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GORBACIOF

Di: Marcello Berlich | 20/10/2010
Cassiere presso un carcere, Gorbaciof (lo chiamano così per la voglia sulla fronte) trascorre una vita grigia e solitaria, maneggiando con fin troppa disinvoltura il denaro che gli passa tra le mani e frequentando giri 'poco puliti'. L'incontro e l'amore - ricambiato - con una giovane cameriera cinese sembreranno aprirgli una 'via di fuga', ma produrranno solo il precipitare degli eventi, fino a un finale (prevedibilmente) drammatico. Senza girarci troppo attorno: il maggior pregio e il peggior difetto di questo film hanno nome e cognome: Toni Servillo. In un film affidato più a gesti ed espressioni che non alle parole, Servillo ha l'ennesima occasione per mettere efficacemente in mostra la propria mimica e capacità di immedesimazione; per contro, il film appare reggersi quasi esclusivamente sulle sue spalle: non so quanto il regista, Stefano Incerti, avesse già in mente Servillo mentre scriveva il film; fatto sta che alla fine tutto sembra essergli disegnato addosso, e sorge l'interrogativo: perché un buon film possa essere definito tale, basta una grande interpretazione, o piuttosto non è necessario che il film in quanto tale sia dotato di una 'struttura' in grado di farlo reggere sulle proprie gambe, a prescindere dagli interpreti? In questo secondo caso, purtroppo "Gorbaciof" ha ben poco da offrire: un soggetto consunto, uno sviluppo trito e ritrito e privo di sorprese, una sceneggiatura che (forse anche un pò furbescamente) fa praticamente a meno delle parole; non ci viene manco risparmiato il luogo comune secondo cui il peggio della società si annida tra gli 'stimati professionisti' e trai 'tutori dell'ordine'. Ottima l'interpretazione di Servillo, ottimo il commento sonoro di Teho Teardo, più che discreto il resto del cast - tra cui si segnalano Mi Yang nel ruolo della cameriera cinese e Geppy Gleijeses in quello di un antagonista più che mai viscido; tutto il resto, ampiamente sotto la sufficienza.

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