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THE ROAD (ATTENZIONE: SPOILER!!!)

Di: Marcello Berlich | 04/06/2010
Tratto dall'omonimo romanzo di Corman McCarthy, "The Road" ci racconta il viaggio di un padre e di un figlio attraverso un'America sconvolta dalla catastrofe.
Nulla di specifico ci viene spiegato sul cataclisma: solo allusioni e accenni, mentre all'inizio del film incontriamo i due protagonisti a viaggio iniziato, andando verso il sud nella speranza di trovare una situazione diversa e migliore.
Il paesaggio che ci si presenta davanti è, a tutti gli effetti, spettrale: un cielo grigio, che non ci abbandonerà mai per tutto il film, fa da contorno a una tinta ugualmente plumbea, anch'essa mantenuta per tutta la durata della storia, con colori sempre declinati verso un avvilente seppia, unica eccezione il rosso del sangue.
Ugualmente agghiacciante la società nella quale i due si muovono, in cui quasi ogni scrupolo è venuto meno, e la morte di ogni animale e pianta ha portato gli uomini a ricorrere spesso e volentieri al cannibalismo (rispetto al quale, pur non scadendo mai nel 'gore' non ci vengono risparmiate alcune scene raccapriccianti).
In questo scenario si muovono il padre e il figlio, il primo mosso dall'unica scopo di salvare il secondo, il quale si troverà di fronte a scelte e situazioni che lo costringeranno a crescere in fretta. Lungo la strada i due si imbattono in bande di razziatori o sciacalli isolati, comunità cannibali o i gli ultimi impotenti rappresentanti di un'umanità allo sbando (tra i quali si segnala l'apparizione di un Robert Duvall quasi irriconoscibile), fino a un finale in cui, avvenuto l'irreparabile, il figlio vedrà comunque aprirsi (forse) un barlume di speranza.
Non avendo letto il libro, non posso dire nulla sul livello dell'adattamento: visto così, il film sembra essere una sorta di versione iperrealista e a tratti minimale dei tanti film catastrofici che Hollywood ci ha consegnato in decenni: nessuna minaccia contro cui unirsi, nessun 'arrivano i nostri' finale, ma anzi l'apocalisse che si verifica puntualmente facendo venire immediatamente meno ogni parvenza di 'consuetudine sociale', nel segno di un verismo quasi esasperato. La scarna sceneggiatura segue il vagabondare dei protagonisti all'insegna di episodi e dialgohi minimi, probabilmente con lo scopo di riflettere su cosa davvero succederebbe in una situazione del genere: pensando a tutte le macchiette che il cinema ci propone in questi casi, i due protagonisti assumono ancora più forza e spessore. Un Viggo Mortensen dallo sguardo allucinato interpreta con carattere il ruolo del padre, Kodi Smith Mc Phee con meno forza espressiva quello del figlio. Oltre all'apparizione di Duvall, da segnalare quella di Charlize Theron nel ruolo di moglie /madre solo sognata, perché precedentemente suicidatasi per scampare all'orrore.
Un film tutto sommato convincente, e una buona prova per il regista, l'australiano, John Hillcoat che, proveniente dal mondo dei videoclip (ha lavorato tra gli altri con Depeche Mode e Nick Cave: quest'ultimo, assieme a Warren Ellis, cura la colonna sonora, anch'essa minimale e interamente strumentale, del film) ha lasciato a casa montaggi serrati e velocità, mostrandosi a suo agio anche quando c'è da lavorare sulla 'lentezza'.

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