilizia che vuole erigere il tipico complesso residenziale ad uso e consumo degli abitanti della città; il gruppo di coloriti personaggi che unisce le forze per contrastare l'avanzata del progresso, ma anche per contro, il cedimento di alcuni alle lusinghe della 'modernità'. In realtà poi la storia si riduce ad essere l'esile filo che collega quella che a tutti gli effetti è una serie di racconti brevi, protagonisti i classici personaggi strambi e variegati cui Benni ci ha abituato, utilizzati per mettere alla berlina - tra ironia e sarcasmo - le 'nevrosi e le manie' della quotidianità: dai rapporti sentimentali ai tempi di Internet all'invasività straripante della cronaca nera sui media, passando per la moda della cucina e degli chef 'gastrostar'. Nulla di nuovo sotto il sole, viene da dire, anche guardando al resto della produzione di Stefano Benni, anzi: leggendo le pagine di "Pane e tempesta" si avvere un fastidioso, e - per i suoi aficionados , deludente -senso di 'non aver più così tanto da dire'. La fantasmagoria di certi titoli di punta dello scrittore (da "Terra!" a "Baol" a "Comici spaventati guerrieri") comincia ormai a sembrare distante: sia chiaro, Benni è come uno di quegli artigiani che ormai potrebbero fare il loro mestiere ad occhi chiusi: la sua capacità di creare personaggi tragicomici è indiscutibile, così come quella di maneggiare la materia del 'racconto breve': ma proprio perché ormai tutto questo è ormai un dato acquisito, da lui ci si attenderebbe qualcosa in più. "Pane e tempesta" finisce invece per essere l'ennesimo, ritrito (e a questo punto anche un pò irritante) attacco alla modernità, a un progresso dal quale nulla di buono sembra venire, il cui unico risultato sembra quello di abbattere boschi e sconvolgere la vita di certi borghi tradizionali. L'unico strumento 'moderno' a salvarsi finisce per essere il pù 'antico', ossia la radio. Benni appare insomma essere molto simile a quelle persone di una certa età che non capendo il progresso e la tecnologia, la attaccano senza se e senza ma. Certo, che il progresso non sia tutto rose e fiori lo sappiamo tutti, ma bollarlo sistematicamente come negativo e senza possibilità di scampo appare un filo esagerato. Il libro finisce così per essere certo godibile, strappa anche qualche risata e a tratti commuove: ma tutto questo è ormai il minimo che ci si aspetta sfogliando un'operadi Benni. Ciò che invece lascia insoddisfatti è il mancato spiccare il volo, il restare ancorati al 'reale' e al 'contemporaneo', la mancanza di quelle autentiche 'evasioni fantastiche' che in tante altre occasioni ne hanno caratterizzato, fissandoli nella memoria, storie e personaggi. "Pane e tempesta" si lascia così sfogliare e purtroppo rapidamente dimenticare, nell'attesa che il suo autore riesca a tornare a volare alto.

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