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SAKINEH VIVRA' UN PO'! TANTE ALTRE FORCHE PRONTE NEL MONDO

Di: Gianluca Cicinelli | 13/09/2010
Quante persone stanno per morire nel mondo, condannate dai regimi più o meno democratici dei loro paesi? Il boia di Sakineh Mohammadi Ashtiani è andato a prendere un caffè a Teheran, ma torna, certo che torna. Sospesa per il momento la lapidazione della donna iraniana, ma solo per la forte mobilitazione dell'opinione pubblica internazionale, il rischio è che appena i riflettori si spengano sulla vicenda il regime fondamentalista degli ayatollah dia corso alla natura sanguinaria della propria ideologia, uccidendo la donna. Senza dimenticare che in Iran le esecuzioni capitali continuano ad essere numerose e, purtroppo, circondate dal silenzio. Sono numerose almeno come in Cina, ma verso quel regime, divenuto così importante per gli scambi commerciali in tutto il mondo, assistiamo all'oblio delle “democrazie” occidentali, alla rinuncia della richiesta di applicazione dei diritti umani per una manciata di dollari, la moneta di quel paese, gli Stati Uniti, faro ideologico delle democrazie occidentali dove la pena di morte non risulta abolita. Torniamo su Sakineh prima di esaminare le condanne a morte in atto nel mondo, perché in questo caso anche il "reato" a lei imputato merita indignazione.
Sakineh è stata condannata a morte tramite lapidazione per il reato di adulterio. A seguito di tali dichiarazioni, la magistratura iraniana ha negato questa versione, spiegando che la donna è stata condannata per omicidio, e ha respinto l'accusa secondo la quale Ashtiani sarà lapidata. Una campagna internazionale iniziata dai suoi figli ha portato a conoscenza del suo caso fermando l'esecuzione, ma non ha bloccato la sua condanna a morte. La donna, come ha dichiarato il suo avvocato, è stata torturata più volte per costringerla a dichiarare pubblicamente di essere coinvolta nell'omicidio del marito e non solo nell'adulterio. Particolare che rende ancora più coraggiosa la posizione dei figli di Sakineh, promotori della campagna internazionale per fermare il boia. Il segno che la frattura tra l'oscurantismo religioso e la popolazione si accentua sempre di più, fortunatamente, ma ancora poco per modificare la realtà, che colpisce anche gli uomini e non solo le donne.
V., solo l'iniziale del suo nome è stata resa nota, ha subìto la sorte che toccherà a Sakineh, lapidato a morte per adulterio. Aveva trenta anni e lavorava per un ufficio provinciale del ministero del Commercio. Il condannato viveva nella città di Parsabad Moghan, vicino al confine con l'Azerbaigian. Secondo il quotidiano riformista Aftab Yazd, la donna con la quale V. avrebbe avuto la relazione proibita non è stata condannata a morte. Sale così a cinque il numero delle persone giustiziate con queste genere di supplizio negli ultimi due anni in Iran, nonostante il capo della magistratura, ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, avesse ordinato fin dal 2002 una sospensione della lapidazione.
E dopo Delara Darabi, la pittrice impiccata il primo maggio scorso per un omicidio commesso quando aveva 17 anni, altri due giovani condannati per delitti commessi quando erano minorenni sarebbero stati giustiziati mercoledì scorso in Iran.
Amir Khaleghi, 18 anni, riconosciuto colpevole di avere accoltellato a morte un altro ragazzo durante una rissa due anni fa, quando ne aveva quindi 16, e Isharir Pakuli, condannato per un omicidio commesso con le stesse modalità quando aveva 17 anni. Per loro non si è mobilitato nessuno nel mondo, così come per Ebrahim Hamidi, condannato a morte per una presunta aggressione sessuale avvenuta due anni fa nei confronti di un uomo, di cui sappiamo solo grazie all'incessante lavoro di Amnesty International. Il 7 luglio 2010 la presunta vittima della violenza sessuale ha confessato di aver mentito su pressione della famiglia, il tutto registrato dalla polizia. Questo ha fatto si che la Corte Suprema si interessasse al caso respingendo la sentenza di condanna e ordinandone il riesame, ma la Corte Provinciale dell’Azerbaijan orientale sta cerando di velocizzare i tempi per condurre il ragazzo all’impiccagione.
Certo, tranquillizza tutti poter pensare e dire che nel caso iraniano siamo di fronte ad un'enormità della storia, all'oscuro passato della faida che verrà superato dalla storia. Ma il presente si chiama Cina, che non è un paese musulmano e con cui fanno affari laici e religiosi di ogni fede mentre le esecuzioni sono migliaia. Lo afferma il rapporto 2010 di Amnesty International: "La Cina ha continuato a ricorrere a un uso estensivo della pena capitale, anche per reati non violenti. Le condanne a morte continuano a essere comminate al termine di processi iniqui. Le statistiche riguardanti le condanne a morte e le esecuzioni continuano a essere classificate come segreti di stato. Le esecuzioni sono state a migliaia ma il governo non ha fornito le cifre reali". Eppure in quel paese solo nel 2008 si sono svolte le Olimpiadi, senza che un solo governo del democratico occidente eccepisse sulla disumanità della pena capitale in quel paese. Proseguiamo la nostra carrellata dell'orrore, proprio per sottolineare che, per una Sakineh che riesce a trovare spazio sui media occidentali, siamo costretti addirittura a chiederci il motivo di tanta solerzia da parte dei media occidentali, che oscurano invece altre migliaia di esecuzioni in zone del mondo che non saranno mai attaccate militarmente dagli USA. A proposito di questi ultimi, baluardo ed esportatore della democrazia negli altrui paesi, sono state 52 le persone messe a morte durante l'anno, portando a 1188 il numero complessivo dei prigionieri di cui era stata eseguita la pena capitale da quando la Corte suprema degli Stati Uniti aveva revocato una moratoria sulla pena di morte nel 1976 e aveva autorizzato la ripresa delle esecuzioni nel gennaio 1977. Ma i condannati si chiamano John, Rick, Romell, suona più familiare e stupisce meno di Sakineh, tranquillizza le coscienze e anestetizza il cervello.
Potremmo, ahinoi, continuare molto più a lungo, ma concludiamo con l'ultima nazione venuta alla ribalta delle cronache italiane. Vi ricordate quel signore che va in giro con cammelli e hostess nel cuore di Roma, vestito come Totò ambasciatore in Totòtruffa? Beh, Nel paese comandato da Gheddafi la pena di morte continua a essere prevista per una lunga serie di reati, compreso il pacifico esercizio del diritto alla libertà di espressione e di associazione. Secondo le notizie riportate da Amnesty, almeno quattro uomini nel solo 2010 sono stati messi a morte, un nigeriano e tre cittadini egiziani, ma il numero reale delle esecuzioni potrebbe essere più elevato, in quanto le autorità non rivelano particolari.
Ben venga dunque la moratoria per la condanna a morte di Sakineh. Ma per fare in modo che a essere condannata sia la pena di morte siamo costretti a chiederci perchè alcune condanne in determinati paesi vengono additate presso l'opinione pubblica e altre lasciate eseguire senza sprecarci una riga d'inchiostro. Un mistero da cui non sono esenti le catene di solidarietà che si legano ai social network.

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