Cerca tra i 5478 podcast,
l'archivio delle nostre trasmisioni dal 2006

Stephen King - "Gli occhi del drago"

Di: Marcello Berlich | 17/05/2010
Uscito nella seconda metà degli anni '80, questo è probabilmente uno dei lavori meno noti di Stephen King, 'sommerso' dalla mole colossale di opere prodotte dallo scrittore del Maine in quel periodo. In quegli anni Stephen King si trova infatti nella sua fase più prolifica - per limitarsi a un paio di titoli, è il periodo in cui escono "It" e "Tommyknockers" - ed è il momento in cui da 'scrittore di successo' King va lentamente trasformandosi in quel 'mostro da best seller', in quel fenomeno globale che, con esiti alterni, dura ancora oggi. Per sgombrare il campo da equivoci, non è che "Gli occhi del drago" debba la sua scarsa fortuna editoriale solo al fatto di essersi trovato a uscire in parallelo con opere ben più 'importanti' nell'ambito della produzione kinghiana: in effetti, preso a sé stante, non è che sia poi nulla di eccezionale, anzi. In realtà la sua importanza sta più nel fatto che questa è la prima vera 'escursione' di King nel cosiddetto 'fantasy', lontana anni luce dalle sue consuete tematiche e ambientazioni: qualcuno lo potrà considerare una sorta di 'abbozzo' di ciò sui cui l'autore si eserciterà, con ben altri risultati, nel 'Ciclo della Torre Nera' (per quanto questo sia solo in parte ascrivibile al genere). Alla fine, più che di un romanzo, si tratta di un racconto di durata extra-large: la trama in sé è abbastanza lineare: un intrigo ordito dal mago di corte di un regno immaginario per far fuori il re, sbatterne in galera il legittimo erede e mettere sul trono un incapace facilmente manipolabile, col solo scopo di gettare il reame nel caos. Naturalmente la vittima del tranello riuscirà a ribaltare la situazione, grazie alla sua intelligenza e a qualche aiuto esterno, fino al finale, in cui non manca il colpo di scena, ampiamente 'telefonato'. A ben vedere poi, nemmeno "Gli occhi del drago" è più di tanto ascrivibile al genere fantasy: nessun combattimento all'ultimo sangue, nessun mostro leggendario (di drago ce n'è solo uno, è non incide in alcun modo sulla storia), nessuna 'cerca'. Certo, a un certo punto si forma una piccola 'compagnia', ma tutto sommato siamo ben lontani da altri esempi del genere. Più che un romanzo fantasy è quasi il tentativo di dare vita a una classica storia medievale, dunque: per King appare trattarsi quasi di un 'divertissement', peraltro con poche pretese: l'autore essersi voluto concentrare su una storia lineare, con pochi personaggi e poche ambientazioni, consapevole probabilmente di non padroneggiare a pieno la materia. Insomma, alla fine va preso per quello che è: una deviazione di percorso rispetto alle consuetudini kinghiane che, per quanto gradevole (come avviene quasi sempre, anche in questo caso King assembla un lavoro dalla fluidissima scorrevolezza), resta comunque un'opera minore, e come tale consigliata a coloro i quali vogliono aver letto tutto, ma proprio tutto, ciò che ha prodotto Stephen King.

Condividi

     

Commenta

ULTIMI POST