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DIGITALE TERRESTE: AVANTI (TROPPO) PIANO

Di: Marcello Berlich | 15/12/2010
A oltre un anno di distanza dallo 'switch off' a Roma, e nei giorni in cui il passaggio sta avvenendo al Nord Italia, punto della situazione sullo sviluppo del digitale terrestre. Poche luci, molte ombre: dopo mesi di immobilismo, la Rai ha finalmente lanciato il nuovo canale Rai 5 (ex RaiExtra), dedicato ai programmi di archivio e a nuove produzioni, all'insegna della 'tv di qualità': tra gli alfieri del nuovo canale, Renzo Arbore, Philippe D'Averio e Carlo Massarini. Negli stessi giorni, Mediaset ha risposto anch'essa con un nuovo canale, del quale si parlava da oltre un anno, battezzato 'Extra' (che fantasia...) e interamente basato su materiale di archivio, riproponendo materiale più o meno recente. Inaugurata nei giorni scorsi una rete 'all news', che al momento sembra però limitarsi a ritrasmettere i notiziari, senza trasmissioni 'ad hoc'. Le novità potrebbero fermarsi anche qui, magari accennando alla partenza della televisione di Virgin Radio, che se non altro offre ogni tanto qualche 'perla' musicale. Il resto, poco o nulla: Telecom Italia si è assestata sulle due coppie di gemelli La7 ed MTV (con l'intenzione, pare, di lanciare una programmazione 'on demand') mentre Sky, in attesa di una parola definitiva in sede europea sulla possibilità di accelerare i tempi dello sbarco 'in massa' sul digitale, continua a proseguire con 'Cielo'.
La notizia negativa degli ultimi tempi è la sparizione di BBC World, che sembra non abbia rinnovato la concessione. Il resto, si potrebbe dire, è noia.
L'impressione generale è che il digitale terrestre continui a essere una enorme scatola ancora in gran parte vuota: a Roma si prendono per esempio oltre 400 canali, ma la gran parte di questi deriva dalle vecchie frequenze delle emittenti locali, che non hanno certo le capacità necessaria a creare palinsesti di livello: il risultato, alquanto irritante, è il replicarsi per 3, 4, 5 volte di emittenti che trasmettono ventiquattr'ore su ventiquattro programmi di televendite, cartomanzia e lotto. Alcuni certo provano a variare la proposta, ma la realtà è che gli archivi non hanno granché da offrire, a parte vetusti film in bianco e nero o commedie italiane anni '70.
Di fronte a tutto questo, c'è da pensare che il digitale terrestre si sia mosso troppo, troppo lentamente. Se pensiamo che i primi decoder furono venduti nel 2004, ci ritroviamo a pensare che sei anni dopo ancora l'intero territorio italiano non è coperto, e ciò ha comportato un abissale ritardo nella creazione della tanto millantata 'maggiore varietà di proposta'.
Una situazione della quale, per quanto concerne le proposte a pagamento, si sta avvantaggiando soprattutto il satellite: l'offerta tramite parabola come quantità e qualità continua a non essere nemmeno lontanamente paragonabile a quella del digitale, specie quello a pagamento; non solo, ma le ultime offerte stanno rendendo sempre più conveniente il pagamento dei pacchetti satellitari rispetto a quelli digitali. Anche in questo caso, dopo un avvio promettente Mediaset si è assestata su una gamma di canali tutto sommato limitata, e dalla qualità non sempre eccelsa. Fino a poco tempo fa, Mediaset poteva aspirare a un ruolo di primo piano grazie alla maggiore convenienza economica, ma le ultime offerte di Sky stanno riducendo sempre di più questo vantaggio iniziale.
A ciò va aggiunto il fatto che l'evoluzione tecnologica continua a correre: l'utilizzo del computer di casa come schermo televisivo tramite il quale costruirsi il proprio palinsesto personale attraverso l'accesso ai programmi gratuitamente sui portali di Youtube o a pagamento (per rimanere nell'ambito del 'lecito' e non parlare delle decine di realtà più o meno illegali che propongono il download e lo streaming di film e serie televisive), rende sempre di più il PC e le connessioni mezzi alternativi di fruizione degli audiovisivi, prova ne sia l'esempio di chi, specie nelle fasce di età tra i 20 e i 40 anni tecnologicamente avanzate, ha colto l'occasione dello 'switch off' per abbandonare del tutto il televisore, utilizzandolo solo per guardare i DVD, utilizzando il PC per tutto il resto. Pensiamo tra l'altro a cosa succederebbe se in Italia si raggiungessero le velocità di connessione disponibili già altrove. Nel futuro sempre più prossimo poi, la diffusione e il miglioramento delle connessioni Wi-Fi intensificherà tali fenomeni.
Col senno di poi, il digitale terrestre in Italia paga soprattutto la scelta poco lungimirante del passaggio graduale e a macchia di leopardo che ne ha sostanzialmente impedito un maggiore e più veloce sviluppo. Il risultato è che quindi ci troviamo di fronte a una tecnologia che sta rapidamente invecchiando e che sostanzialmente rischia di non riuscire nemmeno a sviluppare completamente le proprie potenzialità, sorpassata e surclassata rapidamente dalle tecnologie legate alla Rete.

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