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Solomon Kane

Di: Marcello Berlich | 02/08/2010
Inghilterra, 1600. Dopo una vita di predazioni, violenze e omicidi, l'avventuriero Solomon Kane si trova faccia a faccia con un demone, il quale lo mette di fronte al fatto di trovarsi sulla strada della dannazione eterna; ridotto a più miti consigli, il nostro si ritirerà a vita contemplativa, ma gli eventi lo costringeranno a riprendere in mano pistole e coltelli, cercando la via della redenzione attraverso la lotta contro le forze del male. Questa in poche parole la trama di "Solomon Kane", versione cinematografica di un personaggio di R. E. Howard, molto più noto per aver ideato Conan Il Barbaro. L'idea di partenza era anche buona: un 'cappa e spada' con elementi fantasy e una certa dose di fanatismo religioso (cristiano). Non potendo dire nulla sulla qualità dell'adattamento (non avendo mai letto i racconti di Howard), mi posso solo soffermare sulla resa cinematografica in sé, purtroppo mediocre sotto quasi tutti i punti di vista. Il regista Michael J. Bassett (del quale non si ricordano prove notabili dietro alla macchina da presa) ha messo insieme una storia fin troppo l'ineare, dall'esito quasi del tutto scontato, e i colpi di scena telefonati: alla quarta testa mozzata e al quinto mostro infilzato già si sbadiglia. L'elemento religioso, che in sè poteva offrire qualche spunto di novità rispetto ai canoni del genere è stato sfruttato male, ricorrendo ad un certo punto alla crocifissione del personaggio, parallelo 'cristologico' esagerato quanto fondamentalmente inutile. Sceneggiatura esangue, nella quale nemmeno le classiche frasi 'ad effetto' riescono ad avere un risalto, recitata da un cast dominato - quasi monopolizzato da un James Purefoy (già visto in "Resident Evil" e nel serial "Roma") monoespressivo, affiancato da comprimari evanescenti; non mancano, come quasi sempre succede in questi casi, l'attore 'consumato' - Pete Postlethwaite - e il 'mostro sacro' - Max Von Sydow - che si limitano a metterci la faccia. Alla fine, si salvano giusto le scenografie naturali delle brughiera, che soprattutto all'inizio del film conferiscono un certo fascino all'ambientazione. Tuttavia, questo non è un documentario... Insomma, da film del genere chiaramente nessuno si aspetta recitazione da Oscar e chissà quali riflessioni filosofiche, tuttavia anche la 'pura evasione' richiede certi standard minimi, che in questo caso vengono sostanzialmente mancati, scadendo in una disarmante mediocrità.

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