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VIENI VIA CON ME: FU VERA GLORIA?

Di: Marcello Berlich | 08/12/2010
Calmatesi le acque, a bocce ferme, il programma di Fazio e Saviano stimola qualche considerazione. Certo, si è trattato di un evento, se non altro perché gli ascolti sono lì a dimostrarlo: come a dire che 9 milioni di persone non possono sbagliare. Ascolti frutto, almeno in parte, delle polemiche montate prima e durante la trasmissione: polemiche che credo siano state in un certo senso 'pilotate': insomma, Masi ha compiuto un capolavoro, dimostrando ai suoi referenti politici di saper fare la 'faccia cattiva', ma allo stesso tempo assolvendo alla sua funzione dirigenziale, montando 'l'hype' sul programma e facendone incrementare l'ascolto.
L'impressione è che più che la 'qualità' intrinseca, a colpire nel segno sia stata la diversità della proposta, il che ci induce a pensare che, dopo tutto, il pubblico televisivo è meno cretino e assuefatto di quanto non pensino alcuni... è un concetto che gli appassionati di musica conoscono bene: il fatto che in radio passi sempre o quasi la stessa pappa, non vuol dire che il pubblico disprezzi per partito preso tutto il resto. In questo senso, "Vieni via con me" ricorda molto il celebre detto sull'orbo che diventa re nel paese de ciechi. Peraltro si è sottolineato ripetutamente come il programma di Fazio e Saviano abbia sistematicamente affondato il "Grande Fratello" dimenticandosi che ormai da tempo per battere il 'padre di tutti i Reality', basta poco: bastano, addirittura, le invedibili fiction di RaiUno, che nel corso di questa stagione avevano già sbaragliato la concorrenza della Marcuzzi e del 'serraglio'. Ancora una volta, quindi, è una questione di proposta.
Sui contenuti, beh, che "Vieni via con me" sia stato un capolavoro memorabile da tramandare ai posteri, è tutto da vedere. Certo, le narrazioni di Saviano sono state efficacissime: efficace, soprattutto, è stato il modo di porsi di chi, non avvezzo allo schermo, aveva lo sguardo costantemente rivolto al pubblico in sala e quasi mai guardava in camera. Quanto a quello che ha detto Saviano, beh, è stato in buona parte un 'riassunto delle puntate precedenti', con l'aggiunta di qualche elemento, l'introduzione di nuovi argomenti, come la 'macchina del fango', a fianco di questioni ampiamente risapute: che la "Casa dello studente" de L'Aquila fosse stata costruita con lo sputo, è fatto emerso fin dalle prime ore successive al terremoto. Certo, probabilmente, molte delle cose che Saviano ha detto sono risultate nuove a buona parte del suo pubblico televisivo, e questo basta ad affermare che l'obbiettivo stia stato centrato.
Ciò che invece, a mio modestissimo parere, non ha funzionato quasi per nulla, è stato tutto il resto: insomma, a scorrere l'elenco degli ospiti, si ha tutta l'impressione di essersi trovati di fronte alla solita 'compagnia di giro' di Fazio e "Di che tempo che fa", dove ogni anno si ripresentano puntualmente gli stessi ospiti.
Eccezion fatta per Maroni (il punto più basso della trasmissione, non per quello che ha detto, ma per il modo in cui si è presentato, come il vicino di casa rompiscatole che ti viene a bussare mentre stai facendo baldoria con gli amici), Bersani (che ha detto tante cose, ma non c'è niente da fare, in video non 'sfonda') e Fini (che invece riesce a bucare lo schermo, ma non a dare sufficiente forza alle sue parole), è sembrato di trovarsi di fronte alle solite facce della 'sinistra' (soprattutto veltroniana) , le stesse che si vedono nelle manifestazioni di Piazza, il pantheon, no, anzi: l'album delle figurine della 'cultura popolare de sinistra': da Paolo Rossi a Dario Fo, passando per Albanese e Guzzanti, da Fossati a De Gregori passando per l'insopportabile Mannoia (quanto m'annoia...) e per Ligabue (che tutto sommato col suo video di "Buona notte all'Italia" ha offerto il momento musicalmente più valido di tutta la trasmissione), fino a Benigni, non c'è stato uno scatto che sia uno che abbia provocato una reazione tale da dire: 'accidenti guarda chi si è presentato'. Tutti, sia detto, hanno dato un contributo onesto e valido, ma alla fine si è trattato di personalità, lo ripeto, che si è puntualmente abituati a vedere da Fazio.
Alla fine, l'unico momento veramente 'unico' è stato il siparietto offerto dai fratelli Servillo alla seconda puntata, raro infatti vederli all'opera insieme; sul fronte politico, la presenza più importante è stata probabilmente quella della Bonino, visto l'ostracismo costantemente imposto ai radicali sulla televisione italiana.
Il comico disabile ha poi esportato in tv il concetto che l'handicap può essere vissuto con autoironia.
A parte queste eccezioni, tutto sembrava però già visto, come una versione "De Luxe" di "Che tempo che fa", con l'aggiunta dell'espediente delle 'liste' (autentica 'furbata' per creare un 'tormentone', che però non mi pare stia proseguendo dopo la fine della trasmissione; del resto Fazio con le 'liste' è fissato più di Nanni Moretti, visto che già i suoi programmi sugli anni '70 e '80 si basavano sul concetto degli 'elenchi di oggetti da ricordare'), e in cui ancora una volta si è distinto l'atteggiamento indigeribile di Fazio, il quale ha portato oltre tutti i limiti il suo atteggiamento di falsa modestia, a nascondere l'arroganza tipica di chi, privo di sostanziali qualità superiori alla media, ha sublimato la propria 'medietà' arrivando dove è arrivato.
Per rispondere all'interrogativo, dunque: 'fu vera gloria', "Vieni via con me"? Si, se vista in 'relativo', paragonandola alla media delle attuali proposte televisive generaliste, appiattite su schemi consunti dai quali, come si è visto, il pubblico fugge prontamente non appena gliene è data la possibilità. Su un piano più generale, invece, il programma è stato ben lontano dall'essere 'il migliore dei programmi possibili', riducendosi in realtà a una riproposta di quanto già visto nelle trasmissioni di Fazio.

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