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Che fine ha fatto Osama Bin Laden?

Di: Marcello Berlich | 20/07/2010
Qualche anno fa, in "Supersize Me", Morgan Spurlock ci mostrò i nefasti effetti del cibo - spazzatura, provando sulla sua pelle un mese di 'stretta dieta McDonald', arrivando quasi al punto di non ritorno e documentando il tutto in un documentario ironico quanto impressionante. Oggi, con un figlio in arrivo, Spurlock fa i conti con la 'madre di tutte le domande' di un prossimo padre: se sia giusto far nascere un figlio nella società di oggi, e cosa si debba fare per regarlargli un mondo migliore. La risposta che si dà Spurlock, è... il male del mondo è Osama Bin Laden, e quindi visto che eserciti e satelliti non riescono a stanarlo, ognuno deve fare la sua parte... Prendendo le mosse da questo spunto, dopo un incipit ironico a base di vaccini, corsi di lingua e di autodifesa, fino a rendere la ricerca e la battaglia contro Bin Laden, il tema di un vidoeogioco, il viaggio di Spurlock, dall'Africa mediterranea di Egitto e Marocco, al Medio Oriente di Israele, Gaza, Giordania, e Arabia fino ad Afghanistan e Pakistan, si trasforma in una galleria di volti - per lo più sorridenti - e di parole (per lo più di pace), per concludere che a dover essere sconfitti non sono gli uomini, ma le idee, che alla fine i problemi degli esseri umani (mandare avanti una famiglia, dare un futuro migliore ai propri figli) sono gli stessi a tutte le latitudini, che alla fine la stragrande maggioranza delle persone vuole vivere in pace. Dalle strade di Gaza alle scuole arabe, dai mercati pakistani ai campi militari americani in Afghanistan, Spurlock assembla un documentario sotto molti aspetti didattico e in larga parte didascalico, con un finale consolante e consolatorio alla 'volemose bene' (con tanto di scena finale col figlio appena nato). Sinceramente, dall'autore di "Supersize Me" ci si poteva aspettare di più; certo non è facile al giorno d'oggi mettere insieme prodotti del genere, perché poi alla fine ci si deve puntualmente confrontare con l'ingombrante (sotto tutti i punti di vista) ombra di Michael Moore. Sotto questo punto di vista, Spurlock cerca sicuramente di non essere un clone (per quanto a un certo punto faccia capolino una sequenza animata usata per raccontare gli storici disinvolti rapporti degli USA con 'governanti' poco raccomandabili, in puro stile à la Moore, appunto), ma il risultato è tutto sommato poco convincente, manca di stile e personalità, e spesso e volentieri sembra di essere piombati in uno di quei documentari da programmi degli Angela o di Licia Colò dove tutti sono irrimediabilmente buoni. Alla fine i concetti - base sono quelli stra-noti: che è la povertà che conduce dei giovani a seguire Al Qaeda; che in fondo siamo tutti buoni, etc..., etc... Per carità, non che non sia vero, o che non sia necessario ribadirlo ancora una volta; ma sono cose dette tante altre volte, nulla di nuovo ci viene detto, e alla fine anche l'aspetto potenzialmente più interessante (la persona comune che finisce in posti che si vedono, e manco tanto spesso, solo al TG), finisce per perdersi tra troppe facce e troppe parole, fin troppo buone e concilianti, finendo così per restituire una pesante impressione di inutilità.

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