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L'INDIGNATO A MEZZO STAMPA. LA CASTA DEI LETTORI DANNOSI

Di: Gianluca Cicinelli | 10/01/2011
Chi sa davvero cos'è e come funziona una testata giornalistica e perchè non si permetterebbe di dare dell'incapace a un chirurgo prima che abbia ucciso qualcuno, mentre lo fa senza remore con i giornalisti? La realtà è che anche i lettori vivono in questo paese e non sono migliori nè dei politici che eleggono, opposizione compresa, nè dei giornalisti che leggono. Prendo spunto da una polemica che ha riguardato anche le pagine di questo blog, ma che in realtà è il problema dei problemi dell'informazione italiana: il ruolo del giornalista e la sua autonomia.
Aspetto già fiducioso le critiche sulla difesa della casta: scordatevelo, se c'è chi sa bene che i giornalisti sono una vil razza dannata è proprio chi lo fa per mestiere. Un po' come quei ristoranti nelle cui cucine è meglio non mettere piede se ci si vuole tornare a mangiare. Il meccanismo è marcio ma per motivi completamente diversi da quelli ritenuti veri dagli "indignati a mezzo stampa" che semplificano scioccamente quello che è un vero meccanismo industriale in cui la notizia è merce e gli editori provano a "marchionnizzare" il giornalista così come la Fiat fa con gli operai. Qualcuno forse ricorderà la 126 Fsm, una delle macchine più bisognose di meccanico (in realtà di un mago) della storia industriale contemporanea. Quella vettura veniva prodotta nella Polonia comunista ai tempi di Solidarnosc, quindi la causa del suo malfunzionamento era duplice: scarsa formazione professionale degli operai, motivo anche della loro scarsa retribuzione e convenienza per la Fiat, periodo storico costellato di lunghi scioperi che hanno compromesso la qualità della catena di montaggio (scioperi più che giusti, ma provate a spiegarlo a chi ha comprato quella macchina!). Allora rassegnatevi: anche se il giornalismo si picca di essere una professione intellettuale risponde alle stesse leggi del mercato che governano il mondo.
Se proprio vogliamo parlare di cose concrete vediamo gli stipendi: togliendo le grandi testate come Rai, Mediaset, Corriere, Repubblica e poche altre sapete qual è lo stipendio per chi lavora nella piccola emittenza radiotelevisiva e nei piccoli giornali, cioè il grosso della truppa?: mille e cinquanta euro. Stipendio che sale a circa mille e trecento euro per i piccoli periodici e quotidiani della carta stampata. Sapete quanto può essere pagato legalmente, cioè con l'accordo del sindacato giornalisti, l'articolo di un free lance? Cinque euro lordi, no, non è un errore di stampa, proprio il prezzo di un pacchetto di sigarette. Sapete dopo quanto tempo riscuotono il dovuto i free lance, che ormai costituiscono non più l'esercito di riserva ma il cuore del sistema informativo? Tra i sei mesi e un anno, il tempo in cui spesso le testate che ti devono i soldi falliscono, e quindi alla fine preferisci accettare transazioni che riducono della metà i crediti dovuti piuttosto che perdere tutto dopo anni di cause in cui l'avvocato non ti fa credito. C'è poi un'altra informazione importante che dovete conoscere e riguarda internet. I giornali online delle stesse grandi testate, Repubblica e Corriere su tutti, applicano ai curatori delle edizioni online dei loro contenuti il contratto dei metalmeccanici e non quello giornalistico. Quindi fate bene a protestare quando di domenica leggendo un articolo di politica vi accorgete che è esattamente uguale sia su repubblica.it che su corriere.it, perchè entrambi mettono online lo stesso pezzo dell'Ansa con pochi ritocchi, ma dovete prendervela con l'editore non con il giornalista che è l'ultimo anello della catena di montaggio.
Per contestare a un chirurgo di aver sbagliato l'operazione occorrono dei perìti, specializzati in posizioni inerenti la professione del medico, che analizzano passo dopo passo la diagnosi di partenza, l'intervento effettuato, le complicazioni insorte e così via. La casta dei "lettori indignati" si ritiene invece in diritto di puntare l'indice, facendo venire voglia al giornalista di rispondere puntando il medio, contro qualsiasi notizia che non soddisfi la sua voglia di sangue, il desiderio di veder finire in prigione quanti più avversari politici possibile, la pretesa che l'unico giornalismo ritenuto dignitoso sia solo quello dove la denuncia politica precede di poche ore quella penale. Beninteso, questa voglia di sangue, questa passione insana per riempire di gente le patrie galere, non trova la sua radice culturale nel giacobinismo politico, ma in quella sottomissione alla cultura del potere che spingeva le nostre mamme a pensare che se arrestano qualcuno è perchè qualcosa di male avrà pur fatto. Insomma, il professionista della lettura indignata sta alla realtà dell'informazione come il programma televisivo Voyager sta alla scienza.

A me, ad esempio, non piace per niente Il Fatto. Questo significa che sia un cattivo giornale? Ma proprio per niente, è un ottimo giornale, anzi uno dei pochi che parte dalle notizie per disegnare un quadro sociale, solo che non ci trovo quello che mi piace trovare in un giornale. La visione del mondo editoriale proposto dal Fatto, cioè l'insieme e non i singoli articoli, mi dà fastidio perchè ritiene che i privilegi si combattano applicando o inasprendo le punizioni anzichè con un sistema sociale di uguaglianza. Per questo mi definisco di sinistra e non ritengo tale, nemmeno lui che è onesto si ritiene tale, il bravissimo Marco Travaglio. Eppure "voi" lettori lo avete trasformato in un'icona di sinistra. Ripeto però che Il Fatto parte dai fatti, i suoi giornalisti sono tra i pochi che non fanno una testata facendo copia e incolla dei lanci d'agenzia, si vanno a cercare le notizie, i testimoni, incrociano dati. Questa è l'unica garanzia per il lettore che non può che riconoscerne il valore giornalistico. Perchè il Fatto è scritto da professionisti e non da bloggers che lavorano solo da casa, perchè l'intero progetto editoriale si regge sulla diversità dalle altre testate, soprattutto perchè i giornalisti fanno parte della proprietà del quotidiano, riuscendo in questo modo a "dribblare" la catena industriale dell'informazione che rende tutto il panorama editoriale uguale.
Il mediattivista che detesto è invece un invasato che partendo da un problema reale si erge ad esperto di cose che non conosce nemmeno per titolo. Diciamo anche, tanto per farmi qualche amico in più, che questo tipo di mediattivista ripropone nei suoi interventi e commenti lo stesso odio che il potere manifesta da sempre verso la cultura e l'accuratezza: il lettore professionista dell'indignazione è colui che legittima la mancanza di fonti certe privilegiando la verosimiglianza sul vero soltanto in funzione "di sinistra" anzichè di "destra". Il mediattivista che fa danni è colui che postando un articolo senza verificarne la veridicità, ma solo perchè dice cose che lo accontentano, pensa di aver ristabilito la verità omessa dal Tg1 di Minzolini. In realtà commette lo stesso errore e della stessa gravità, che non è solo nella parzialità delle testate, ma nel restare comodamente seduto a casa accettando esclusivamente cio che gli piace e non ciò che è, in base al medesimo pregiudizio ideologico che utilizza Minzolini. Questo lettore, non diverso da quello che ama le campagne disinformative de Il Giornale, va temuto non solo per quello che condanna ma anche per ciò che sottoscrive, perchè è un utente che ritiene superflua la razionalità e l'etica del percorso tramite il quale si arriva ad una corretta informazione. Questo lettore è il figlio naturale del giornalismo anni '50 di partito: l'ha detto il partito quindi è così, solo che ai giorni nostri è lui, l'indignato, a pretendere di essere il partito
Dimenticavo: un pezzo come questo non potrebbe figurare su una testata giornalistica e non solo perchè si rivolge direttamente con il tu al lettore, ma perchè rispecchia semplicemente le mie opinioni, non scritte sotto forma di articolo ma d'intervento su un blog. Che è quella cosa che consente a me e a te, o lettore indignato, se hai un blog pure tu, di avere una platea potenziale simile a quella di chi scrive su un giornale, anche se uno di noi due maneggia meglio la zappa del pc.

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