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GHEDDAFI A COLORI? IL ROSSO DEL SANGUE, IL VERDE DEI SOLDI

Di: Gianluca Cicinelli | 20/09/2010
Le visite ufficiali del leader/dittatore libico in Italia hanno assunto tratti di “colore” che non consentono all’opinione pubblica di comprendere l’effettiva portata dei suoi viaggi. Il colonnello Muhammar Gheddafi ha gestito con grande senso della scena i suoi giorni in Italia.
La prima volta cominciò dalla discesa dall’aereo con attaccata sulla parte destra del torace l’enorme foto che ritraeva Omar Al Muktar, eroe della resistenza libica contro gli italiani. Gesti simbolici un po’ grossolani ma di grande impatto. Senza dimenticare che in ogni caso l’eccidio dei libici compiuto dagli italiani durante il fascismo rimane un crimine senza giustificazione. Il successo delle giornate italiane del leader libico è soprattutto economico.
Grazie alla diplomazia degli anni scorsi dei governi Prodi e D'Alema, proseguita poi da Berlusconi, le relazioni tra Italia e Libia non sono mai state così buone, come ha  sottolineato Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, chiudendo l'incontro tra i rappresentanti degli industriali e Gheddafi. Il colonnello ha tranquillizzato gli imprenditori: «La Libia non favorirà la fornitura di gas e petrolio ad altri paesi a spese dell'Italia». Se il gas è un punto strategico, va  ricordato anche che l'Italia è il primo partner commerciale della Libia con una quota del 41% delle importazioni e del 13% delle esportazioni. Il risultato economico della visita è racchiuso nella decisione di parte libica di creare una zona franca destinata esclusivamente alle imprese italiane operanti in Libia, che potranno così godere per cinque anni dell'esenzione delle tasse sul reddito, avranno sconti sull'energia elettrica e il gas, e potranno utilizzare le infrastrutture locali. In un periodo di crisi, tutto questo è una boccata di ossigeno per l'economia italiana.
A disturbare il manovratore, nemmeno tanto poi, è stata l'opposizione, che ha voluto ricordare che la Libia non ha sottoscritto la Convenzione dei diritti dell'uomo di Ginevra. Anche ai suoi alleati “economici” non sono comunque piaciute le parole forti in cui ha paragonato i bombardamenti americani contro la Libia del 1986 con gli atti terroristici di Al Qaeda. Altre parole sprezzanti il leader libico le ha riservate alla democrazia occidentale e al ruolo dei partiti. Sempre sul piano politico la prima volta è saltato l'incontro tra Gheddafi e la comunità ebraica di Roma, che il colonnello aveva preteso si svolgesse di sabato, giorno di riposo per gli ebrei. Espulsi dalla Libia nel 1967, gli ebrei di origine italiana ricordano di aver lasciato in quel paese case, imprese e crediti. Non hanno però trovato orecchie sensibili nel governo a sostenere la loro causa. Questa è una storia che anche la sinistra ama dimenticare, ma ci sono migliaia di persone che, esattamente come è accaduto ai palestinesi dopo la guerra con Israele del '48, da un giorno all'altro hanno dovuto lasciare casa e oggetti e cominciare un'altra vita. Cittadini italiani rimasti forse di serie B visto che nessuno ha posto questa fastidiosa questione al colonnello.
Il secondo viaggio ha assunto poi contorni ancora più inquietanti. Ma non per le trecento amazzoni: bisogna ripetere che il colore nasconde ben altri interessi. Mentre la Consob indaga sugli investimenti della Libia in Unicredit, la banca guidata da Alessandro Profumo. per verificare se sia stato sforato il tetto del 5% al possesso per ogni azionista, limite deciso durante la privatizzazione dell' ex Credito Italiano nel 1994, la Lybian Investment Authority, giudicato il fondo sovrano di Gheddafi, ha acquistato un altro mezzo punto percentuale di azioni portando la sua partecipazione al 2,59%. Non è l'unico azionista libico in Unicredit: la Banca Centrale Libica ha già un 4,052%. Ora il problema da risolvere è se sono da considerarsi due azionisti separati o considerarli unici con un pacchetto di azioni pari ad un totale del 7,2% delle azioni Unicredit.
A tal proposito la Consob a fine agosto ha inviato una lettera alla Libia, tramite l'ambasciatore a Roma Hafed Gaddur con la quale si chiede se la Banca Centrale Libica e la LIA (oltre che la Lybian Foreign Bank) siano sotto la stessa regìa, e quindi sotto il diretto controllo del leader Muhammar Gheddafi.
Saltiamo il capitolo che meriterebbe il progetto libico di portare sotto l'egida del colonnello il comune sabino di Antrodoco, per mettere su da quelle parti un albergo a quattro stelle, uno stabilimento per l'imbottigliamento dell'acqua e perfino le terme, con il sindaco invitato ufficialmente ai festeggiamenti per il quarantunesimo anniversario della rivoluzione libica. Si, saltiamolo altrimenti la tristezza prende il sopravvento.
Per chiudere usiamo le parole non di un personaggio di sinistra ma di tale Potito Salatto, eurodeputato del partito di Berlusconi: “Nel corso della sua ultima visita in Italia, Gheddafi ha chiesto all’UE un finanziamento di cinque miliardi di euro all’anno per fermare l’immigrazione e – sono parole sue – evitare che l’Europa diventi nera. A questo punto sono curioso di sapere a quanto ammonta la sua richiesta per non spararci addosso, per non mitragliare le nostre imbarcazioni com’è avvenuto ai danni di un motopeschereccio della flotta di Mazara del Vallo. E’ forse questo il ringraziamento per l’accoglienza trionfale, con tutti gli onori, che ha ricevuto da parte del nostro Governo?”. La corte non ha altre domande.

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