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DRAQUILA

Di: Marcello Berlich | 26/05/2010
Come si può facilmente prevedere, "Draquila" è il classico film per il quale bisogna essere 'predisposti': insomma, se avete un pomeriggio libero, e siete disponibili a farvele girare più di quanto già non vi succeda quotidianamente leggendo i giornali, guardando la televisione, o seguendo i programmi di Santoro o della Gabanelli; se, insomma ci volete mettere su un ulteriore carico di inca**ature, allora questo è il film che fa per voi.
Di "Draquila" se ne è già parlato tanto, fin troppo e spesso e volentieri a sproposito. Atteso dai fan della Guzzanti come una sorta di manifesto definitivo dell'antiberlusconismo, attaccato dai suoi avversari per lo stesso motivo, "Draquila" è alla fine nulla più di un nuovo capitolo della serie, che ormai comincia ad essere abbastanza nutrita, delle 'docufiction' sulll'Italia ai tempi di Berlusconi.
L'ambientazione è nota: Sabina Guzzanti in quel di L'Aquila per dare conto al pubblico di piccole e grandi malefatte del Governo Berlusconi in occasione del terremoto, a dispetto di come sia stato utilizzato come formidabile mezzo di propaganda per risollevare le sorti del Premier.
Si apre con una passeggiata notturna del sindaco Cialente nel silenzio spettrale del centro cittadino, si prosegue con la vicenda dell'unico abitante rimasto in città, che con poche migliaia di euro ha reso nuovamente abitabile la propria casa, per poi proseguire con la lunga disamina di quanto successo nei campi, nei quali la militarizzazione dovuta all'emergenza ha però superato spesso e volentieri i limiti, arrivando (e talvolta superando) quelli delle libertà personali.
Ecco poi una seconda, lunga, parte sul ruolo rivestito dalla Protezione Civile, offrendo la sponda per una digressione (tutto sommato superflua) nella storia dei supposti rapporti tra Berlusconi e la mafia, con tanto di intervista all'ormai immancabile Ciancimino Jr.
Si torna poi a L'Aquila, ad ascoltare le opinioni dei cittadini, in una parte finale che tutto sommato è la più equilibrata del film, tra chi in albergo ci sta bene e chi continua a sentirsi 'ospite', tra chi nelle 'case del Presidente' ci si trova a meraviglia e chi ha qualcosa da dire sul fatto che gli sia stato detto che è preferibile non piantare nemmeno un chiodo nel muro e che comunque a momento debito case, stoviglie e quant' altro dovranno essere restituite integre...
Come in tutti questi casi ci si indigna, ma c'è spazio per la risata 'amara' e quella 'di pancia'.
La Guzzanti confeziona un documentario godibile, che si lascia dicretamente vedere, dal buon ritmo. Per fare un paragone: la bontà del risultato è nettamente superiore a quella dell'inguardabile "Videocracy".
Certo, di parte lo è senz'altro, perché sulla natura 'oppositiva' del prodotto non ci sono dubbi; tuttavia (fermo restando che la Guzzanti non risparmia critiche, molto sarcastiche, all'assenza del PD) bisogna intenderci: perchè certo, l'obbiettivo sarà anche quello di andare contro Berlusconi, ma se per raggiungerlo si raccontano fatti e realtà sfuggite all'occhio delle telecamere e alle prime pagine dei giornali, allora bisogna affermare che questo è molto meno un 'prodotto di propaganda antiberlusconiana' di quanto non sia per la maggior parte il racconto di vicende e situazioni se non del tutto taciute, per lo meno ben poco note.
Alla fine si tratta insomma di un 'prodotto complementare': da una parte i servizi sui successi del Governo a L'Aquila dall'altra "Draquila": si guardino entrambi, e forse ci si potrà fare un'idea abbastanza precisa di cosa è successo nelle zone terremotate in questi mesi.

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