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Di: Gianni Ciaccio | 26/01/2007

Il 27 Gennaio è il GIORNO DELLA MEMORIA.

Credo che parlare di Shoa sia utile ma difficilissimo. Non riesco ancora a capire razionalmente come possano accadere e come possano essere accadute atrocità così grandi. Massacri sistematici di donne, uomini, bambini su base etnica o religiosa. Follia. O cattiveria inabissata profondamente dentro di noi. Penso a Ebrei, Nomadi, Omosessuali, tutti coloro che menti ripugnanti ritenevano da eliminare. Ma quel che accadde nei Lager uccise anche il senso della vita di chi non vi entrò mai. O lo mutò definitivamente.

 

Si parla di retorica della Memoria. Un giorno non basta. Certo! Ma è almeno un attimo della nostra vita nel quale ricordiamo ciò che è stato, ciò che è. La storia recente insegna che senza cultura del rispetto, del dialogo, della convivenza, è sempre possibile un'implosione ulteriore. Senza una scuola seria che insegni ciò che è accaduto, saremo condannati a ripetere.

 

Il GIORNO DELLA MEMORIA ricorda un peso insopportabile, immagini viste sconvolgenti, storie lette di profonda tristezza. E poi l'impensabile: chi ha vissuto quegli anni.

No. Qualsiasi cosa scriva non è all'altezza di quel dramma.

 

Primo Levi apriva così "Se questo è un uomo"

Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,

Voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo

Che lavora nel fango

Che non conosce pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per un si o per un no.

Considerate se questa è una donna,

Senza capelli e senza nome

Senza più forza di ricordare

Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

I vostri nati torcano il viso da voi.

 

 


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